Erano almeno 70 i gatti che non stati rinvenuti all’interno dell’abitazione di una anziana signora, dopo svariate lamentele infatti gli agenti hanno trovato in casa l’impensabile.
Un dramma straziante si svolge tra le mura di un modesto condominio nella vivace Valencia, qui, una storia che potrebbe essere scambiata per un affascinante racconto di una vecchietta e i suoi adorabili felini, ma che si è rivelata solo una terribile storia di abbandono, sofferenza e isolamento.
70 paia di occhi, dal verde smeraldo al blu più profondo, che vi scrutano da ogni angolo. Settanta cuori che battono all’unisono, settanta anime feline che, a loro modo, cercano di afferrare i brandelli di dignità in un appartamento dalle dimensioni risicate. Alcuni metri quadrati non bastano per dare dignità a un povero animali, e averne meno di due metri quadrati per ogni gatto è sinonimo che ogni felino sta vivendo male la sua esistenza.
Quella che doveva essere una dimora, un rifugio dal mondo esterno, si è trasformata in un teatro di agonia, non solo per i felini ma anche per gli abitanti limitrofi.
Gli abitanti dell’edificio sono assediati da un’opprimente atmosfera, in cui l’aria è satura di un odore nauseabondo che permea ogni angolo. Il tempo sembra essersi fermato; le finestre non possono essere aperte, e respirare diventa un’impresa ardua.
I vicini del palazzo, con il peso di una lotta titanica sulle spalle, sono scesi in strada nella via Senyera.
In un coro di disperazione, la comunità ha implorato l’attenzione del mondo. I giornalisti, portavoce di una società che troppo spesso resta in silenzio, si sono riversati per ascoltare il lamento di quaranta anime tormentate.
Al centro di questa spirale di desolazione, c’è Soledad, una donna che, nonostante l’umanità che ci si aspetterebbe da un amante degli animali, ha sigillato il suo cuore e la sua porta.
María del Carmen Renovell, l’amministratrice del palazzo, ha tentato di attraversare le barriere erette da Soledad, ma ogni tentativo è stato respinto con un monotono ritornello che risuona come un mantra: “A casa mia faccio quello che voglio”.
In un mondo dove il progresso è spesso celebrato, la burocrazia e l’indifferenza sembrano intrappolare sia gli uomini che gli animali in questo triste scenario. Malgrado le denunce ai tribunali e al Comune, i vicini hanno trovato un muro di silenzio.
L’impatto di questa tragedia si estende oltre il benessere dei gatti; tocca anche la salute umana. Gli abitanti devono combattere contro le allergie al pelo di gatto, e l’incapacità di vivere in un ambiente salubre.
È il momento di alzare gli occhi oltre il nostro piccolo angolo di mondo, e riconoscere che ci sono storie come queste che richiedono non solo attenzione ma anche l’intervento degli organi competenti.
Nonostante siamo certi che la donna ami ognuno dei felini che ha rinchiuso nella propria abitazione tal volta ci si dimentica non solo che la propria libertà finisce dove inizia quella degli altri ma che amare significa lasciare chiunque libero di scegliere.
Vivere in condizioni di igiene e di pulizia è una necessità per tutti i vicini della donna che pero nonostante le lamentela continua a restare ferma sulle sue convinzioni non permettendo a 70 povere anime di condurre una vita dignitosa
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