La mastite nella gatta è una malattia che colpisce le gatte e i gattini. Impariamo a riconoscerla e ad aiutare l’animale a guarire.
La mastite nella gatta, è un’infiammazione delle ghiandole mammarie, di solito compare dopo il parto ma non solo. Può manifestarsi con una lieve infiammazione o anche con un’infezione grave accompagnata da cancrena.
Ragion per cui bisogna imparare a riconoscerne i sintomi per poter portare la gatta dal veterinario ai primi segni clinici, in modo da poter essere curata. In questo articolo andremo a trattare le cause, i sintomi, le diagnosi e il trattamento di questa patologia assai dolorosa.
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La maggior parte delle mastiti nella gatta, sono causate da infezioni batteriche ascendenti (quindi i batteri entrano dalla mammella), soprattutto streptococchi, stafilococchi e coliformi. Questi batteri entrano attraverso i dotti galattofori o dalle micro lesioni causate sulle mammelle da unghie e denti dei cuccioli.
Anche perché è una patologia che colpisce non solo le gatte puerpere ma anche i gatti neonati. Quando ad esempio avviene lo svezzamento dei gattini improvviso e non graduale, quando vi è la mancanza di igiene o durante la fase dei cuccioli che succhiano dalla mammella.
La mastite nel gatto può svilupparsi su una singola mammella, su parte di una mammella o su più mammelle. Se la mastite non viene curata in tempo, si possono avere delle serie complicazioni, come: ascessi mammari, fistole, gangrena, perdita della mammella, setticemia fino ad arrivare alla morte.
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I sintomi riscontrati nella mastite nel gatto appaiono diversi a seconda della gravità della malattia. Tutto sommato i segnali clinici che in ogni caso si rivelano nell’animale possono essere i seguenti in qualsiasi stadio la patologia possa essere, essi sono i seguenti:
Al presentarsi solo di alcuni di questi sintomi si dovrà immediatamente portare il gatto dal veterinario.
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Una volta individuati i sintomi nel gatto fatta una prima visita fisica dettagliata da parte del veterinario, quest’ultimo prescriverà una citologia della secrezione mammaria, una coltura batterica del latte e un esame del sangue. Una volta diagnosticata la mastite nel gatto, il trattamento della patologia è generalmente facile da gestire a casa.
Una cosa da sottolineare è che la gatta non sarà costretta a smettere di allattare i cuccioli, ma anzi l’allattamento dovrà avere una durata minima compresa tra 8 e 12 settimane. Lo svezzamento è riservato solo ai casi in cui si verificano formazione di ascessi o mastite gangrenosa.
Il trattamento avrà inizio con una terapia antibiotica a largo spettro con una durata di almeno 2 settimane. L’importante è essere costanti nella cura e non interromperla anche se l’animale sembra aver recuperato e star bene già dopo pochi giorni. Per ridurre il dolore si possono utilizzare antinfiammatori non steroidei per uso veterinario.
In caso di mastite con cancrena, l’intervento chirurgico può essere utilizzato per rimuovere il tessuto necrotico. Prevenire la mastite nel gatto è possibile se hai cura del tuo animale, cercando di fare un esame fisico quotidiano nel momento in cui lo accarezzi e magari nel momento dell’allattamento assicurati che i cuccioli stiano allattando da tutte le mammelle e, se necessario, fai ruotare fisicamente i cuccioli, facendoli alternare.
Ricorda inoltre che la sterilizzazione del gatto riduce notevolmente le possibilità di mastite e cancro. In ogni caso la maggior parte delle volte la prognosi è buona, ma vale sempre e solo la regola che prima si interviene è più semplice sarà la cura.
Raffaella Lauretta
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