Tumori all’utero nella gatta, si possono prevenire? Terapie e raccomandazioni

Tumori all’utero nella gatta, si possono prevenire? Terapie e raccomandazioni

La malattia causa sempre preoccupazioni, anche quando colpisce i nostri animali. I tumori all’utero nella gatta si possono prevenire?

Tumore uterino gatta
(Foto da Pixabay)

Quando si sente parlare di tumore, la nostra prima reazione è certamente di sconforto. L’ignoto che avvolge questa patologia e la sua pericolosità l’hanno sempre fatta temere e sarà sempre così. Quando sono i nostri animali a soffrirne, per certi versi, il nostro stato d’animo è peggiore: loro dipendono da noi ed il non poterli a volte aiutare ci rende inermi. La neoplasia è una malattia subdola e spesso insidiosa, come quando colpisce l’utero. La nostra gatta potrebbe esserne affetta e bisognerebbe far attenzione ad alcuni segnali per sapere di poterla aiutare al meglio.

Tumore uterino nella gatta

Sebbene statisticamente il tumore all’utero nella gatta è tra i tumori a meno incidenza, ciò non esclude che possa svilupparsi.

Tumore nel gatto
(Foto da Adobe Stock)

La maggio parte delle volte leggiamo che la gatta può essere interessata da una neoplasia alle ovaie ma raramente all’utero. Ovviamente ci riferiamo ad un animale che non sia stato sterilizzato.

Con una sterilizzazione parziale si asporterebbero le ovaie mentre con una totale anche l’utero: ecco spiegato perché il tumore uterino risulta non colpire tanto la femmina del gatto. Non perché sia una neoplasia sconfitta ma per una causa secondaria.

Come in ogni storia di una malattia tumorale, anche per quanto riguarda il tumore all’utero nella gatta è importante la tempestività d’intervento. Bisogna avere l’abitudine di osservare bene la nostra amica: i suoi comportamenti, i segnali che potrebbe mandarci.

Quando i nostri animali da compagnia iniziano a stare poco bene ecco che non fanno più le azioni solite e non più allo stesso modo. Vari possono essere i sintomi nella Micia:

  • Inappetenza e calo dell’umore: è la prima cosa che notiamo nella nostra gatta. Non è più gioiosa e vivace come sempre ma spesso si apparta e nemmeno il suo cibo preferito sembra scuoterla.
  • Perdita di peso: è anche una conseguenza dell’appetenza e spesso anche collegata a fenomeni di anoressia.
  • Affaticamento;
  • Vomito e/o diarrea;
  • Frequenti periodi di calore ma nessuna gravidanza;
  • Bisogno di bere spesso ma senza urinare altrettanto frequentemente: la gatta ha un assiduo stimolo ad urinare ma non ci riesce.
  • Perdite ematiche o miste a pus: è il segnale più preoccupante. C’è sempre una causa se la gatta ha perdite vaginali non usuali e bisogna assolutamente portarla dal veterinario.
  • Ventre gonfio: la gatta presenta un addome voluminoso, quasi come se fosse in attesa. La causa, però, potrebbe essere la presenza di una massa tumorale proprio nell’utero oppure un versamento di liquido accumulato.

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Diagnosi e terapia

Indubbiamente se dovessimo notare uno dei sintomi sopra descritti è bene subito recarsi dal veterinario. Non è detto che la diagnosi sia per forza di un tumore: la perdite vaginali, ad esempio, potrebbero essere state causate da una semplice infezione all’utero.

eco al gatto
(Foto da AdobeStock)

Tuttavia occorre che il medico sappia il più possibile della nostra gatta non sterilizzata: le sue abitudini alimentari, i suoi rapporti con altri gatti e se siano randagi, tutti i segnali di scompenso che abbiamo notato e se sia in regola con le vaccinazioni.

Dopo una visita accurata il veterinario procederà con una Ecografia Addominale alla gatta: in questo modo confermerà la presenza di una eventuale massa tumorale e la sua estensione. Non sarà in grado di dirci con precisione quale sia la natura specifica del tumore ma si avrà una prima idea della situazione.

