La disfunzione cognitiva nel gatto è una malattia che colpisce il gatto nella fase della vecchiaia. Vediamo quali le cause, i sintomi e la cura.
Qualcosa a cui proprio non vorremmo mai assistere è la morte del nostro animale domestico, ma anche il suo invecchiamento è in alcuni casi molto triste. In particolare vedere invecchiare il proprio gatto è molto più toccante, il perché è presto detto.
Ciò che a cui il nostro felino ci ha abituati negli anni trascorsi insieme è una continua palestra di salti e inseguimenti, mentre oggi è irriconoscibile. Tutto questo perché i suoi muscoli non sono più gli stessi i suoi arti non hanno più la stessa forza e le malattie sono sopraggiunte in un corpo ormai anziano ma che ai nostri occhi resta il nostro gattino.
Tra le diverse malattie che possono colpire il nostro amico peloso si fa largo la disfunzione cognitiva nel gatto. In questo articolo tratteremo proprio di questa patologia, dei sintomi che ne comporta e dell’eventuale trattamento disponibile.
La sindrome da disfunzione cognitiva (CDS) è una malattia di norma associata ai cani anziani. Tuttavia, anche i gatti possono soffrire di questa stessa patologia. Le cause che si assegnano alla disfunzione cognitiva nel gatto sono di genere organiche, ad esempio: trauma cerebrale, lesione cerebrale, malattie neurodegenerative o anche l’abuso di farmaci.
Questa malattia è caratterizzata da un progressivo peggioramento delle funzioni cognitive, in particolare colpisce i gatti anziani nella fascia d’età che va dagli 11 ai 14 anni.
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La disfunzione cognitiva nel gatto è una malattia neurodegenerativa che come abbiamo precedentemente spiegato colpisce i gatti anziani e per noi umani è molto difficile distinguere i sintomi che possono essere dovuti all’età del gatto o alla malattia. I segnali della malattia infatti sono molto variabili, ad esempio:
Da tenere presente che il gatto che soffre di questa malattia neurodegenerativa può mostrare uno o più dei sintomi precedentemente elencati.
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Per poter effettuare una diagnosi della disfunzione cognitiva nel gatto, il veterinario dovrà effettuare determinati esami e elaborare tesi andando ad escludere altre cause dei sintomi riscontrati sull’animale. Stabilire una diagnosi non è molto semplice perché nel gatto anziano si hanno maggiori probabilità di riscontrare molteplici problemi medici.
Infatti, nel gatto anziano è comune un peggioramento di tutti i suoi sensi (ipoacusia o sordità, ipovisione o cecità, diminuzione dell’olfatto). Inoltre si presentano malattie tipiche dell’età, come: ipertiroidismo, diabete mellito, insufficienza renale nel gatto malattie epatiche, ipertensione, tumori e/o metastasi, affezioni dentali e/o del cavo orale, disturbi dell’apparato muscoloscheletrico che si accompagnano molto spesso a dolore.
Ragion per cui per potere arrivare ad avere una diagnosi precisa bisogna escludere tutte queste patologie. Stabilita la diagnosi si procederà al trattamento della disfunzione cognitiva nel gatto. La terapia ha come scopo quello di rallentare lo spietato avanzamento del danno neuronale e della morte cellulare e di migliorare i sintomi per evitare ulteriore dolore all’animale.
Sarà il veterinario a consigliare come intervenire tramite diete specifiche, integratori, acidi grassi, antiossidanti e farmaci. La Disfunzione cognitiva nel gatto non può essere curata, ma se riconosciuta precocemente, i sintomi possono essere ridotti e la progressione della malattia rallentata, grazie alla terapia precedentemente descritta. Lo specialista saprà come è meglio procedere elaborando ogni singolo caso nello specifico.
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Raffaella Lauretta
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