Le alte temperature che spesso è possibile avvertire anche durante la notte stanno favorendo il proliferare di alcuni funghi tossigeni. Questi appartengono per lo più al genere Aspergillus e si diffondono anche grazie a siccità ed alta umidità. Parliamo nella fattispecie delle aflatossine, che colpiscono in particolar modo le coltivazioni di mais. Un problema diventato ormai annoso e che in Italia si manifesta dal 2011 senza interruzioni. E tale costanza è una triste riprova di come le condizioni climatiche stiano cambiando in peggio. Resta difficile arginare gli effetti portati dal superamento dei 39° nella colonnina di mercurio.
Quest’estate siamo rimasti praticamente oltre i 40°, con tutti i nefasti effetti del caso. Oltre al presentarsi delle aflatossine si sono registrati casi gravi di emergenza idrica. Siccità, mancanza di acqua ed a questo punto anche gli incendi, di origine dolosa e non, hanno messo a dura prova allevamenti e coltivazioni. Il professor Paolo Guardiani, specialista del suo settore, agronomo e nutrizionista di ‘Terrepadane’, suggerisce una possibile soluzione a questo problema che sta colpendo da tempo diverse parti della Pianura Padana. “Strumenti per limitare questa piaga ce ne sono, in particolare l’utilizzo dell’Aspergillus Falvus.
Si tratta di un principio attivo del formato AFX1 2016 adattato in questo caso dal professor Battilani ed i suoi collaboratori dell’Università Cattolica di Piacenza. Il tutto con la supervisione di Consorzi Agrari d’Italia e Pioneer. “E’ un agente di biocontrollo già esistente in natura e che si basa sul ceppo atossigeno MUCL54911 di A.flavus. Questo può essere impiegato sulla granella di mais ed alla coltura, limitando la presenza di aflotossine per ben il 90% in diversi casi”.
Ovviamente il rischio da scongiurare è che mais contaminato possa arrivare sulle nostre tavole. E nel mangime destinato agli animali. Ma da questo punto di vista l’Italia può vantare il migliore e più efficace sistema di controllo al mondo. Sempre in tema di innovazioni, è sorta in Irlanda una tecnica del tutto nuova. In questo caso si fa riferimento ad una modalità mai vista prima di nutrire le mucche, dando loro in pasto delle alghe marine. Da un progetto partito da Australia e Canada. E sembra che gli effetti siano positivi.
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