Cosa sono, quanto sono pericolosi e come eliminarli: tutto quello che c’è da sapere sui vermi intestinali nel gatto.
Il loro nome non preannuncia assolutamente nulla di buono e incute paura anche solo a sentirlo: cosa sono i vermi intestinali del gatto e come agiscono sul suo corpo? E’ opportuno scoprire in che modo possono attaccare il nostro felino e soprattutto come espellerli prima che possano creare danni irreparabili alla sua salute.
Per capire quando non sta bene, di sicuro bisogna conoscere le sue abitudini, ‘assorbire’ la sua routine quotidiana e capire cosa c’è di diverso quando ha dei problemi di salute. E’ ovvio che sarà messo sotto la lente di ingrandimento il suo regime alimentare se inizierà a mostrare disturbi come nausea, vomito e diarrea.
E’ importante che la sua dieta sia ricca di ingredienti digeribili e ricchi di nutritivi; ma quando notiamo che neppure questo serve a risolvere la sua condizione, sarà opportuno rivolgersi al proprio veterinario di fiducia e seguire la terapia che ci prescriverà.
I vermi possono attaccare il corpo del nostro Micio dall’interno, senza alcun effetto visibile all’esterno. Di sicuro però ne vedremo le conseguenze sul suo corpo a seconda del tipo di verme che lo attacca. Ve ne sono 3 in particolare da temere e possono attaccare anche i gatti in tenera età, compromettendo non solo la loro salute ma anche la loro crescita.
La tenia, oltre ad essere quello più noto, è anche tra i più pericolosi che può colpire il nostro felino: viene anche detto ‘verme solitario’ ed è responsabile del dimagrimento eccessivo dell’animale. Infatti si attacca all’intestino e ne assorbe tutti i nutrienti; possiamo capire che Micio ne è stato colpito attraverso le feci, se vi noteremo la presenza di piccoli puntini bianchi, simili a chicchi di riso.
I sintomi più comuni sono diversi e spesso ‘contraddittori’, come ad esempio diarrea e costipazione, pelo opaco, dimagrimento, vomito, senso generale di stanchezza e prurito anale.
Il gatto può infettarsi attraverso le pulci ma attenzione: gli effetti della tenia nel gatto non saranno immediati, anzi ci vorrà del tempo prima che questo verme lungo (può raggiungere anche i 60 cm) e bianco deponga le sue uova.
Chi li vede al microscopio non può fare a meno di notare la loro forma circolare, tonda. Colpiscono i gatti anche in tenerissima età poiché vengono assorbiti direttamente dal latte materno, che contiene le larve degli stessi.
Per questo è assolutamente fondamentale che la mamma sia controllata dal veterinario prima di allattare, poiché potrebbe inconsapevolmente infettare i suoi piccoli. Possono essere utili allo scopo infatti dei test sulle feci che escludano la presenza di ascaridi nel gatto: la prevenzione è importante poiché gli effetti, se non curati adeguatamente, possono essere devastanti.
I segnali della loro presenza prevedono: vomito, diarrea ma anche costipazione e di conseguenza, dimagrimento eccessivo e soprattutto anemia felina, poiché il gatto non riesce ad assimilare i nutrienti che gli servirebbero per crescere.
Molto frequenti nei gatti, questi vermi piccoli e sottili si nutrono di sangue e tessuti delle pareti intestinali di Micio. Il contagio avviene ingerendo le larve, leccandosi il loro stesso pelo, poiché possono attaccarsi ad esso.
Attenzione: questo tipo di infezione fa parte delle zoonosi, ovvero quelle malattie che possono essere trasmesse da animale a uomo. I segnali allarmanti della loro presenza sono: perdita di sangue, anemia, e dimagrimento (sarà soprattutto il sangue nelle feci a far scattare l’allarme).
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Ovviamente sarà il veterinario a darci la giusta terapia e il compito di noi padroni sarà solo quello di metterla in pratica con diligenza. Ma come si fa a sverminare un gatto? Molto spesso si tratta di somministrare al micio delle compresse ad azione vermifuga, per eliminare sia vermi sia uova, frenandone lo sviluppo e la crescita.
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Si tratta di una terapia continuativa, che dovrà iniziare dalla sesta settimana di vita del gattino, ogni 14 giorni fino al compimento dei tre mesi. Dopo si potrà attendere un intervallo di 6 mesi tra un richiamo e un altro.
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