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Salute dei Gatti

Ictus nel gatto: segnali, cause, sintomi, cura e trattamento

Come capire se micio ha avuto un ictus? Tutto ciò che devi sapere per individuare sintomi e segnali di ictus nel gatto, con possibili cause e modalità di cura e trattamento.

Come riconoscere l’ictus nei gatti (Foto Unsplash)

Gli ictus sono eventi definibili come compromissioni del flusso sanguigno attraverso i vasi sanguigni nel cervello. Il mancato afflusso di sangue distrugge il tessuto delle cellule cerebrali nell’area interessata, portando a conseguenze temporanee o permanenti che compromettono varie funzioni dell’organismo del soggetto colpito.

Esattamente come accade per gli esseri umani, l’ictus può colpire anche i gatti: tuttavia, gli ictus o attacchi ischemici nei felini domestici sono un’eventualità tanto pericolosa quanto, fortunatamente, piuttosto remota. In ogni caso, è importante imparare a riconoscere eventuali segnali che possono farci capire se il nostro gatto ha avuto un ictus: in questo articolo, scoprirai come riconoscere tale eventualità per poter intervenire in maniera tempestiva.

Come riconoscere l’ictus nei gatti

Segnali di ictus nel gatto (Foto Adobe Stock)

Gli ictus nel gatto possono essere di due tipologie: ischemici, quando c’è interruzione dell’afflusso di sangue al cervello, oppure emorragici, quando c’è un’emorragia cerebrale.
In particolare, l’ischemia o ictus ischemico si verifica a causa di un coagulo che blocca un vaso sanguigno nel cervello, conseguenti a una trombosi o a un’embolia.
L’ictus emorragico dipende dalla rottura di un vaso sanguigno nel cervello, dal quale fuoriesce il sangue: di solito, questo tipo di ictus danneggia le cellule circostanti.

Sintomi e segnali di ictus nel gatto

I segnali di ictus nel gatto sono molto diversi dai sintomi che si riscontrano in caso di ictus in un essere umano, ma è importante saperli riconoscere e tenerli sotto controllo per poter intervenire più rapidamente possibile. In alcuni casi, è possibile capire se il gatto ha avuto un ictus immediatamente perché i sintomi compaiono in pochi istanti, ma ci sono anche casi in cui i segnali dell’attacco si manifestano fino a 24 ore dopo l’evento.

Di seguito elenchiamo alcuni tra i più comuni segnali di ictus nei gatti:

il gatto perde l’equilibrio,
– andatura sbilanciata,
– il gatto gira in cerchio,
– il gatto sembra confuso,
– depressione,
– inclinazione della testa,
il gatto si comporta in modo aggressivo,
– il gatto sembra spaventato,
– cambiamenti comportamentali,
– perdita di appetito,
– vomito,
head pressing,
– movimenti oculari anomali,
– pupille di dimensioni differenti,
– spasmi muscolari nel gatto,
– convulsioni,
– nei casi più gravi, coma e decesso dell’animale.

Le cause più comuni di ictus nei gatti

Ischemia o ictus, cause e segnali nei felini domestici (Foto Unsplash)

Il rischio di ictus nel gatto aumenta soprattutto d’estate e il maggior numero di casi si verifica per gli esemplari abituati a vivere all’aperto. Ci sono una serie di patologie che possono accrescere notevolmente la probabilità che si verifichi un ictus emorragico o un attacco ischemico nei felini domestici, tra cui ad esempio l’ipertiroidismo felino, le malattie del cuore o del fegato, l’insufficienza renale nel gatto o il diabete.

A queste patologie che accrescono il rischio, si aggiungono poi altri tipi di problematiche o eventi come le infezioni parassitarie, l’ingestione di tossine o i traumi alla testa o al corpo che il gatto può subire a causa di incidenti di vario genere. Infine, ci sono alcuni difetti genetici di natura ereditaria che rendono un gatto più o meno predisposto all’ictus.

Cosa fare in caso di ictus nel gatto?

Diagnosi e trattamento (Foto Pixabay)

Se si notano dei segnali o sintomi sospetti di ictus nel gatto è fondamentale portarlo immediatamente dal veterinario, che potrà visitare l’animale e fare tutti gli esami necessari per procedere alla formalizzazione della diagnosi e alla prescrizione della cura e del trattamento più adatti. E’ importante fornire al dottore tutte le informazioni possibili sulla storia medica del gatto e sul potenziale evento scatenante, che aiuteranno a identificare le cause sottostanti.

Il veterinario procederà ad un accurata visita con esame fisico, analisi del sangue con emocromo completo e profilo biochimico, analisi delle urine, TAC e/o risonanza magnetica. In questo modo sarà possibile identificare eventuali traumi e lesioni interne, problemi ai reni o al fegato, eventuali compromissioni dei vasi sanguigni. Infine, un esame delle feci servirà a individuare un’eventuale infezione parassitaria.

Il trattamento successivo consiste soprattutto nell’eliminazione della causa scatenante, accanto a una terapia di supporto che sarà necessaria a mantenere più possibili stabili le condizioni di salute del gatto nelle ore immediatamente successive all’evento ischemico: di solito, la terapia consiste nella somministrazione di liquidi per via endovenosa e di farmaci antinfiammatori e richiede il ricovero di micio.

La prognosi dell’ictus nei gatti varia a seconda della causa scatentante principale: nel caso di patologie croniche (come ad esempio le malattie cardiache o epatiche, ma anche il diabete o l’ipertiroidismo) saranno necessarie terapie specifiche per tutta la vita di micio. Anche l’insufficienza renale richiede una lunga terapia farmacologica. Inoltre, occorre considerare che il danno al cervello potrebbe causare danni permanenti anche molto gravi.

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Chiara Burriello

Chiara Burriello

Giornalista pubblicista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, esperta di comunicazione web e social, laureata in marketing ed economia, amante della fotografia e della natura, da sempre appassionata alla scrittura e al mondo dell’informazione: amo lavorare nella redazione di Amoreaquattrozampe, dove ho la possibilità di coniugare la passione per le parole con quella per gli animali. Lavoro ogni giorno con la voglia di conoscere e imparare come punto di partenza, sperando di riuscire a trasmettere e diffondere contenuti utili e interessanti per chi ha scelto di assumersi la grande responsabilità di prendersi cura di un amico a quattro zampe (e non solo quattro!).

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Chiara Burriello

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