Milioni di animali rischiano di morire di fame in Somalia: lo denuncia l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), che ha deciso di sostenere una difficilissima campagna, che prevede che vengano protetti i mezzi di sostentamento di centinaia di migliaia di famiglie, che dipendono dalle loro carni e dal loro latte per sopravvivere.
Al momento, in tre mesi, sono stati tenuti sotto osservazione e trattati dodici milioni di animali, ma si punta in poco tempo a raggiungere l’obiettivo dei 22milioni, “portando così beneficio di oltre 3 milioni di persone”. Spiega Richard Trenchard, rappresentante della FAO in Somalia: “Salvare gli animali evita la perdita di vite umane e di mezzi di sussistenza. Quando gli animali sono indeboliti dalla siccità, smettono di produrre latte o muoiono, il che significa che intere comunità di agricoltori o pastori finiscono per non vaere l’essenziale per sopravvivere”.
Quindi aggiunge: “Quello che si sente raccontare più spesso dalla gente che finisce nei campi profughi è che hanno perso i loro animali e quindi tutto è crollato per loro. Non riescono a vedere altro se non una ripida e lunga salita per tornare ad avere una vita normale, povera, ma decorosa. Per questo la FAO ha aumentato la risposta tentando di raggiungere le famiglie prima che la carestia arrivi e si diffonda”.
I dati sono davvero allarmanti: circa 3.2 milioni di persone in Somalia soffrono la fame, la maggior parte di questi vive in aree rurali e il bestiame rappresenta la loro principale fonte di cibo e di reddito. Per far fronte a questa emergenza e curare gli animali, la FAO ha messo a disposizione in Somalia 150 squadre di veterinari professionisti, che riescono a prendersi cura di 270mila esemplari al giorno.
Numeri che però a volte potrebbero non bastare poiché il bestiame risulta comunque indebolito dalla mancanza di mangimi e di acqua, quindi altamente soggetto a malattie e parassiti. Ciò lo rende infine troppo debole per resistere alla vaccinazione. Da qui nasce anche un programma di risposta integrato per migliorare le condizioni degli animali: una cura “soft” a base di prodotti multivitaminici, farmaci che eliminano parassiti interni ed esterni e comuni trattamenti per combattere le infezioni respiratorie.
Questa cura, definita semplice e conveniente, sta rafforzando la capacità di resistenza degli animali, quotidianamente assistiti appunto dai veterinari, mantenendo viva la loro capacità produttiva. Per sostenere la difesa del bestiame in Somalia arrivano finanziamenti dal Dipartimento per lo sviluppo internazionale del Regno Unito (DFID), a cui vanno aggiunti gli importanti contributi del Dipartimento canadese degli affari esteri, del commercio e dello sviluppo (DFATD) e del Fondo centrale di risposta urgente delle Nazioni Unite (CERF).