Successivamente occorreranno altri esami da fare:

  • Esame delle urine con urinocoltura: serve a vedere se nelle urine ci siano anche patogeni che provocano ulteriori infezioni.
  • Esame citologico: viene analizzato un pezzettino di tessuto tumorale, prelevato tramite biopsia, per valutare il danno cellulare ed il tipo di cellula colpita.
  • Radiografia all’addome: serve ad accertarsi dell’assenza o meno di eventuali metastasi che, nella radiografia, compaiono sotto forma di chiazze bianche.
  • Tac: è uno strumento di diagnosi d’elezione. Esamina quasi alla perfezione la zona interessata dalla neoplasia o addirittura il corpo intero.

Fortunatamente molti tumori all’utero (i leiomiomi o gli adenomi endometriali) sono benigni e facilmente risolvibili. Alcuni non lo sono e colpiscono soprattutto la parte muscolare dell’utero: il leiomiosarcoma uterino è uno dei più aggressivi, ma l’adenocarcinoma uterino sembra sia il più diffuso nel gatto.

Per un tumore benigno spesso un intervento chirurgico è la terapia risolutiva. Se fosse maligno allora bisognerebbe prendere in considerazione altri fattori, in primis la presenza o meno di metastasi e la loro localizzazione.

È proprio in base a quanto il corpo sia stato colpito dalle metastasi che si diagnostica lo stadio del tumore: se dalla sede centrale le metastasi avessero invaso tutto l’organismo il tumore sarebbe al IV stadio o stadio finale.

In base al caso specifico, le opzioni per la terapia da scegliere sarebbero:

  • Intervento chirurgico;
  • Elettrochemioterapia e chemioterapia;
  • Terapia bersaglio: colpisce particolari molecole coinvolte nello sviluppo del tumore;
  • Terapia del dolore.

Qualora la neoplasia fosse circoscritta il veterinario potrebbe provare con sedute di chemio o di radio prima dell’intervento chirurgico: con l’operazione si asporterebbe solo il tumore, se fosse piccolo ed in una sede dell’utero tale da riuscire a salvarlo, oppure tutto l’utero ed i suoi annessi (ovarioisterectomia).

Anche se si dovesse procedere con un intervento chirurgico, per evitare che anche solo una cellula impazzita vada ad infettare altre zone del corpo o causi una recidiva del tumore, spesso a questo viene comunque associata la radioterapia o la chemioterapia alla gatta.

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Raccomandazioni

Una gatta affetta da tumore all’utero ha bisogno di tutto l’amore possibile di chi l’ha presa in casa con sé, soprattutto durante la terapia antitumorale ad esempio per l’adenocarcinoma felino.

Gatto malato
(Foto da Adobe Stock)

Vari possono essere i fattori di rischio dei tumori uterini, non in ultimo l’età, l’eventuale predisposizione genetica e gli sbalzi ormonali. Le gatte anziane sono maggiormente esposte allo sviluppo di tumori maligni, ma anche nella gatta adulta in piena attività sessuale si può verificare la crescita di masse cellulari atipiche.

Spesso è proprio una produzione eccessiva degli ormoni progesterone ed estrogeno la causa di tumori uterini e questo vale anche per i nostri amici animali.

La nostra Micia che sta seguendo una terapia antitumorale è particolarmente debilitata: ha bisogno di un ambiente molto igienizzato, un’alimentazione equilibrata allo stato di salute in cui si trova ed un angolino di casa che possa infonderle sicurezza e farla sentire coccolata.

Il veterinario ci indirizzerà al meglio verso la scelta di cibi che non vadano a gravare sul fegato, già affaticato a metabolizzare i farmaci, né sui reni che sono il filtro di tutti gli scarti eliminati attraverso le urine, compresi i farmaci stessi.

Per un gatto con il tumore ci vuole più che mai un’alimentazione sana, di qualità, nelle giuste dosi e che lo invogli a mangiare: deve comprendere anche integratori adatti che lo aiutino a riprendersi al più presto.

Senza dubbio, scegliendo la sterilizzazione per la gatta già a circa sei mesi, le eviteremmo intanto la probabilità che sviluppi un tumore almeno all’utero.

Purtroppo, per fortuna raramente, può succedere che il tumore non venga preso tanto in tempo o che Micia non risponda a nessun trattamento antitumorale: il veterinario sarà costretto a prescriverle farmaci per la terapia del dolore evitandole ogni sofferenza possibile.

Non è facile assistere un malato di tumore ed è normale sentirsi non all’altezza della situazione. Il veterinario è il solo a poter seguire la nostra gatta dal punto di vista clinico, ma alla terapia emotiva e motivazionale dobbiamo pensarci noi.

Michela

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