Micotossicosi nel gatto, un raro avvelenamento felino ma molto pericoloso. Vediamo quali le cause, i sintomi e il trattamento.
Tutti i piccoli animali domestici possono andare incontro a questa condizione, proprio come avviene nel caso della micotossicosi nel gatto.
Le micotossine sono metaboliti secondari di ceppi tossinogeni di diversi generi e specie fungine che crescono su numerosi prodotti d’origine vegetale consumati dagli animali e dall’uomo.
Esse possono essere presenti anche in alcuni alimenti ottenuti da animali nutriti con mangimi contaminati.
Vediamo quali le cause, i sintomi e il trattamento per poter combattere questa forma pericolosa di avvelenamento nel gatto.
Cause di micotossicosi nel gatto
Le cause di avvelenamento nel gatto da micotossicosi sono generate da diversi fattori, quali:
- assunzione di scarti di cucina o di rifiuti (nel caso dei randagi ma talvolta anche dei domestici);
- pasti preparati dai proprietari con materie prime non ben conservate o comunque contaminate;
- alimenti confezionati per animali conservati in condizioni non idonee (alta temperatura, umidità, scarsa pulizia dell’ambiente di stoccaggio);
- alimenti composti da ingredienti vegetali e/o animali (carni, frattaglie, ecc) contaminati.
Sintomi
Il gatto affetto da qualche patologia o semplice malessere difficilmente mette in evidenza il suo stato fisico debilitato.
Per la maggior parte delle volte tende ad essere scostante e cerca di isolarsi quanto più in angoli della casa tranquilli e appartati.
Ci sono alcuni casi, però, dove l’animale non può fare a meno di mostrare il suo precario stato di salute e per forza di cose evidenzia alcuni sintomi relativi al suo problema.
Ad esempio i segnali di micotossicosi nel gatto, i quali sono piuttosto evidenti ma non specifici della malattia, per cui oltre ad osservare le avvisaglie è fondamentale condurre il gatto, a visita ambulatoriale veterinaria.
I sintomi che l’animale manifesta sono:
- respiro affannoso;
- aumento della frequenza cardiaca;
- febbre nel gatto;
- debolezza;
- disidratazione;
- iperattività;
- mancanza di appetito;
- scoordinamento nei movimenti;
- convulsioni nel gatto;
- tremori muscolari;
- vomito nel gatto.
La gravità e il tipo di sintomo sono in relazione alla quantità e al tipo di micotossine ingerite dall’animale.
Diagnosi e trattamento di micotossicosi nel gatto
Purtroppo, proprio questa moltitudine di effetti generati dalla micotossicosi nel gatto, crea una grossa difficoltà di poter effettuare una rapida diagnosi.
Tuttavia, una volta condotto l’animale a visita, occorrerà descrivere con precisione l’insorgenza e la natura dei sintomi e qualsiasi possibile esposizione a funghi, cibo ammuffito o materia organica in decomposizione.
Dopodiché il veterinario procederà con l’esecuzione di diversi test che aiuteranno a escludere altre cause di tremori e convulsioni. Essi sono:
- esame fisico completo;
- profilo biochimic;
- analisi delle urine;
- emocromo completo (CBC).
Anche se il migliore test fra tutti è la cromatografia su strato sottile, analisi della bile per analizzare il contenuto dello stomaco e del vomito.
Una volta stabilita la diagnosi di avvelenamento da micotossine nel gatto, il trattamento prescritto dal veterinario avverrà in regime di ricovero.
Dove per assorbire il materiale tossico nello stomaco e nell’intestino, verrà somministrato al gatto del carbone attivo.
Se il trattamento inizia subito dopo l’ingestione dei funghi da parte del gatto, in linea generale la prognosi è buona, in quanto la maggior parte dei gatti guarisce entro 24-48 ore dopo il trattamento.
In questi casi è molto utile la prevenzione, tenere d’occhio il gatto quando vaga all’aperto è fondamentale, come lo è tenere pulito il giardino da eventuali funghi crudi o altro materiale alimentare ammuffito.
Mentre per quanto riguarda le misure di prevenzione della contaminazione applicate lungo tutta la filiera produttiva hanno allo scopo di migliorare le condizioni di produzione e conservazione dei prodotti intermedi e finiti.
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Raffaella Lauretta