La sindrome da iperviscosità nel gatto una condizione patologica che riguarda il flusso sanguigno. Conosciamo le cause, i sintomi e la cura.
La sindrome di iperviscosità nel gatto è un quadro clinico caratterizzato dal rallentamento del flusso sanguigno attraverso i vasi.
I soggetti maggiormente colpiti sono i gatti anziani ma generalmente non c’è predisposizione di genere o razza, nello stesso gatto si tratta di una condizione piuttosto rara.
L’iperviscosità è dovuta generalmente da una concentrazione considerevolmente alta di proteine del plasma sanguigno.
Tuttavia può anche manifestarsi (raramente) a causa di un numero notevolmente elevato di globuli rossi.
Le cause principali quindi possono essere:
La sindrome di iperviscosità nel gatto comporta la comparsa di sintomi che a volte non sono segnali coerenti e precisi da poter individuare la patologia.
Questi di seguito sono i sintomi che si possono manifestare nell’animale che soffre di questa particolare condizione:
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Per poter definire una diagnosi, il veterinario dovrà conoscere il momento in cui si sono manifestati i sintomi, la storia pregressa della salute dell’animale ed eventuali incidenti che si sono verificati.
Si tratta in ogni caso di una valutazione non semplice in quanto l’iperviscosità è una sindrome, non una diagnosi definitiva.
Il veterinario quindi procederà con l’esecuzione di:
Una volta ottenuti i risultati dal laboratorio e stabilita la diagnosi di sindrome da iperviscosità nel gatto, il medico potrà stabilire una terapia adeguata che verrà eseguita in regime di ricovero.
Ciò che il veterinario dovrà trattare, prima di ogni cosa, è la malattia principale, ovvero un trattamento volto a risolvere i sintomi causati dal cancro o da una condizione infiammatoria.
Terminata la fase del ricovero e ristabiliti i valori, il gatto potrà tornare a casa ed essere però seguito attentamente.
Il follow up dovrà prevedere esami del sangue, le analisi delle urine di volta in volta e il monitoraggio del siero o le proteine plasmatiche del gatto per valutare l’efficacia del trattamento.
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Raffaella Lauretta
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