Chi si prende cura di un gatto non può esimersi dallo sverminare il felino: ma in cosa consiste questa operazione e a cosa serve?
Il padrone del gatto lo sa bene: prendersi cura del felino comporta non solo tempo e spese economiche ma anche attenzione alle sue esigenze e a quelle della sua salute. Il padrone attento e diligente dovrà anche non mancare alle visite dal veterinario, rispettare il calendario delle vaccinazioni e prima di tutto assicurarsi che il suo organismo sia libero da vermi. Ecco cosa si intende per ‘sverminare’ il gatto e quali sono gli effetti positivi di questa operazione.
Come indicato dalla parola stessa, si tratta di eliminare la presenza di pericolosi parassiti dall’organismo del felino, assicurandogli lo sviluppo delle difese immunitarie. I vermi nello stomaco del gatto purtroppo sono piuttosto frequenti e non bisogna farne un dramma, ma è bene intervenire il più presto possibile per evitare alla lunga spiacevoli conseguenze. Naturalmente in questa operazione e nel trattamento che seguirà sarà fondamentale l’aiuto dell’esperto, che indicherà al padrone il modo più giusto per procedere.
Sebbene non abbiano la possibilità di esprimerlo a parole, i gatti presentano una sintomatologia piuttosto varia per indicarci il problema che sta affliggendo la loro salute. Quando il gatto non sta bene ci invia una serie di segnali che però possono facilmente condurre a numerose patologie, e non soltanto ai vermi nello stomaco.
Se riusciamo a individuare la presenza di vermi nelle feci del gatto allora vuol dire che il problema è in uno stadio già piuttosto avanzato e non è il caso di perdere tempo. Prima che si arrivi però ad un livello così preoccupante il micio potrebbe avere numerosi altri disturbi che lo affaticheranno e lo renderanno meno vispo del solito: disturbi gastro-intestinali come diarrea, vomito e anche difficoltà a defecare. Spesso chi soffre di questi sintomi sono i cani cuccioli, che presentano, oltre a questi, anche altri sintomi quali alito cattivo, opacità del pelo e gonfiore all’addome.
Come abbiamo visto i sintomi non sono sempre gli stessi, ma variano a seconda del parassita che ha colpito il felino. Ecco perché è importante distinguere i vari tipi di vermi e capire in che modo procedere ad eliminarli. Un esperto veterinario potrebbe riuscire ad individuare la presenza di vermi anche solo tastando la pancia dell’animale: ecco perché il suo aiuto non può essere mai sostituito da nessun altro metodo fai-da-te. Ecco quali sono le tipologie di vermi più comuni che possono attaccare l’organismo del nostro gatto.
Sono tra i più comuni e i parassiti più facili da riconoscere nel gatto: gli ascaridi hanno la classica forma lunga e tonda, talvolta riconducibile ad uno spaghetto. L’attacco degli ascaridi può interessare anche l’uomo, rientrando quindi tra le zoonosi più fastidiose per animale e umano. Ve ne sono di due specie, Toxocara e Toxocaris: si trasmettono per via oro-fecale, quando le feci dell’animale infetto contaminano acqua, cibo e suolo.
Questo parassita riesce a navigare all’interno dell’organismo fino a raggiungere ed oltrepassare la barriera placentare e infestare il latte materno attraverso la mammella. Questo è il motivo per cui i gatti cuccioli sono quelli più a rischio, specialmente se la mamma gatta non è stata controllata durante la gravidanza.
Comprendono anche gli ascaridi e si presentano solitamente con diarrea o stipsi, gonfiore addominale, anemia e deperimento generale. Essi riescono a penetrare a a stanziare tra i villi intestinali, ovvero nel tenue, si cibano dei residui di cibo non digerito e scarti della digestione. La loro caratteristica forma cilindrica può allungarsi fino a 10 o 12 centimetri. Anche stavolta i cuccioli sono quelli più a rischio poiché è spesso la mamma gatta a trasmettere i nematodi ai suoi piccoli attraverso il latte o la placenta.
