Aiuta gattino randagio e lo regala a nipote di una paziente, licenziata

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By Antonio Papa

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Licenziata per aver fatto del bene ad un gattino bisognoso. E’ l’incredibile storia capitata a Patrizia Antonino, una operatrice socio-sanitaria che qualche settimana fa si era vista recapitare una lettera di sospensione al rientro dalle ferie con poi il documento che ne attestava il licenziamento da una struttura di Giovinazzo, in provincia di Bari, specializzata nella cura ai malati di morbo di Alzheimer. La donna parla di quanto avvenuto e mostra ancora stupore per quanto le è capitato: “Ho fatto un gesto caritatevole e di buon cuore e per questo motivo ho perso il lavoro, è assolutamente ingiusto”. Patrizia aveva trovato un gattino randagio nei pressi del suo posto di lavoro a metà maggio, e vedendo che aveva bisogno di aiuto aveva deciso di portarlo con se per impedire spiacevoli episodi all’animaletto, come una possibile aggressione o il rischio di essere investito.

Ma altri dipendenti della struttura le avrebbero chiesto di riportare fuori l’animaletto, cosa riportata anche all’interno della lettera di licenziamento, nella quale è riportato: “Alla Antonito era stato riferito espressamente di non poter in alcun modo condividere tale improvvida iniziativa, che quindi le vietava espressamente, in quanto erano sconosciute sia la provenienza che le condizioni di salute del gatto”. La donna avrebbe portato il gattino anche nel pulmino addetto al trasporto degli anziani pazienti, per poi essere donato dalla stessa ad una nipote di una persona in cura. Tutte cose che ai vertici dirigenziali non sono piaciuti. “visto il potenziale pericolo cagionato alla paziente, la grave violazione delle disposizioni già impartite e il rilevante danno all’immagine provocato dalla società”. Ma Patrizia spiega di aver agito così sempre per garantire massima protezione al gattino: “Ero io a condurre il mezzo e non è finito schiacciato solo grazie ad una brusca frenata.

L’animaletto era subito piaciuto ai pazienti, i quali desideravano tenerlo con loro. Conoscendo alcune procedure ho detto che non era possibile, ma poi ho dato il micetto ad una nipote maggiorenne di una di loro affetta da Alzheimer. Ma all’indomani sono stata richiamata per il gesto e poi licenziata”. Ma chi ha preso questa decisione resta sulle sue ribadendo che non è possibile portare all’interno di una struttura simile animali non vaccinati, perché si potrebbero verificare eventuali rischi per i pazienti. Ed allo stesso modo non si può portare un veicolo che trasporta i pazienti tenendo a bordo un animale senza le dovute precauzioni, con il rischio di fare un incidente.

I responsabili del centro dicono anche: “Non siamo contro i gatti e gli animali in genere, riconosciamo anzi l’importanza della Pet Therapy, che viene messa in atto anche da noi con cani e gatti rigorosamente vaccinati e che vivono lì. Ma su quanto accaduto non possiamo soprassedere, non è possibile accettare randagi dei quali si ignora lo stato di salute”. La vicenda continuerà negli uffici giudiziari, con Patrizia che chiede di essere riassunta perché ritiene di essere stata licenziata senza giusta causa.

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