Le malattie trasmesse dai gatti randagi: descrizione e trattamento

Foto dell'autore

By Raffaella Lauretta

Salute dei Gatti

Malattie trasmesse dai gatti randagi: descrizione, causa, sintomi e trattamento delle principali patologie più diffuse dai felini che vivono in strada.

gatti randagi
Malattie trasmesse dai gatti randagi.(Foto Pixabay)

Andare in soccorso di un gattino randagio, è la prima cosa che ci viene in mente se incontriamo un piccolo cucciolo infreddolito. Ma come dobbiamo comportarci? Di cosa dobbiamo preoccuparci? Quali sono le malattie trasmesse dai gatti randagi?

Le malattie trasmesse dai gatti randagi

gatto randagio
Gatto randagio.(Foto Pixabay)

Spesso capita di incrociare per strada gattini randagi e viene spontaneo pensare di poterseli portare a casa e farli diventare domestici.

Ma questa non è sempre una buona idea, soprattutto per i gatti appartenenti alle colonie feline che non sono abituati a un contatto costante con l’uomo e non è automatico che accettino di buon grado l’ospitalità di una casa e di tanto amore.

Inoltre non ne conosciamo la provenienza e soprattutto lo stato di salute. Di seguito andremo a descrivere le principali malattie trasmesse dai gatti randagi.

Ferite del graffio del gatto randagio

La malattia del graffio o Bartonella è una patologia causata da un gruppo di batteri chiamato Bartonella, rientra nelle malattie zoonotiche, cioè viene trasmessa dagli animali all’uomo.

Questa malattia è detta anche malattia del graffio del gatto proprio perché viene trasmessa tramite graffio provocando ferite nella pelle di altri gatti o della pelle dell’uomo. Esistono ci sono tre tipi di batteri che provocano questa condizione:

  • Bartonella helensae;
  • Bartonella Clarridgeiae;
  • Bartonella Koehlera.

La principale causa di questa infezione da bartonella sono le pulci , anche se le infezioni possono verificarsi anche attraverso le zecche.

Il gatto si infetta quando viene a contatto con le feci di altri animali, con l’ingestione di questi parassiti o attraverso il contatto di fluidi come la saliva o ferite aperte , nonché trasfusioni di sangue incontrollate.

L’animale potrebbe non mostrare sintomi, che è più comune nel caso di gatti parassiti da Bartonella helensae, mentre nella Bartonella vinsonii subsp. berkhoffii , così come altre sottospecie diverse da helensae, emergono i seguenti sintomi:

  • epistassi (sangue dal naso);
  • l’anemia transitoria;
  • problemi ai reni;
  • condizioni neurologiche;
  • febbre;
  • uveite;
  • letargia.

Nel momento in cui risultano visibili questi sintomi è necessario rivolgersi al veterinario, il quale provvederà ad esaminare un campione di sangue dell’animale, che è chiamato test gold standard, grazie al quale possono è possibile evidenziare la presenza di batteri bartonella nel flusso sanguigno del gatto.

Se i test sono positivi, bisognerà affronta con un trattamento antibiotico per circa 28 giorni. Ciò nonostante, una buona prevenzione, risulta essere sempre la miglior opzione. Applicare misure antiparassitarie contro l’infezione da pulci, nonché controllare il contatto del nostro animale domestico con gatti randagi.

Toxoplasmosi

La toxoplasmosi nel gatto viene si trasmette tramite il parassita monocellulare chiamato toxoplasma gondii. Uccelli e mammiferi, sono gli ospiti intermedi del toxoplasma gondii, mentre il gatto è l’ospite finale.

Questa malattia appartiene al gruppo di malattie infettive animali chiamate zoonosi e può colpire uomo e animale. Infatti chi ha un gatto può essere contagiato dal toxoplasma gondii anche entrando in contatto con le feci del suo animale, per esempio mentre si applica la pulizia della lettiera del gatto.

Generalmente questa malattia è asintomatica e l’organismo del gatto tende a debellare la malattia autonomamente. Mentre nei gatti con un sistema immunitario debole, quindi gattini, gatti anziani o malati i sintomi potrebbero verificarsi i seguenti sintomi:

  • febbre;
  • diarrea;
  • infiammazione degli occhi;
  • problemi dell’apparato respiratorio nei gatti.

Davanti a questa sintomatologia è bene rivolgersi al veterinario, il quale esaminerà il sangue e le feci dell’animale, per constatare la presenza di anticorpi particolari, utili a combattere l’infezione.

Per i gatti con un buon sistema immunitario non sarà necessario alcun trattamento, mentre quelli con sistema immunitario deboli si procederà con una terapia che diventa assolutamente necessaria nelle donne incinte.