Sebbene siano più frequenti nei cani, anche i gatti possono essere infestati da questi piccoli vermi. Si trasmettono attraverso il contatto con la pelle o attraverso la bocca a contatto con materia infetta. Solitamente la loro infestazione si presenta con diarrea con perdite di sangue, senso generale di spossatezza e anemia nel cane. La loro forma ricorda quella di un uncino: utilizzano questo ‘gancio’ finale per attaccarsi alle mucose dell’intestino. Sono piuttosto difficili da debellare tanto da sopravvivere anche per tutta la vita nell’organismo del gatto infetto. Ma anche l’umano deve stare all’erta: spesso questi vermi si depositano sulla cute e provocano dermatiti pruriginose e molto fastidiose.
Questi vermi si trovano nell’intestino, sia tenue che crasso, e hanno un corpo fatto a piccoli segmenti. Di essi l’ultimo contiene le uova e, quando si stacca, viene espulso dal gatto infetto attraverso le feci. Si può notare la loro presenza sulle zampe posteriori del gatto: solitamente si presentano ad occhio nudo come dei piccoli semi di colore biancastro. Solitamente si trasmettono quando il gatto è attaccato dalle pulci. Le dirofilarie invece sono più pericolose ed aggressive e si trasmettono attraverso le zanzare. Le larve delle dirofilarie si immettono nell’organismo e riescono a crescere rapidamente.
L’operazione deve essere eseguita in maniera differente a seconda dell’età del gatto. Infatti se si tratta di un gatto cucciolo sarà bene intervenire quanto prima insieme a tutta una serie di altre mosse utili, e naturalmente con il prezioso (ed insostituibile) aiuto del veterinario.
Se abbiamo adottato un cucciolo di gatto appena nato è necessario sottoporlo a tutta una serie di visite e controlli. La sverminazione nel cucciolo avviene attraverso una serie di vaccinazione: attenzione a non mancare al calendario dei vaccini e a portare a termine l’intero ciclo, per evitare che il problema non venga eliminato del tutto e possa ripresentarsi. Generalmente l’operazione di sverminazione dovrebbe essere effettuata ogni due settimane dal compimento delle sei settimane di vita del piccolo felino, fino ai 3 mesi di vita. In seguito si potrà allungare il tempo dell’operazione ogni mese (e non più due settimane) fino ai 6 mesi di vita.
Se si tratta di un gatto non più cucciolo bisognerà affrettare i tempi e procedere immediatamente all’operazione di sverminazione. Una volta sottoposto al primo trattamento farmacologico, bisognerà fare almeno due richiami ogni due settimane. Anche se si tratta di un gatto più grande, e quindi con un sistema immunitario già formato e un organismo più forte, non vuol dire poter fare a meno dell’intervento del veterinario. Non pensiamo che i gatti che vivono in appartamento siano al sicuro da questo rischio: anche le nostre scarpe potrebbero condurli al contatto con i vermi.
Le conseguenze dell’operazione di sverminazione potrebbe avere degli effetti collaterali: è bene conoscerli per evitare di spaventarsi quando il nostro gatto potrebbe presentarne alcuni. Si tratta di vomito e diarrea, ma è doveroso sottolineare che la loro comparsa non è assolutamente scontata. Attenzione a non adottare dei rimedi fai-da-te, ovvero acquistando un generico prodotto anti-vermi: non sono tutti uguali e ciascun prodotto funziona contro un determinato tipo di parassita intestinale, che talvolta può intaccare anche l’apparato digerente.
Naturalmente non è possibile stilare un listino prezzi univo per tutti i veterinari, che possono affiancare alla singola operazione di sverminazione altri interventi, facendo naturalmente lievitare il prezzo del loro operato generale. Generalmente è possibile che l’operazione si basi sull’acquisto di un farmaco, il cui costo si aggira intorno ai 12- 15 euro. L’acquisto del farmaco deve e può avvenire solo dietro la presentazione della ricetta medica del veterinario. Anche per quanto riguarda la modalità di somministrazione del farmaco è necessario consultarsi con l’esperto. Generalmente un esame delle feci sarà necessario per capire di quanto medicinale ha bisogno il gatto.
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F.C.
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