La malattia di Von Willebrand nel gatto è una malattia ereditaria, ma abbastanza rara nei felini. Vediamo come riconoscerla e curarla.
La malattia di Von Willebrand nel gatto come abbiamo appena detto è al quanto difficile che si verifichi. Infatti è molto comune in varie razze ma di cani, in particolare Dobermann e Airedale Terrier. La malattia di von Willebrand nel gatto, è stata identificata, invece, in soggetti di razza Himalayana, a pelo corto e lungo.
Questa patologia è causata da una carenza del fattore di Von Willebrand nel gatto. Questa è una glicoproteina che si trova in circolo nel sangue e anche nelle cellule endoteliali. Inoltre, è una proteina portatrice del fattore VIII della coagulazione (necessario per la coagulazione del sangue).
La mancanza di questa proteina compromette l’aderenza e l’aggregazione piastrinica. Come per l’emofilia umana, questa condizione può generare sanguinamento eccessivo dopo una qualsiasi ferita, a causa proprio della mancanza di coagulazione.
In conclusione la malattia di Von Willebrand nel gatto è causata da mutazioni che influenzano la sintesi, il rilascio o la stabilità di questa proteina.
Sintomi della malattia di Von Willebrand nel gatto
I sintomi che l’animale accusa durante la fase attiva della malattia di Von Willebrand nel gatto sono i seguenti:
La diagnosi non è semplice, in quanto in presenza della malattia di Von Willebrand nel gatto, il conteggio piastrinico ed i test della coagulazione risultano normali,.
Perciò le tecniche normalmente utilizzate per la determinazione di questo fattore nel cane (o nell’uomo) devono essere adattate per poterle utilizzare per il gatto ed ogni laboratorio deve effettuare delle prove di convalida del proprio test e stabilire un proprio intervallo dei valori normali per questa specie animale.
Una prima diagnosi il veterinario la farà, valutando i sintomi dell’animale, la sua storia pregressa, una valutazione fisica, l’incidenza nella razza e l’età del gatto.
Successivamente procederà con effettuare esami di laboratorio aspecifici quali il TE (Tempo di Emorragia o di sanguinamento alle mucose) e l’aPTT che risultano allungati, mentre il PT (Tempo di Protrombina) ed il Fibrinogeno risultano, di regola, normali.
Ma solo misurando la quantità di FvW presente nel plasma, tramite una tecnica ELISA con anticorpi specifici per il gatto, ovvero cross reagenti impiegati in medicina umana e solo calcolando il tempo impiegato dalle piastrine per coprire una piccola lesione, che verrà misurato con un test chiamato tempo di sanguinamento della mucosa boccale.
Si riuscirà dopo tutte le indagini prima citate, a determinare la malattia di Von Willebrand nel gatto. Si potrà così finalmente procedere con il trattamento di questa malattia, l’unico modo per intervenire è fare delle trasfusioni al gatto con sangue intero fresco, plasma fresco, plasma fresco congelato e crioprecipitato fornirà vWF al sangue.
La terapia con componenti (plasma fresco congelato o crioprecipitato) è la soluzione migliore per la profilassi chirurgica (prevenzione) e per animali non anemici, per prevenire la sensibilizzazione dei globuli rossi e il sovraccarico di volume.
L’animale potrebbe aver bisogno di più trasfusioni per tenere sotto controllo o prevenire la malattia. In merito alla qualità di vita del gatto, con la malattia di Von Willebrand lieve o moderata può ritenersi buona e la cura da seguire potrà ritenersi ridotta al minimo se non addirittura nulla.
Per quanto riguarda invece la situazione del gatto un po’ più grave verranno richieste trasfusioni laddove dovesse necessitare di interventi chirurgici e anche a scopo precauzionale o di supporto.
Ciò che devi tenere a mente e che se hai un gatto con questa problematica, se si dovesse verificare un episodio di sanguinamento prolungato, chiama il veterinario e portalo immediatamente in una clinica veterinaria per un trattamento di emergenza.
Ciò che invece per amore del tuo micio puoi fare è, per esempio:
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