Lo scorso anno, una coppia Amanda e Dylan ha visto per caso un annuncio sulla pagina facebook Wa State Facebook Lost & Found che riferiva di un cane randagio più volte segnalato da dei passanti, nell’area montagnosa di Evans Creek nello stato di Washington.
Il cane, soprannominato Baby Bear (Cucciolo di orso), era magrissimo e spaventato e non si lasciava avvicinare. Entrambi hanno deciso di fare qualcosa per quel cane e così si sono recati sul luogo dell’avvistamento per cercare di recuperare l’esemplare.
“Abbiamo passato un’ora per cercare di convincerlo ad avvicinarsi con del cibo. Ma lui si è sempre tenuto a distanza”, ha raccontato Amanda, che ha poi avuto una brillante e vincente idea.
Amanda si è sdraiata a terra, fingendo di essersi fatta male per vedere la reazione che avrebbe avuto il cane.
“Quando mi sono sdraiata a terra e sono rimasta immobile, rannicchiata su me stessa, Baby bear ha iniziando ad avvicinarsi. Dylan si è messo da parte, è andato dall’altra parte della strada per osservare tutta la scena. A quel punto, il cane ha iniziato ad avere più fiducia”, ha proseguito la ragazza.
Dopo un’ora, il cane si è avvicinato fino ad accucciarsi vicino ad Amanda che a quel punto anche lei ha cercato di spostarsi delicatamente nella direzione del cane: “Ha ringhiato un pochino, poi ha iniziato a lamentarsi un pochino e quando ha sbadigliato, ho subito interpretato il segnale calmante, per cui mi sono sempre più spostata verso di lui, fino ad avere il mio corpo attaccato al suo”.
Il gioco era fatto, non appena Baby Bear ha sentito il calore della ragazza, si è lasciato andare e così, è stato possibile per i due giovani, tranquillizzarlo, facendo con lui una piccola passeggiata, prima di poterlo portare dal veterinario.
Il cane era sottopeso e presentava una brutta infezione alla pelle e alle orecchie. La notizia rimbalzò sulle pagine dei quotidiani e nessun proprietario del cane si è mai fatto vivo. Così, il dolce Baby Bear venne accolto presso un rifugio, il Bay Sanctuary, a Seahurst, dove a distanza di un mese, ha finalmente trovato una nuova famiglia che lo ha adottato.
Una storia a lieto fine che abbiamo voluto raccontare anche a distanza di un anno, per ricordare, in un periodo in cui aumentano gli abbandoni, cosa significa per i nostri compagni l’abbandono e come, in diverse parti del mondo, fortunatamente c’è chi si accorge di loro e non li lascia soli al destino al quale sono stati condannati.
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