L’iponatriemia, che può colpire anche il gatto, non è una vera e propria patologia; al contrario, è la conseguenza di diverse possibili cause.
Anche il gatto può soffrire di iponatriemia. Forse la denominazione di tale disturbo ai più non dirà nulla, ma si tratta di un problema ben noto in altri termini. Dunque, scopriamo di cosa di tratta, quali sono le cause più frequenti, quali i sintomi a cui fare attenzione, e quali le cure più efficaci.
L’iponatriemia indica il disturbo medico che si sostanzia in un livello di sodio troppo basso nel sangue, e, come detto, anche il gatto può soffrirne.
La soglia al di sotto del quale la presenza del minerale non è considerato sufficiente è 150 mEq/l.
Le cause dell’iponatriemia nel gatto possono essere molteplici. Tra le varie si rammentano:
Si consideri altresì che la diminuzione di sodio può essere causata anche da eccessiva diarrea o vomito nel gatto.
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I sintomi del disturbo possono essere differenti; non necessariamente si manifesteranno tutti insieme.
La gravità dei segni clinici dipende dalla velocità dell’abbassamento del livello del sodio nel sangue del felino; quanto maggiore sarà, tanto maggiore sarà la difficoltà del cervello di adattarsi al repentino cambiamento.
I sintomi neurologici, ovviamente, sono quelli più gravi. Uno dei segni clinici più comuni è la letargia nel gatto; il felino appare confuso e stanco, e con meno appetito. Un altro dei rischi è l’insorgenza dell’anoressia. L’iponatriemia può dare luogo anche a segni neurologici quali convulsioni e coma.
Da attenzionare anche il vomito nel gatto, che, come visto, può essere allo stesso tempo anche causa del disturbo.
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In presenza dei sintomi descritti è necessario intervenire tempestivamente, recandosi dal proprio veterinario di fiducia.
Il professionista procederà alla diagnosi del disturbo mediante un semplice emocromo. Tuttavia, occorrerà altresì accertare la causa che ha scatenato l’iponatriemia nel gatto.
La cura dipenderà dalla gravità del disturbo. Nei casi più gravi, infatti, spesso si rende necessario il ricovero dell’animale, con l’opportuna terapia per ristabilire il giusto livello di sodio nel sangue, e contemporaneamente con quella necessaria per contrastare la causa che ha originato il disturbo.
Nei casi meno gravi, si potrà agire direttamente sul livello di sodio, facendo ricorso alla fluidoterapia.
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A. S.
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