In generale si usa un trattamento a base di antibiotici per due settimane. Sarà fondamentale seguire con attenzione tutte le indicazioni del veterinario, soprattutto se in casa è presenta una donna incinta.

Rabbia

La rabbia nel gatto, è una zoonosi fatale e in alcuni Paesi europei l’animale è considerato una specie ad alto rischio per la trasmissione all’uomo.

Sebbene i gatti possano essere infettati dai pipistrelli (con il virus della rabbia o con altri lyssavirus), il rischio è comunque basso, ma è sufficiente un morso da parte di un animale infetto per contagiare la malattia, in quanto il virus della rabbia si trova nella saliva e nelle secrezioni degli animali.

Il vaccino antirabbico è l’unica misura di prevenzione per la rabbia. La malattia nella rabbia nel gatto attraversa diverse fasi, esse sono:

  • periodo di incubazione: è una fase in cui il gatto non manifesta dei sintomi evidenti. Questo periodo può durare da una settimana a diversi mesi. Di solito i primi sintomi compaiono trascorso un mese dal contagio. In questo periodo la malattia si diffonde nel corpo.
  • periodo prodromico: questa fase determina dei cambiamenti nel modo di comportarsi del gatto. Può durare dai 2 ai 10 giorni.
  • fase di eccitazione o furiosa: fase tipica della rabbia. Il gatto è estremamente suscettibile, mostra cambiamenti comportamentali e caratteriali bruschi e può mordere o aggredire il padrone e altre persone o animali.
  • fase paralitica.

I tempi delle varie fasi e i sintomi possono logicamente variare da gatto a gatto, anche se i principali sintomi sono: comportamento strano, irritabilità, eccesso di saliva (sbava), febbre, vomito, perdita di peso e di appetito, paura dell’acqua, convulsioni, paralisi.

In conclusione, in presenza di questi sintomi la prima cosa da fare è isolare il gatto per evitare che trasmetta la malattia ad altri animali. Rivolgersi immediatamente al veterinario che a seconda dello stadio della malattia potrà optare per l’eutanasia, se dovesse essere avanzata.

La vaccinazione è l’unica prevenzione, anche se è più comune per il cane. Ecco perché nelle aree endemiche per la rabbia, i gatti randagi devono essere sempre avvicinati con cautela; la manipolazione e la cura di animali randagi deve essere considerata pericolosa, anche se all’apparenza sembrano sani.

Tigna

La tigna nel gatto o meglio, le micosi cutanee del gatto sono da sempre un grande timore per i proprietari. Questa malattia è causata da alcuni funghi che si nutrono delle cellule superficiali della pelle del gatto.

Gli stessi funghi possono trasmettersi da gatto a cane e anche da gatto a uomo, in particolare ai bambini. L’infezione si può contrarre in modo diretto (ad esempio accarezzando il gatto) o indiretto (diffusione dei funghi nell’ambiente).

Purtroppo molte malattie della pelle sono contraddistinte dalla perdita di pelo, e questo ritarda la diagnosi della tigna. I sintomi infatti possono essere: chiazze rotondeggianti senza pelo, poco pruriginose, talora accompagnate da lieve arrossamento cutaneo.

Il trattamento della tigna nel gatto consiste in diversi farmaci, sia locali che per uso orale, da usare in abbinamento e per tempi lunghi.

Leucemia felina e AIDS felino

La FIV (ovvero l’AIDS felino) e la leucemia felina (retrovirus) sono due malattie di immunodeficienza che colpiscono e danneggiano il sistema immunitario del gatto. Da precisare che si tratta di due malattie non trasmissibili all’uomo, ma tra animali, si.

Ecco perché prima di accogliere in casa un gattino preso dalla strada, sarà meglio portarlo dal veterinario per un controllo completo della sua salute. Il virus dell’AIDS felino, che si trova nel sangue e nella saliva, si trasmette con il morso ed i graffi, ma si può trasmettere dalla gatta gravide sui gattini.

Il virus della leucemia felina si trasmette invece per lo più tramite la saliva. I sintomi della leucemia felina e dell’AIDS felino sono gli stessi, ossia: gengiviti, stomatiti, disturbi digestivi, l’anemia, febbre, nausea, infiammazione degli occhi e infezioni respiratorie.

Non esiste una cura per queste malattie, ma per le infezioni secondarie si possono usare antibiotici e farmaci anti-infiammatori. Esistono anche farmaci antivirali che possono rallentare l’attività virale e gli stimoli immunitari. Per salvaguardare la salute sono necessari la cura, cibo di qualità e controlli periodici.

Potrebbero interessarti anche:

Raffaella Lauretta

 

Gestione cookie