Cosa sappiamo sulla castrazione del gatto? Perché a volte è consigliabile e qual è la differenza con la sterilizzazione? Tutto quello che c’è da sapere.
Non è mai semplice affrontare l’argomento ‘castrazione’ con i padroni dei gatti: molti si sentono in colpa o sono frustrati al pensiero di dover necessariamente sottoporre il proprio felino a un’operazione così definitiva e dolorosa. Sebbene possa sembrare assurdo togliere ad un gatto la possibilità di avere dei gattini, in realtà a volte è l’unica soluzione possibile. Allo stesso modo vi sono alcune condizioni di salute che rendono necessaria l’operazione per evitare che possano insorgere altre difficoltà. Insomma la castrazione del gatto è da sempre un argomento difficile da affrontare, così come la sterilizzazione, ma ci proveremo in maniera semplice.
Castrazione del gatto: quando farla e perché
Sebbene sia incredibile l’idea di privare il gatto della possibilità di avere dei discendenti, in molti casi essa è necessaria proprio per evitare che metta al mondo dei gattini di cui nessuno potrà occuparsi. Partiamo da un presupposto: quello del procreare, per un gatto, è la diretta conseguenza del suo istinto sessuale. Infatti proprio per questo sarebbero portati ad avere tanti ‘figli’ che spesso un padrone non è in grado di accudire. A volte non è questione di volontà, ma anche problematiche di spazio, economiche etc. Proprio per questo si ricorre spesso alla castrazione come soluzione ultima, anche per non essere terrorizzati dai possibili incontri del gatto e quando non è sotto la nostra stretta sorveglianza.
Inoltre un gatto che non è castrato, nell’età puberale, potrebbe sentire la necessità di trovare un compagno con cui accoppiarsi: questo potrebbe condurre il felino anche molto lontano da casa, col rischio che possa perdersi o correre qualche pericolo (dagli incidenti alle malattie infettive del gatto).
I comportamenti di un gatto non castrato
Quando una gatta è in calore (Leggi qui: Gatto in gravidanza: tutto ciò che c’è da sapere dal calore alla gravidanza) emana alcuni segnali particolarmente significativi: si rotola a terra, emette versi particolari per richiamare il maschio e spesso soffrono di inappetenza. Quando una gatta non si accoppia inoltre può soffrire di diverse patologie, tra cui tumori alle ghiandole mammarie, problemi intimi e cisti. Un animale castrato non ha di questi comportamenti e dunque non rischi di ammalarsi delle suddette patologie.
Sterilizzazione e castrazione: punti in comune e differenze
Spesso si parla di entrambe senza avere un’idea chiara dell’argomento. Ecco in cosa consistono sia la sterilizzazione sia la castrazione felina.
- Sterilizzazione: è un’operazione che si effettua sulle femmine di gatto, e consiste nella rimozione dell’utero e delle ovaie (detta anche ovario-isterectomia). Essa si effettua o con un’incisione ventrale (dall’addome) e dei punti di sutura per chiudere la ferita. Quest’ultima ha il vantaggio di costringere il gatto ad una convalescenza molto breve, ma viene poco utilizzata a causa del suo costo piuttosto oneroso. La sterilizzazione si può effettuare solo dopo l’anestesia, sebbene quest’ultima possa avere gravi conseguenze (anche letali) sulla salute del gatto. Quando sottoporre il gatto a sterilizzazione? Dopo i quattro mesi d’età e comunque dopo il primo estro (Leggi qui le fasi della gravidanza del gatto).
- Castrazione: si effettua sui gatti maschi, cui sono asportati i testicoli (si chiama infatti: orchiectomia). Anche questo tipo di ferita necessita di punti di sutura, sebbene negli ultimi tempi si stia utilizzando un materiale gommoso che chiude ugualmente la pelle lacerata. Quando è il caso di effettuarla? Verso i 6 mesi di vita, ovvero quando i testicoli sono ormai scesi ma il sangue che fluisce in essi è ancora in quantità ridotte, per evitare il rischio di emorragie. Secondo studi più recenti della WINN Feline Foundation, in collaborazione con l’American Veterinary Medical Association, il gatto castrato non soffre di patologie del tratto urinario, come si credeva in precedenza.
La castrazione del gatto: costi, durata e convalescenza
Innanzitutto bisogna aspettare che il gatto sia maturo ma che non superi i sei mesi di vita: questo aiuta non solo ad impedire al gatto di procreare senza limiti ma anche di correre meno rischi possibili per la sua salute. L’operazione in sé dura circa 20 minuti e, trascorsa qualche ora, il gatto potrà essere riportato a casa. Durante la convalescenza dovrà osservare un assoluto riposo, in modo da recuperare le forze e tornare in forma. Il costo dell’operazione varia a seconda del veterinario che la effettua, ma dipende anche dai costi regionali. Solitamente quando si adotta un gatto dai gattili, gli esemplari sono già sterilizzati e il neo-padrone può fare un’offerta a piacere.
La convalescenza post-castrazione non richiede cure particolari: è necessario tanto riposo e magari fare in modo che il gatto non si lecchi troppo la ferita. Questa potrebbe infettarsi e gonfiarsi, richiedendo il necessario intervento del veterinario.
Gatto castrato: caratteristiche
Un gatto che ha subìto l’operazione solitamente presenta altri disturbi: quelli di tipo alimentare (obesità nel gatto), comportamentali (apatia e indifferenza agli umani e agli altri simili). Di certo non soffrirà dei disturbi legati al periodo del calore, proprio perché non subirà stravolgimenti ormonali. L’obesità è dovuta al poco movimento e all’aumento della fame, sebbene il fabbisogno energetico diminuisca. Quindi è opportuno adottare per lui un’alimentazione specifica, con prodotti studiati apposta per gatti sterilizzati, che contengono meno calorie e meno carboidrati.
Naturalmente eliminando il desiderio sessuale, si eliminerà anche l’istinto ad accoppiarsi. Sarà solitamente più docile e meno portato a zuffe con i suoi simili. Inoltre si riduce il rischio delle malattie più comuni come la FIV o la FeLV.
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F.C.