L’8 dicembre 1980 fu assassinato John Lennon: a quarant’anni dalla sua morte lo ricordiamo portando alla luce l’amore verso gli animali.
Ci sono date che non possono essere dimenticate. Giorni in cui la storia si è fermata, per sempre. Giorni in cui la storia non si è solo fermata, ma è anche cambiata. Di getti. In pochi istanti. Come l’8 dicembre 1980, quando il grande cantante, musicista e pacifista convinto, John Lennon venne assassinato pochi passi prima di varcare la soglia del cancello di casa, il Dakota Building, il lussuoso palazzo dove viveva.
Un fan ossessionato, Mark David Chapman, gli sparò addosso dei colpi di pistola e lo lasciò cadere a terra, per sempre. Un pacifista convinto, un cantante che dava voce a parole di pace, convinte e sentite. Lennon, però, era anche un amante degli animali. Soprattutto di gatti e di cani. Un amore che non è mai stato nascosto.
Ovviamente la sua passione era la musica, da sempre. Un aspetto che lo ha salvato molto spesso, ma che lo ha condannato negli anni in cui sembrava potersi completamente riprendere. Ma quella degli animali rimane una passione che conservava fin dai primi anni di vita. Degli anni tormentati, dove Lennon cresceva sotto l’insegnamento della zia e l’amore per gli animali.
Cresciuto in quel di Liverpool, sotto la protezione della madre e della zia. Più di quest’ultima, che aveva in casa tantissimi gatti. Lennon si prese subito cura di loro, giocandoci nel cortile della casa. Un amore che è cresciuto col tempo e che lo ha reso un vero amante del mondo animale. La zia, di nome Mimi, glielo ha trasmesso in tutto e per tutto.
Andando avanti con la sua carriera, prima con i Beatles e poi da solista, non ha mai abbandonata l’amore, sia per i gatti che per i cani. Nel suo lussuoso appartamento di New York, insieme alla compagna Yoko Ono, aveva altri tre gatti, Sasha, Misha e Charo. Più in avanti comparve anche un cane. Con Yoko Ono, lo stesso Lennon prese una pausa di 15 mesi, nella quale, per lui, non mancarono dei gatti a fargli compagnia: Major e Minor. I più famosi, una volta tornati insieme, rimasero Salt e Pepper (Sale e Pepe), chiamati così per il loro colore del pelo.
Ma un fatto, che colpisce molto, è il suo amore anche durante i concerti. Anzi, non proprio durante, ma alla fine di essi. Chiamava sempre la zia Mimi per sapere le condizioni dei gatti. Non mancava quasi mai all’appuntamento. Anche da queste piccole situazioni si poteva notare il pacifista che era e che voleva continuare a essere, nonostante i mille problemi che portava con sé, come d’altronde tutti noi.
La verità è che abbiamo perso un artista a 360° troppo presto, un vero amante degli animali, uno che li rispettava e che faceva della sua arte uno stile di vita continuo. Una delle sue canzoni più famose, Imagine, suona ancora nelle nostro orecchie come un inno verso il quale la “mano pacifista” tende le sue dita per poterlo afferrare prima che sia troppo tardi. Immaginiamolo, ancora una volta. Ciao John!
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