La dermatofitosi nel gatto: causa, sintomi e trattamento

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By Raffaella Lauretta

Salute dei Gatti

La dermatofitosi nel gatto è una malattia che colpisce prevalentemente i gatti. Vediamo quale la causa, i sintomi e il trattamento.

Dermatofitosi nel gatto, una malattia tende a diffondersi soprattutto per contatto diretto con un animale infetto. (Foto AdobeStock)

La dermatofitosi nel gatto è una patologia che si manifesta principalmente in condizioni ambientali poco curate, la malattia può essere presente o molto frequente in una popolazione o territorio e la sua eliminazione può essere molto faticosa. Inoltre trattandosi di una zoonosi, può essere trasmessa ad altre specie animali e all’uomo, in particolare ai bambini. Questa malattia tende a diffondersi soprattutto per contatto diretto con un animale infetto.

Le cause della dermatofitosi nel gatto

dermatofitosi nel gatto
La dermatofitosi nel gatto conosciuta anche con il nome di tigna.(Foto AdobeStock)

La dermatofitosi nel gatto conosciuta anche con il nome di tigna, è una malattia causata dalla presenza di funghi dermatofiti conosciuti anche come funghi patogeni cheratinofili e cheratolitici. È una malattia quindi di origine micotica che colpisce per la maggior parte la pelle dell’animale, facilitando la formazione di chiazze cutanee e successivamente la perdita di pelo.

Questo fungo genera artrospore (cellula batterica che aumenta di volume e diviene resistente all’azione di agenti esterni per la perdita di acqua o per ispessimento della sua membrana) che vengono rimosse attraverso i peli del gatto che si spezzano o tramite le squame cutanee.

Queste spore possono essere facilmente trasmesse per contatto diretto o con particelle di polvere, coperte, biancheria, giocattoli, spazzole, vestiti e restare contagianti per circa un anno. Ci sono purtroppo alcuni soggetti maggiormente a rischio in quanto sono predisposti alla malattia, essi sono:

  • gatti che hanno traumatismi cutanei (graffi, ectoparassiti);
  • cuccioli di età (< 2 anni);
  • gatti in immunosuppressione (ad esempio per stress sociale in strutture sovraffollate);
  • gatti che vivono a temperature ambientali elevate ed umidità elevata;
  • gatti con deficit nutrizionali.

Altri gatti in particolare quelli adulti sono invece sono portatori asintomatici di M. canis. Ragion per cui tutti i gatti presenti nei gattili e nei rifugi, anche quelli asintomatici, dovrebbero essere trattati e si bisognerebbe avere cura di procedere con la pulizia accurata dell’ambiente circostante per essere sicuri di avere decontaminato.

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Sintomi

Portare il gatto dal veterinario
Sintomi della dermatofitosi nel gatto. (Foto Adobe Stock)

La dermatofitosi nel gatto si manifesta attraverso dei sintomi ben evidenti e tipici, difficilmente si possono confondere con segnali patologici di altre malattie. Essi consistono in:

  • alopecia, che è la lesione caratterizzante, leggermente pruriginosa, per cui il gatto ha fastidio a farsi toccare.
  • Il pelo viene via a pezzetti;
  • è presente anche un po’ di forfora;
  • può verificarsi anche una sola macchia grande in un solo punto, oppure possono essere più macchie alopeciche che tendono ad unirsi tra loro, mentre giorno dopo giorno si ingrandiscono;
  • il prurito nel gatto può essere da lieve a moderato;
  • può interessare anche le zampe e le unghie del gatto, se la lesione è stata presa dal terreno, in quanto i funghi possono essere anche per terra o sul divano, non obbligatoriamente su altri gatti).
  • solitamente non si osserva febbre o perdita di appetito.

Davanti alla presenza di questa sintomatologia, se vi nasce il sospetto che una lesione sul vostro animale sia stata causata dalla dermatofitosi nel gatto, per esaminarla meglio, occorre indossare i guanti in lattice, in quanto se doveste venire a contatto e successivamente vi grattate la testa anche dieci minuti dopo rischiate di prenderla.

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Diagnosi e trattamento della dermatofitosi nel gatto

malattie dei polmoni nel gatto
Gatto dal veterinario per il controllo della dermatofitosi.(Foto AdobeStock)

Per poter capire come procedere con il trattamento, occorrerà ottenere prima una diagnosi, che solo il veterinario potrà fornirci. Attraverso il gold standard, ossia il metodo di riferimento per confermare la dermatofitosi, la coltura su terreno di Sabouraud di peli o squame raccolti dalle lesioni.

Mentre sono tecniche meno sensibili, l’esame con lampada di Wood e il riscontro al microscopio di artrospore sui peli, i quali appariranno più spessi e con una superficie rugosa e irregolare. Tutto questo serva a capire se si tratta realmente di dermatofitosi nel gatto e quale fungo sia a causarla, prima di poter procedere con la terapia opportuna.

Una volta stabilita la diagnosi il veterinario procederà con il trattamento, il quale consiste in due tipologie:

  • la terapia topica, la quale consiste nell’applicazione due volte a settimanale di soluzioni a base di enilconazolo o miconazolo eventualmente associato a clorexidina, meglio dopo aver tosato il gatto, in questo modo si elimineranno le spore dal mantello ed inoltre aiuterà ad affrettare la guarigione.
  • Il secondo metodo per curare la dermatofitosi nel gatto è la terapia sistemica, attraverso un fungicida somministrato per via orale, in coppia con l’applicazione di lozioni, creme, schiume e prodotti per l’igiene del gatto. Maggiormente ciò che il veterinario prescrivere è l’itraconazolo o la terbinafina per almeno 10 settimane. Durante tutto il periodo del trattamento il gatto dovrà essere isolato per evitare il contagio, bisognerà mantenere l’ambiente pulito ed utilizzare guanti per evitare un contatto diretto con l’animale. Inoltre bisognerà effettuare dei controlli con una certa frequenza fino all’eliminazione definitiva della malattia dal gatto e delle spore dall’ambiente circostante. Anche l’alimentazione può svolgere una funzione considerevole e di sostegno, in particolar modo per favorire il benessere della cute e la ricrescita di un pelo sano.

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Raffaella Lauretta

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