Meningoencefalite eosinofilica nel gatto, una malattia rarissima su cui è meglio informarsi. Vediamo le cause scatenanti, tutti i sintomi e la terapia prevista per il felino.
Nella vita dell’amico felino, possono presentarsi dei momenti difficili da superare, se non fosse per la presenza e il sostegno del suo amato padrone umano. Il micio può essere colpito, all’improvviso, da un male che lo fa soffrire e dobbiamo sapere come agire. Vediamo, insieme, cos’è la meningoencefalite eosinofilica nel gatto e come intervenire a riguardo.
Parliamo di una malattia neurologica davvero rara in questo animale ma che può avere conseguenze molto gravi se non la si conosce. Leggiamo, nello specifico, cosa può provocarla e qual è la sua sintomatologia nel gatto.
Nel corso della convivenza con il proprio adorato micio, può capitare di attraversare dei momenti negativi, come un problema comportamentale o una malattia fisica.
Il felino, come tutti gli altri animali domestici, ha una forte resistenza ma è suscettibile anche lui ai disturbi comuni e più rari. Spesso, infatti, il micio può essere colpito da malattie rarissime.
Alcune patologie del felino sono rare da vedere e, quando si presentano, è difficile farne un quadro clinico. Questo succede, infatti, per la meningoencefalite esosinofilica nel gatto, una condizione complessa su cui dobbiamo approfondire.
É una malattia non comune e di natura idiopatica, vale a dire di una causa non conosciuta ma che, allo stesso tempo, è determinata da alcuni fattori specifici, quali una reazione allergica, un’infezione parassitaria oppure un tumore del felino.
In presenza di questi problemi, si genera un’infiammazione di alcune aree che vengono coinvolte, l’encefalo, il midollo spinale e le meningi, coinvolgendo il liquido cerebrospinale dell’animale.
A causare tale malattia, dunque, possono essere diversi fattori:
In base alla condizione grave e alle aree colpite nel felino, i sintomi della malattia possono variare; in ogni caso, si possono individuare i seguenti segnali:
Una simile situazione in cui si trova il proprio peloso necessita di una visita immediata dal veterinario di fiducia. Leggiamo, più avanti, come agire in suo aiuto.
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Trattandosi di una patologia rara e complessa, occorre intervenire in modo tempestivo in aiuto del felino colpito. Ecco in cosa consiste la diagnosi corretta, insieme alla terapia prevista per lui.
La prima cosa da fare, in presenza di meningoencefalite eosinofilica nel gatto, è informarne il proprio medico veterinario, per farlo sottoporre ad un controllo fisico completo.
Essendo questa una patologia di difficile diagnosi, sarà necessario escludere altre cause e malattie, tramite l’esame clinico, l’anamnesi ed alcuni esami di laboratorio, tra cui l’emocultura e, soprattutto, l’esame del liquor.
Questi esami sono essenziali per capire se si è di fronte ad una forma idiopatica o ad una causa precisa della malattia nel peloso.
Nella maggior parte dei casi, infatti, si può riscontrare la presenza di eosinofilia nel sangue del micio oppure di tumori a livello di encefalo e del midollo spinale.
Qualora venga individuata una causa scatenante della malattia, si procederà a curarla con la sua terapia.
Ma se, invece, dovesse trattarsi di una forma idiopatica, il veterinario indicherà la somministrazione di corticosteroidi per diminuire l’infiammazione.
Purtroppo, la prognosi dipenderà dalla gravità della lesione e dalla causa presente.
La guarigione dipende anche dalla reazione del gatto alla terapia e, se è positiva, si potranno notare subito i primi miglioramenti della sua salute.
Nel caso in cui il micio reagisca bene al trattamento previsto, un buon recupero si potrà avere nel tempo di almeno due mesi.
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