Vorresti capire di più sul senso del gusto del gatto, magari al fine di accontentare le sue particolari pretese in tema di cibo? Ecco cosa ti occorre sapere.
Molto probabilmente il senso del gatto più temuto dai proprietari è quello del gusto. Il felino è noto per essere particolarmente schizzinoso e pretenzioso all’ora di pappa. In realtà il micio ha le sue scusanti se si comporta così, ed è proprio il senso del gusto ad orientare le sue scelte. Insomma, detto in altri termini, non si tratterebbe di semplici capricci. Scopriamo il perché.
Quando si parla dei sensi del gatto, il pensiero ricorre inevitabilmente all’olfatto e all’udito.
Il primo è molto sviluppato: tra gli animali d’affezione, il felino deve cedere il passo soltanto al cane, ma comunque può contare su un naso eccezionale (basti pensare che l’olfatto del gatto è 14 volte più potente del nostro).
In tema di udito invece, il felino si riprende lo scettro, anche davanti a Fido: il gatto può percepire suoni fino a 50000 Hz. Pertanto ha indubbiamente un udito prodigioso. Anche per ciò che concerne la vista il gatto ha dei superpoteri, quanto meno al buio, condizione nella quale ha una visione migliore 8 volte di quella dell’essere umano.
Cosa dire invece sul senso del gusto nel gatto? Il fatto che il felino sia particolarmente pretenzioso sul cibo che riempie la sua ciotola potrebbe indurci a pensare che anch’esso sia particolarmente sviluppato. Ma non è proprio così; perlomeno se sono gli esseri umani il termine di paragone.
Ebbene, il gatto può contare soltanto su 500 papille gustative; l’essere umano, invece, ne ha a disposizione 9000: 18 volte tanto. Le papille gustative sono sparse omogeneamente nelle varie parti che compongono la cavità orale del felino: dalla lingua all’epiglottide, dal palato alle guance, fino alla gola.
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Ebbene, il senso del gusto ha avuto una particolare importanza nel percorso evolutivo del felino.
Perché esso incide sui sapori che i gatti sentono; sapori che a loro volta hanno orientato le scelte alimentari del felino fin dall’origine.
Ebbene, il gatto non riesce a sentire il dolce, che ha letteralmente scartato nel corso del suo percorso evolutivo; la conseguenza (e probabilmente causa allo stesso tempo) è che le papille gustative dell’animale non sono in grado di percepirlo.
Al contrario il gatto riesce a sentire il sapore del salato, dell’amaro e dell’acido.
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Sulle preferenze culinarie del gatto, v’è da dire, non incidono soltanto le papille gustative. Il felino in natura predilige vari pasti, costituiti da piccole prede, nell’arco della giornata; anche se addomesticato non ha perso tale abitudine. Pertanto è preferibile far mangiare il proprio amico a quattro zampe più volte al giorno.
Infine non dimentichiamo che il gatto non sceglie il proprio cibo soltanto con la lingua, ma anche con l’olfatto, che dopo l’udito costituisce il suo senso più sviluppato.
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A. S.
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