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Abbattimento orso: Ministro dell’ambiente contro la provincia di Trento

Il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti firma ordinanza abbattimento orso bruno. E’ polemica. Interviene il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Da diversi anni, il destino degli orsi bruni nel Trentino è continuamente nel mirino delle istituzioni, al centro di aspri confronti tra animalisti e politici. Una specie protetta, a rischio estinzione, per la quale sono stati avviati diversi progetti di reinserimento e di conservazione. La convivenza con la specie in alcune province è però diventata una questione di sopravvivenza per gli orsi, vittime di escursionisti curiosi, cacciatori di funghi che si avventurano nei territori degli orsi.

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Orso una specie protetta

Specie protetta sia dalla Convenzione di Berna, ratificata dall’Italia con la Legge n.503/81, come “fauna rigorosamente protetta” che dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (Normativa CITES) che dalla Direttiva Europea Habitat, 92/43/CEE per cui la stessa la Legge italiana, dell’11 febbraio 1992 n.157 inserisce l’Orso bruno tra le specie particolarmente protette.

L’orso bruno, come specificato dal Ministero dell’Ambiente, è integrato in un programma di reintroduzione, operato in alcune aree tra il 1999 e il 2002. Per cui si stimano nelle Alpi centrali, una popolazione di cui si stimano circa 50 esemplari, un numero in crescita e una decina di esemplari sulle Alpi orientali con orsi provenienti dalla popolazione dinarico-balcanica per naturale dispersione. Per la tutela della specie vi sono diversi piani di conservazione, promossi in collaborazione con gli enti e le istituzioni territoriali di competenza. Allo stato attuale vi sono due piani di azioni: il primo denominato PACOBACE, è un piano d’azione interregionale per la conservazione riguarda l’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali mentre il secondo, denominato PATOM, mira alla tutela dell’Orso marsicano.

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Ordinanza per uccidere orso bruno Monte Peller

Negli ultimi anni, grazie al successo dei piani di azione, la popolazione degli orsi è in crescita e di conseguenza, la convivenza con la specie, in alcune località è diventata una priorità sulla quale si confrontano le istituzioni e le organizzazioni animaliste. Sono stati registrati diversi casi di aggressioni da parte di orso bruno e che in passato hanno sollevato indignazione come la conseguente uccisione dell’orsa Danzica, considerata pericolosa, laddove stava solo cercando di proteggere i suoi cuccioli.

Ogni primavera ed estate, torna l’annoso problema degli orsi. Oltre a cacciatori e cacciatori di funghi, con la bella stagione, le aree si popolano di escursionisti che si avventurano nei territori degli orsi, proprio in un periodo riproduttivo e di svezzamento dei cuccioli per cui le esemplari femmine sono più allerte e protettive.

Aggressione dell’orso

Dopo la pandemia e il lockdown, sono tornati gli escursionisti sui sentieri di montagna e non sono mancati gli incontri con gli orsi. Tra i quali, quello che ha coinvolto un padre e un figlio, Fabio Misseroni e il figlio Christian, durante una passeggiata sul Monte Peller, che sono stati aggrediti da un orso.

Secondo quanto ricostruito, padre e figlio, stavano camminando lungo un sentiero  sul Monte Peller, in località Torosi, in Trentino quando si sono trovati di fonte a un orso.

“L’orso è spuntato all’improvviso da alcuni arbusti, e correndo mi è venuto addosso. Così non ho avuto il tempo né di provare a scappare, né di accorgermi di quello che stava succedendo. Se non ci fosse stato mio papà non so come sarebbe finita”, ha raccontato il giovane di 28 anni, Christian Misseroni.

Il padre per difendere il figlio ha dato vita a un vero e proprio corpo a corpo, riportando diverse fratture alla gamba. Ricoverati d’urgenza fortunatamente l’uomo non è in pericolo di vita, mentre il figlio ha riportato lesioni superficiali.

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Ordine di abbattimento

Dopo l’episodio, il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti annunciò di voler prendere dei provvedimenti e ha successivamente firmato un’ordinanza che prevede l’abbattimento dell’esemplare, ritenuto pericoloso.

