Il parto difficile è una possibilità sempre più comune nel gatto, soprattutto per alcune razze: possibili cause, interventi utili e quando aspettare ancora un po’.
In origine, i problemi di parto per le gatte erano un’eventualità poco comune: man mano che l’addomesticamento e l’allevamento delle razze più amate è progredito, però, il parto difficile con problemi di nascita dei gattini si è fatto sempre più frequente.
Saper riconoscere un parto normale da un parto difficile è quindi fondamentale per chi ha un gatto, soprattutto per capire quando si può semplicemente aspettare che la natura faccia il proprio corso e quando, invece, bisogna preoccuparsi e intervenire di conseguenza.
La gravidanza di un gatto dura generalmente dai 63 ai 65 giorni, anche se è piuttosto comune l’eventualità che il parto avvenga con un certo anticipo o ritardo: in generale, si può dire che la gravidanza normale della gatta può terminare con il parto tra il 58° e il 70° giorno di gestazione.
Per capire se la gatta è in procinto di partorire non ci sono moltissimi segnali premonitori: il comportamento felino non cambia molto rispetto a quello abituale. Si può osservare mamma gatta cercare un nascondiglio sicuro più spesso del solito, con due possibili atteggiamenti: alcune gatte sono più indipendenti e si tengono nascoste e lontane dallo sguardo umano, altre sono più timorose e cercano il contatto con la famiglia (in alcuni casi, possono scegliere come posto migliore per i cuccioli il letto del padrone).
Nel parto normale della gatta può verificarsi il cosiddetto “travaglio interrotto”: mamma gatta smetterà di spingere dopo la nascita dei primi cuccioli, per riposarsi un po’ e allattare i gattini già nati. In questa fase, la gatta cercherà probabilmente cibo e acqua per poi riprendere il parto facendo nascere gli altri piccoli: la pausa può durare anche 24 o 36 ore.
La distocia è uno dei problemi più frequenti che possono verificarsi durante il parto di una gatta e può essere materna o fetale, a seconda che il problema dipenda dalla mamma o dai cuccioli. Si distinguono due tipologie di distocia che rendono difficile il parto nel gatto: distocia ostruttiva e distocia funzionale.
– Si parla di distocia ostruttiva, quando c’è forte sproporzione tra le dimensioni dei gattini e quelle del canale del parto materno, che risultano inadeguate al passaggio dei piccoli. Questo problema deriva solitamente da disturbi della mamma, come ad esempio fratture pelviche che si sono saldate male, torsione uterina, costipazione grave della gatta. Se la distocia ostruttiva deriva dai piccoli, solitamente è perché i feti sono affetti da gravi malformazioni.
– La distocia funzionale, definita anche inerzia, è la causa più comune di parto difficile nel gatto e deriva dall’incapacità dell’utero a produrre contrazioni (in alcuni casi, le contrazioni ci sono ma sono deboli o poco frequenti). Le cause di questo problema sono da ricercarsi nello stress, nella vecchiaia o in problemi di salute e obesità nel gatto. Se il problema deriva dallo stress, il veterinario può somministrare a mamma gatta un tranquillante che di solito offre sollievo immediato.
Tra i problemi che possono rendere il parto del gatto difficoltoso ci sono anche i casi in cui il gattino si presenta in posizione anomala, con il lato posteriore rivolto in avanti: questa eventualità è talmente comune da non essere nemmeno più considerata un’anomalia di parto vera e propria. Tuttavia, se il malposizionamento riguarda il primo cucciolo, potrebbe causare un certo ritardo nel travaglio.
In altri casi capita, purtroppo, che un gattino sia morto in utero: molto raramente, questa circostanza può portare allo sviluppo di infezioni o provocare distocia funzionale o ostruttiva durante il travaglio di mamma gatta.
Ci sono anche dei casi in cui il problema non dipende dai gattini, ma dal comportamento della partoriente: si tratta del cosiddetto comportamento isterico inibitorio, che si verifica quando il cucciolo è già posizionato attraverso il bacino materno e sporge dalla vulva, ma la mamma non vuole spingere perché prova troppo dolore. Questo è uno di quei casi nei quali il piccolo potrebbe morire.
L’elenco precedente dei possibili problemi di parto che possono verificarsi in fase di travaglio della gatta copre alcune eventualità possibili, anche se piuttosto rare. In generale, se la gatta di casa è in dolce attesa, bisogna informarsi sulle problematiche che potrebbero capitare per sapere quando il parto è da considerarsi normale e quando, invece, è necessario intervenire.
La cosa fondamentale è imparare ad osservare il travaglio e fornire aiuto alla partoriente in maniera discreta, ma attenta: con un parto normale, il gatto necessita essenzialmente di un posto sicuro, tranquillo e confortevole dove far nascere i propri cuccioli. A seconda della personalità della gatta, si può fornire supporto morale se necessario.
Assicuratevi anche di avere a disposizione tutto ciò che potrebbe servire: acqua calda corrente, asciugamani morbidi e puliti, acqua potabile e ciotola piena se mamma gatta cerca acqua e cibo durante una pausa.
E’ importante saper osservare e rilevare tempestivamente eventuali segnali che possono indicare complicazioni nel parto: cambiamenti nel grado di distensione addominale e perdite anomale di liquido sono solo alcuni esempi.
In generale, è bene allertare il proprio veterinario di fiducia e restare in contatto diretto con lui per l’intera durata del parto.
Se il cucciolo appena nato sembra non respirare, potrebbe essere necessaria una manovra di rianimazione da eseguire nel rispetto dei seguenti punti:
– Rimuovi delicatamente le membrane, i muchi e il liquido da naso e bocca,
– Sii preparato a recidere il cordone ombelicale se mamma gatta non provvede autonomamente: strappalo delicatamente, schiacciando l’estremità con le dita per impedire il sanguinamento,
– Se il gattino non respira, utilizza una siringa senza ago (eventualmente collegata a un catetere) per aspirare delicatamente eventuali ostruzioni. Prima di procedere, posiziona il gattino a pancia in giù sul palmo della mano con il collo posizionato tra indice e medio e la testa che sporge in avanti, quindi procedi a un’oscillazione delicata che possa stimolare la respirazione.
– Una volta che il gattino avrà ripreso a respirare, ruotalo a pancia in su e procedi a un leggero massaggio con un asciugamano pulito sul ventre, che servirà a sostituire il leccare della mamma.
– Il gattino non è in grado di regolare la propria temperatura corporea: assicurati che sia al caldo se mamma gatta non collabora.
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C.B.
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