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Salute dei Gatti

Shunt portosistemico nel gatto: che cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

Avete mai sentito parlare di shunt portosistemico nel gatto? Scopriamo insieme gli effetti di questa rara patologia.

(Foto Adobe Stock)

Di alcune malattie non conosciamo nemmeno l’esistenza; e con la sola pronuncia del nome, difficilmente possiamo immaginare quali effetti comportano. É il caso dello shunt portosistemico, che può colpire anche il gatto: una rara patologia non sempre curabile. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Che cos’è

Con il termine shunt portosistemico si intende un’anomala condizione di un vaso sanguigno singolo o multiplo dell’organismo del gatto, che immette il sangue proveniente dalla zona addominale direttamente nel circolo sistemico, bypassando l’azione depuratrice del fegato.

(Foto Pinterest)

Lo shunt portosistemico può essere congenito o acquisito. Nel primo caso, dunque, è presente fin dalla nascita del gattino, che manifesterà i primi sintomi entro il primo anno di vita. Vi sono due forme di shunt portosistemico congenito:

  • Intraepatico, ovvero all’interno del fegato. Tale forma non è operabile, sia per la posizione, sia perché coinvolge una pluralità di vasi sanguigni. La buona notizia è che colpisce il gatto molto raramente;
  • Extraepatico, ovvero presente all’esterno dell’organo. Si tratta della forma più frequente nel felino; in questo caso l’anomalia genetica, che coinvolge un singolo vaso sanguigno, è operabile.

Lo shunt portosistemico può essere anche acquisito, ovvero insorto come conseguenza di patologie epatiche del gatto; anche in questo caso non si può intervenire chirurgicamente.

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I sintomi dello shunt portosistemico nel gatto

Come accorgersi che il felino è afflitto da tale patologia?

(Foto Adobe Stock)

Non è semplice ricollegare il malessere dell’animale allo shunt portosistemico, data la rarità e la conseguente scarsa conoscenza del disturbo. Anche la sintomatologia, piuttosto vasta, non aiuta nell’individuazione della malattia.

Di norma sono osservabili segni clinici quali diarrea e vomito nel gatto (soprattutto dopo i pasti), letargia ed eccessiva salivazione. Se il disturbo è di natura congenita, il gattino presenterà problemi nello sviluppo corporeo.

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Come si cura

Lo shunt portosistemico richiede una cura tempestiva.

(Foto Pinterest)

L’approccio terapeutico varierà a seconda della tipologia di shunt portosistemico che affligge il gatto. L’unico rimedio risolutivo è l’intervento chirurgico che, come visto, è possibile per la sola forma congenita extraepatica.

Tuttavia non si tratta di un’operazione priva di rischi. Il chirurgo veterinario provvederà alla legatura del vaso sanguigno anomalo, una procedura che dovrebbe portare alla chiusura graduale dello stesso in un arco di tempo variabile (anche fino ai tre mesi).

Le ore immediatamente successive all’intervento sono particolarmente delicate; il felino deve rimanere sotto osservazione presso la clinica operante.

Laddove il gatto non sia operabile, occorrerà optare per un approccio palliativo, basato sulla predisposizione di un regime alimentare povero di proteine, coadiuvato dalla somministrazione di antibiotici.

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A. S.

Antonio Scaramozza

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