Abruzzo, indagato un uomo, titolare della struttura, per maltrattamento di animali nel canile che ospita 131 cuccioli
Con i controlli che si intensificano a causa degli innumerevoli abbandoni che si verificano d’estate, vengono a galla non solo tristi storie di esseri senza cuore che lasciano i propri cuccioli, ma anche di barbarie verso i nostri amici a quattro zampe nei posti dove dovrebbero essere al sicuro.
All’indecenza, all’orrore e alla cattiveria a quanto pare non c’è mai fine. I canili, luoghi dove i cuccioli dovrebbero essere curati, coccolati e rispettati fino al momento delle tanto attese adozioni, purtroppo diventano scenario di distruzione della decenza.
Molti i fatti che raccontano di sequestri per casi di maltrattamento, e uno degli ultimi riguarda una struttura in Abruzzo, dove il titolare è indagato per maltrattamento ed è stato tutto posto sotto sequestro.
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L’inchiesta ha avuto origine, circa un’anno fa, quando la morte di un Pitbull ha destato non pochi sospetti da parte degli addetti alla Vigilanza del WWF, facendo venire allo scoperto la situazione nella quale versa il canile. La totale mancanza di assistenza veterinaria, nessuna registrazione dei cani in entrata o di quelli in uscita, nessun orario di apertura della struttura, e condizioni deplorevoli nelle quali erano tenuti gli animali hanno fatto si che si mobilitasse l’intervento dei Carabinieri.
L’indagine ha così portato i militari del Nucleo Carabinieri Cites di Pescara ha porre i sigilli allo stabile. Il titolare, 70enne di Cepagatti, non aveva nessuna cura dei suoi ospiti. Nessuna attenzione alle norme igienico-sanitarie, spazi adeguati e cura dei 131 cani che erano presenti nel canile quando è avvenuto il sequestro.
Al momento la struttura è stata messa nelle mani di un veterinario volontario dell’Associazione che già collaborava con il canile, la Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Leidaa.
Si porteranno avanti alcune verifiche come l’identificazione di tutti gli ospiti della struttura attraverso, come previsto dalla legge, la presenza dei microchip sugli animali, e ovviamente le condizioni nelle quali vivevano.
L’uomo proprietario del canile, rischierà una multa da 5000 ai 30000 Euro o dai 3 ai 18 mesi di reclusione e, nel caso si scoprisse qualche aggravante peggiorerebbe di pari passo anche la sua situazione.
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F.D.M
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