La vaginite nel gatto è una patologia dell’apparato genitale femminile. Scopriamo quali sono le cause e i sintomi e come si cura.
Hai notato delle perdite dagli organi genitali del tuo micio? Il gatto potrebbe essere affetto da vaginite. Quali sono le cause dell’insorgenza della patologia e gli altri sintomi associati? Scopriamolo insieme, per poi comprendere come diagnosticare e curare questa fastidiosa infiammazione.
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La vaginite è una infiammazione della mucosa vaginale del gatto. Si tratta di una patologia abbastanza comune, che può presentarsi a causa di svariati motivi. Tra questi, ad esempio, rientrano le infezioni batteriche o virali, come clamidia nel gatto, infezione del tratto urinario e tricomoniasi felina.
La vaginite nel gatto può essere anche provocata da un tumore degli organi genitali. Ulteriori cause della malattia possono essere di origine traumatica, e dovute, ad esempio, a lesioni o ad accoppiamenti non andati a buon fine.
Questa infiammazione può colpire il micio a qualsiasi età, ma è più frequente nei cani che nei gatti.
Quali sintomi comporta l’insorgenza della vaginite nel gatto? Durante il suo esordio, la malattia è spesso priva di manifestazioni.
Successivamente, con l’aggravarsi del disturbo, il felino può presentare sintomi aspecifici come febbre nel gatto e perdita di appetito. Un gatto affetto da questa patologia presenta minzione frequente, difficoltà a urinare e irritazione dei genitali.
Ciò indurrà l’animale a leccare con maggiore frequenza la zona, nel tentativo di lenire il fastidio. Ulteriori sintomi della malattia sono la perdita di secrezioni vaginali, che aumenterà l’attrazione sessuale del gatto verso i maschi.
Attenzione a non confondere la vaginite nel gatto con normali perdite genitali, dovute all’estro o alla gravidanza. In caso di infiammazione, l’essudato emana un odore sgradevole ed è accompagnato da ulcere e arrossamenti.
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Come si cura la vaginite nel gatto? Naturalmente, al primo sospetto è fondamentale rivolgersi al veterinario, per comprendere se si tratti di un disturbo secondario, indice della presenza di un’ulteriore patologia primaria.
Il professionista provvederà a visitare accuratamente il felino, sottoponendolo ad una vaginoscopia. Inoltre, potrà decidere di effettuare un emocromo completo e le analisi delle urine. Il risultato di questi esami, infatti, potrebbe rivelare la presenza di una infiammazione.
Elevate concentrazioni di ormoni, invece, potrebbero essere indice non solo di vaginite, ma anche di gravidanza del gatto o piometra. In caso di sospetto di neoplasie, il micio sarà sottoposto a radiografie addominali, per individuare eventuali masse vaginali.
Questo esame è anche utile per escludere la presenza di costrizione delle tube uterine o corpi estranei. Infine, il veterinario potrebbe prelevare un campione dalla vagina del gatto, per farlo analizzare in laboratorio.
Come si cura la vaginite nel gatto? Qualora non siano presenti patologie più gravi, sarà sufficiente somministrare al gatto degli antibiotici e controllare l’infiammazione a livello locale tramite antisettici.
Se la malattia insorge prima che l’animale abbia raggiunto la maturità sessuale, non sarà necessario intervenire. Infatti, i sintomi spariranno da soli con il primo calore del micio. Nel caso in cui, invece, si sia in presenza tumori o corpi estranei, bisognerà operare il gatto.
Solitamente, l’intervento chirurgico prevede la rimozione delle ovaie e dell’utero. Per accelerare la guarigione dell’animale, occorrerà assisterlo con assiduità e fare in modo che trascorra la degenza in un ambiente tranquillo e accogliente.
Laura Bellucci
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