“Un episodio del genere, che si aggiunge a numerosi altri casi di plantigradi che entrano sempre più spesso nei centri abitati a fondovalle, ci impone una riflessione sulla situazione presente sul nostro territorio. In Trentino ci sono fra gli 82 ed i 93 esemplari a cui si aggiungono i nuovi cuccioli (che sono 21). Questi numeri mettono in dubbio la possibilità di convivenza dell’orso con l’uomo”, ha commentato Fugatti.

La posizione del presidente della provincia ha indignato le organizzazioni animaliste. Una decisione presa senza neanche aver identificato l’esemplare, se sia femmina o maschio.

Immediati i commenti delle sigle animaliste, tra le quali Oipa ha annunciato di fare ricorso al Tar appellandosi alla legge che prevede l’abbattimento di un orso sono in caso di comprovata pericolosità nei confronti dell’uomo e e laddove altre misure si sono rivelate inefficaci.

Ancora una volta viene ricordato che non è tanto l’orso ad andare dall’uomo, bensì il contrario. “Il bosco è la sua casa e anche in quest’occasione chi ha sbagliato è l’ospite umano che, cadendo nel panico, ha innescato una reazione a catena imprevedibile. Questo non sarebbe accaduto nel caso di un corretto comportamento, più volte spiegato dagli esperti e dai forestali. Se nel rapporto uomo-animale vince la legge del più forte, vuol dire che siamo ancora alla preistoria”, ha dichiarato il presidente Oipa.

Anche il WWF ha parlato di “regole di buon comportamento” che dovrebbero essere tenute dagli escursionisti come restare sui sentieri, parlare a voce alta, tenere il proprio cane al guinzaglio, non avvicinarsi alla fauna selvatica, restare fermi e non colpire gli animali in caso di incontri ravvicinati

Stessa posizione espressa dalla Lav (Lega Anti Vivisezione) secondo la quale vi sono numerose dinamiche da chiarire come ad esempio, se fosse una mamma che ha cercato di difendere i cuccioli.

Ministro dell’ambiente contro Trento

Sul caso è intervenuto lo stesso ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il quale ha sottolineato che è necessario “ricostruire bene l’accaduto attraverso una dettagliata relazione tecnica, considerato anche che questi episodi sono estremamente rari in Italia”.

Il ministro ha poi aggiunto che “è opportuno che si individui con estrema certezza l’esemplare in quanto, se responsabile dell’aggressione fosse una femmina con cuccioli, si potrebbe fornire una plausibile interpretazione etologica dell’episodio”.

Anche il presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali, Michela Vittoria Brambilla, ha definito la manovra di Fugatti: “Un’ordinanza precipitosa e illegittima, dettata da impulsività”.

Identificare l’orso non sarà facile e già in passato, due esemplari femmine con i cuccioli, hanno pagato le spese dell’irresponsabilità umana: Daniza e KJ2, tra il 2014 e il 2017, per difendere i cuccioli furono abbattute, scatenando l’ira degli animalisti. Nel 2019, un altro orso ha tenuto testa alla forestale, M49, che non aggredì mai le persone, ma si avvicinò ai greggi e agli animali da cortile. Soprannominato Papillon, riuscì a scappare dal centro Casteller, recuperato quasi a distanza di un anno e recliso.

Intanto, il Wwf Italia ha lanciato una petizione Stop uccisione automatica degli orsi in Trentino  contro gli abbattimenti degli orsi.

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Turismo ecosostenibile

Anziché uccidere e risolvere il problema, eliminandolo in maniera crudele, una società civile punterebbe a sfruttare le risorse del territorio. Come in Abruzzo dove l’orso marsicano è diventato un’attrattiva, le istituzioni e le realtà territoriali coinvolte potrebbero favorire lo sviluppo di un turismo ecosostenibile, potenziando la collaborazione con le associazioni che si occupano del progetto di reinserimento degli orsi, educando e sensibilizzando i turisti e gli escursionisti, sviluppando un piano di gestione anche logistica del territorio, con il quale l’osservazione dell’orso diventi un pregio e un valore aggiunto al territorio.

Un sistema che porterebbe anche a incentivare l’indotto di un’economia locale, ricettivo-turistica e naturalistica. Realizzarlo è possibile, è solo una questione di priorità e di lobby.

C.D.

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