L’ipotiroidismo nel gatto una rara malattia per i felini ma da non sottovalutare. Vediamo quali le cause, i sintomi e il trattamento.
L’ipotiroidismo nel gatto non è una patologia molto frequente, infatti il disturbo della tiroide che si ritrova più spesso in questa specie è l’ipertiroidismo. Quest’ultima colpisce molto frequentemente i gatti più anziani, si tratta di uno su dieci gatti adulti.
L’ ipertiroidismo nel gatto, è una iperattività della tiroide, mentre l’ipotiroidismo è una condizione patologica caratterizzata da una diminuzione della produzione degli ormoni tiroidei, quali la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). Gli ormoni tiroidei hanno moltissime funzioni nell’organismo.
Supportano l’attività metabolica di molti tessuti dell’organismo ed aumentano il consumo di ossigeno; regola e controlla lo sviluppo del corpo; aiuta a sintetizzare proteine e grassi; aumenta il consumo di ossigeno; regola la temperatura corporea; forma le vitamine ed è essenziale per il corretto funzionamento del sistema nervoso.
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L’ipotiroidismo nel gatto, può essere acquisito oppure congenito. Quando un’inadeguata produzione di ormoni della tiroide si presenta nel corso della vita, l’ipotiroidismo si definisce acquisito, mentre l’ipotiroidismo congenito è quando la malattia è presente già dalla nascita.
Le cause possono essere diverse ma di facile interpretazione. Può essere causato dalla mancanza di sviluppo tiroideo e in entrambi i casi verrà considerato come ipotiroidismo primario.
È possibile includere anche atrofia della ghiandola e/o tumori o un’alterazione a qualsiasi livello dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroideo, conosciuto anche come asse regolatore. In caso di ipotiroidismo secondario, il problema sta nella sintesi degli ormoni tiroidei perché il funzionamento degli ormoni che controllano la ghiandola tiroidea non sta avvenendo in maniera corretta.
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L’ipotiroidismo nel gatto si presenta sotto determinati sintomi che sono campanello d’allarme che il felino ha qualche problema da non sottovalutare, come ad esempio l’aumento di peso, che è il primo fattore da tener presente. Altri sintomi che sono soliti presentarsi nell’animale sono:
Se si sospetta che il felino sia malato, al fine di trattarlo quanto prima possibile è fondamentale portarlo dal veterinario. Tuttavia può succedere che il gatto non mostri sintomi compatibili con l’ipotiroidismo, ma il livello degli ormoni della tiroide possono risultare comunque inferiori.
Questa condizione si chiama sindrome del malato eutiroideo e può essere notata con qualsiasi altra malattia. La funzione tiroidea rimane normale, nonostante i livelli ematici bassi e per questo non c’è bisogno di un trattamento. Mentre in caso dei sintomi precedentemente citati, ignorarli potrebbe portare a gravi complicazioni e persino alla morte.
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Per poter diagnosticare l’ipotiroidismo nel gatto l’unico test di maggiore affidabilità è la misurazione dei livelli sierici degli ormoni tiroidei. Questi esami del sangue potranno confermare la ridotta produzione di ormoni tiroidei al di sotto del range di riferimento.
Successivamente alla diagnosi il medico procederà alla sottoscrizione del trattamento che consiste nell’assunzione da parte dell’animale, di un ormone sintetico, per riportare alla normalità i valori nel sangue. Questa nella maggior parte dei casi è la cura per cui i veterinari optano per la cura di questa patologia.
Il monitoraggio del gatto ipotiroideo prevede visite periodiche dal veterinario. Inizialmente i controlli sono effettuati ogni 2-4 settimane, o secondo necessità. Successivamente, se il gatto ipotiroideo è clinicamente stabile, i controlli vengono effettuati ogni 4-6 mesi.
Da tener presente che la terapia va effettuata a vita. Nella maggior parte dei gatti ipotiroidei la prognosi è buona se la terapia è somministrata correttamente, il gatto può condurre una vita davvero normale e avere una buona aspettativa di vita. La prognosi può essere invece riservata nei gatti con ipotiroidismo che non vengono sottoposti a cura e quando viene effettuata una diagnosi è tardiva.
Raffaella Lauretta
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