Il senso di colpa è una prerogativa dell’essere umano, oppure è ad appannaggio anche degli animali, gatto compreso? Parola agli esperti.
Con gli animali condividiamo molte caratteristiche in comune, molte di più di quelle che sono visibili in base ad un’analisi superficiale. Gioia, dolore, piacere, sentimenti, non sono una nostra prerogativa esclusiva. In questo articolo andremo al di là di tali, in ogni caso, notevoli aspetti, provando a rispondere al seguente quesito: il gatto è in grado di provare un senso di colpa?
Sarà capitato anche a voi di vedere il vostro animale domestico apparentemente dispiaciuto per una marachella appena compiuta.
Certo, il cane sembra essere maggiormente propenso a dolersi dei piccoli guai che combina. Il gatto, invece, nell’immaginario comune è insofferente alle regole e non si preoccupa più di tanto delle conseguenze del suo comportamento.
In linea generale potremmo dire che è così, ma non è poi tanto raro che anche il gatto, colto con le… zampe nella marmellata, assuma un’espressione all’apparenza dispiaciuta, dalla quale sembra trasparire il senso di colpa del felino.
Ma è davvero così? Non proprio, a sentire gli esperti. Anzi, lo sguardo triste ed inconsolabile dei nostri amici appare invece funzionale ad uno scopo meno nobile del senso di colpa.
Il motivo? I nostri amici a quattro zampe (gatto compreso), più che sentirsi in colpa, appaiono preoccupati della reazione del proprietario, una volta accortosi di una malefatta. Insomma, sarebbe semplicemente paura ed ansia legata alla ramanzina in arrivo.
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La moralità degli animali esiste? Non è semplice rispondere a questa domanda.
Il fatto che un animale non sia in grado di comprendere la portata morale delle proprie azioni, lette alla luce del codice etico dell’essere umano, non significa che essi non sia in grado di determinarsi in base ad un sistema di regole proprio.
Certo, parliamo di norme e principi molto più semplici di quelle che governano l’essere umano; ma il differente grado di complessità non depone certo a favore della loro inesistenza. D’altronde, comportamenti di animali volti a preservare la vita di altri simili non sono rari.
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Il discorso sulla moralità degli animali assume rilevanza in quanto la capacità di comprendere la portata morale delle proprie azioni costituisce un presupposto logico ineliminabile per provare un senso di colpa.
Il fatto che il gatto appaia dispiaciuto perché pauroso della nostra reazione, e non perché provi un senso di colpa, non significa, in senso assoluto, che non sia in grado di sperimentare tale sensazione; semplicemente quella che per noi è una marachella, nell’ottica del felino non viola alcuna norma.
E questo è anche uno dei motivi che dimostrerebbero l’inutilità di un comportamento come quello di sgridare il gatto; con grande probabilità non capirebbe i motivi della nostra arrabbiatura, ottenendo, come unico effetto, quello di farlo spaventare.
A. S.
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