Sono tante le persone che si adoperano per la salvaguardia dei diritti degli animali, alcune volte, tuttavia, anche dietro la facciata benevola di queste persone si nascondono verità non di certo rassicuranti.
Uno dei casi più emblematici venuto fuori negli ultimi giorni è quello del Rescue Right di Northwind Kennels, a Bedford, dove un’operazione congiunta tra polizia ed SPCA ha portato all’arresto della titolare del rifugio. Quello che i poliziotti si sono trovati davanti, infatti, non ha lasciato alcun dubbio, scene che nessuno si sarebbe mai immaginato di vedere.
Un rifugio, così come suggerisce anche il nome stesso, dovrebbe essere un luogo in cui gli animali più sfortunati trovano la pace, l’assistenza e le cure necessarie per vivere una vita dignitosa, questo pero non è di certo quello che accadeva al Rescue Right di bedford.
A svelare l’orrore dentro la struttura è stata un’operazione congiunta tra polizia ed SPCA partita a seguito di alcune segnalazioni poi rivelatesi veritiere. Ad essere stati trovati in condizioni gravissime sono stati 5 animali, una mamma di razza Bovaro del Bernate ed i suoi 4 cuccioli.
All’arrivo degli operatori le condizioni degli animali erano talmente critiche che probabilmente questi non sarebbero sopravvissuti nemmeno un altro giorno senza l’intervento. Uno dei cuccioli riusciva a stento a respirare e non mostrava segni di reattività, una volta arrivati in un centro veterinario privato si è poi scoperto che tutta la famigliola stava combattendo contro il cimurro, una malattia che se non curata in tempo lascia spesso poche possibilità di vita.
Purtroppo le chance di salvare i malcapitati sono sembrate da subito poche, per il cucciolo più grave non vi è stato nulla da fare mentre per gli altri si è tentato il tutto per tutto, ma dopo 6 giorni di battaglia i medici hanno deciso di riporre le armi e praticare l’eutanasia e far cessare le sofferenze sia dei cuccioli che della loro mamma.
Una storia che non può che lasciare l’amaro in bocca, soprattutto perché il cimurro è una malattia facilmente evitabile portando avanti il protocollo vaccinale previsto, una cosa che ci si aspetterebbe venga messa in pratica soprattutto nei centri di recupero, ma purtroppo in questo caso non è stato così. Per le gravi negligenze riscontrate è dunque stata posta in arresto la titolare del centro e tutti gli animali sono stati sequestrati per essere aiutati in strutture in grado di fornire garanzie adeguate.
L’accusa è di crudeltà verso gli animali ma la vicenda non finisce qui, la speranza è infatti che queste ulteriori morti non passino inosservate e che possano essere utili per accendere un faro proprio sulle strutture come queste, strutture spesso sovvenzione da enti pubblici e privati e che dovrebbero servire la causa e non il desiderio di arricchirsi a discapito dei poveri animali ospitati da parte di alcuni proprietari delle strutture con pochissimi scrupoli.
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