Parte la campagna per abolire l’uso dei box singoli, per i vitelli negli allevamenti
Proviamo ad immaginare cosa significhi per un cucciolo di pochi mesi essere separato dalla madre. Un cucciolo che fino a quel momento passava le sue giornate al fianco della madre che lo rassicurava, gli insegnava a scoprire il mondo e lo proteggeva dai pericoli.
Immaginiamo per un attimo, il dolore della separazione, il terrore del vitello strappato alla madre che per giorni continua a cercarlo, lamentandosi.
Non si tratta d’immaginare, ma è sufficiente recarsi in qualsiasi allevamento che sia etico o non, per vedere la sofferenza che provoca la sperazione del vitello dalla madre.
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Un orrore al quale vengono sottoposti quotidianamente questi esemplari appartenenti ad una specie da reddito, destinati al settore alimentare.
Tuttavia, èstato dimostrato come il benessere dell’animale, influisca sulla stessa qualità del prodotto, se così si vuole chiamare un essere vivente.
La dignità dell’animale è tutelata da diverse normative ma non abbastanza. Per anni le associazioni e le organizzazioni di tutela degli animali si sono battute per i diritti degli animali, riportando numerose vittorie, per concedere a questi animali, una vita seppur breve che sia, dignitosa. Così è stato nell’accendere i riflettori su diversi allevamenti a batteria, arrivando a sensibilizzare l’opinione pubblica e di conseguenza le istituzioni sulla necessità degli allevamenti a terra di galline.
Oltre ai maltrattamenti continui negli altri allevamenti o nei macelli che violano le normative, come il taglio della coda o dei denti nei giovani maiali, anche il sistema stesso della catena degli allevamenti necessita cambiamenti,
L’organizzazione internazionale Animal Equality accende i riflettori sul destuino dei vitelli che dopo la separazione dalla madre, vengono allevati in box singoli.
La denuncia arriva da CIWF che ha effettuato un‘inchiesta negli allevamenti italiani, mostrando come questi recinti limitino la possibilità di movimento e di socializzazione dei vitelli, condizionandone negativamente il soddisfacimento delle necessità etologiche.
In un comunicato Animal Equality rende noto che è stata lanciata un’iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age, sostenuta da 140 associazioni europee di cui 19 italiane, che chiede la fine dell’uso dei box singoli per i vitelli, oltre che di tutte le gabbie negli allevamenti.
CIWF ha girato immagini di vitelli provenienti dal circuito delle eccellenze italiane.
Nel comunicato, Animal Eqaulity spiega che le “immagini, riprese nel 2017, mostrano come i box singoli in cui i vitelli sono costretti a trascorrere le prime 8 settimane di vita non consentano libertà di movimento agli animali, inoltre impedendo loro la socializzazione, fattore fondamentale per il soddisfacimento delle loro necessità etologiche, non solo nelle prime settimane di vita, ma anche successivamente. I vitelli sono infatti naturalmente portati a vivere in gruppo”.
Inoltre, prosegue l’organizzazione animalista, tra “le patologie che più spesso colpiscono i vitelli sono diarrea e malattie respiratorie. Patologie che con la corretta gestione degli animali, un buon alloggiamento e una corretta ventilazione, sono meno frequenti quando i vitelli vengono allevati in gruppo, piuttosto che in box singoli. Inoltre, quando i vitelli sono allevati in gruppo, hanno più spazio per le loro attività, sviluppano la capacità di stare con i propri simili esprimendo i loro naturali comportamenti sociali; quando i vitelli sono allevati al pascolo le loro condizioni migliorano ulteriormente”.
Una situazione sconcertante tanto che se si considera che in Italia ogni anno nascono quasi 1,8 milioni di vitelli a (ISMEA),mentre circa 340.000 sono invece importati ogni anno (ISTAT).
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La foto galleria diffusa da Animal Equality
L’Iniziativa dei Cittadini Europei “End the Cage Age” chiede la fine dell’uso di tutte le gabbie negli allevamenti degli animali allevati a scopo alimentare: più di 300 milioni di animali fra conigli, galline, oche, scrofe e quaglie. L’iniziativa è sostenuta da 140 associazioni europee in 24 paesi, 19 associazioni sono italiane.
L’obiettivo è raccogliere un milione di firme entro l’11 settembre 2019 per far sì che la Commissione si esprima riguardo alla richiesta della petizione.
La petizione è già stata firmata dal Ministro della Salute Giulia Grillo in occasione del lancio nazionale lo scorso 16 ottobre presso la Camera dei Deputati. Le firme raccolte in UE sono già 180.000. In Italia, per firmare, è necessario inserire alcuni dati personali e quelli di un valido documento d’identità. Questi dati saranno gestiti nel rispetto della privacy in una banca dati protetta ospitata dal Data Centre della Commissione europea.
Coalizione italiana di 19 associazioni: Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Il Fatto Alimentare, LAC – Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, Jane Goodall Institute Italia,OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus
Firma la petizione: Basta gabbie negli allevamenti
C.D.
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