Avvelenamento da organoclorurati nel gatto, un pericolo sempre possibile. Vediamo di capire cosa può provocarlo, quali sintomi si manifestano e qual è la cura adatta.
Prendersi cura della salute del proprio gatto domestico è una vera e propria missione. Ogni giorno il micio può mettersi in pericolo o correre il rischio di fare incidenti, ammalarsi, intossicarsi e anche avvelenarsi. Sono pochi gli ambienti esterni assolutamente sicuri per lui e sia dentro che al di fuori delle mura domestiche la prudenza non è mai troppa. Oggi, ad esempio, parliamo di avvelenamento da organoclorurati nel gatto e della sua cura.
É una problematica che può interessare molti gatti ed occorre conoscere bene le conseguenze di questo sfortunato incidente del felino, individuando le cause dell’avvelenamento e osservando con attenzioni i sintomi che si manifestano. Vediamo meglio qui nell’articolo.
Non sempre ci è possibile seguire e proteggere il nostro felino domestico. Anche troppo spesso il peloso può cadere vittima di incidenti domestici e di realtà esterne pericolose per la sua sicurezza. Quando non si ha il pieno controllo su di lui, bisogna essere sempre pronti a notare il più piccolo cambiamento improvviso nel suo comportamento.
L’avvelenamento nel felino è una problematica abbastanza comune e che non va sottovalutata. Per organoclorurati si intendono degli insetticidi molto potenti come lindano e endosulfan, che riuscivano a persistere nell’ambiente per molte ore, i quali venivano utilizzati spesso in passato. Oggi, con le nuove conoscenze, li si usa pochissimo.
Gli organoclorurati vengono suddivisi in tre categorie: idrocarburi clorurati, comprendenti lindano, mirex, clordecane e alfa-BHC; DDT, cioè bulan, prelan, metossicloro e dicfol; infine, i ciclodieni, come clordano, endosulfan, entri e diedri.
Questi insetticidi sono poco in uso, perciò l’avvelenamento da organoclorurati nel gatto può avvenire a causa di vecchi residui di magazzino usati da persone inesperte. Dette sostanze, quindi, vengono velocemente assorbite per via orale e locale dal felino.
Una volta assorbiti, si diffondono nei tessuti, quindi nel grasso, nel fegato, nei reni e nel sistema nervoso. Il veleno agisce, infatti, sulle zone centrale e periferica del sistema nervoso felino, provocandogli fascicolazioni e tremori. Questa distribuzione del veleno nei tessuti è molto pericolosa, poiché esso rischia di restare intrappolato nel grasso e per eliminarlo occorrerà del tempo.
All’inizio, il gatto attraversa una fase abbastanza lunga di intossicazione, della durata di 4-5 ore. Dopo questa prima fase, si manifestano in lui sintomi e segnali comportamentali quali:
Quando la sostanza tossica viene rilasciata, si presentano ulteriori sintomi nel micio, tipici dell’intossicazione cronica, quali eccessivo dimagrimento, anoressia nel gatto, atrofia testicolare o ciclo estrale irregolare.
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Come abbiamo visto, sono vari i segnali e i sintomi a cui dobbiamo prestare attenzione per un sospetto avvelenamento da organoclorurati nel peloso. Una volta confermata l’intossicazione nell’animale bisogna procedere con la terapia adatta alla situazione. Ma in cosa consiste la terapia? Leggiamo meglio più avanti.
É bene sapere fin da subito che, purtroppo, non esiste una vera cura per il gatto intossicato e questo lo confermerà anche il medico veterinario a cui ci si rivolge. Si può intervenire in due modalità.
Se l’avvelenamento nel micio è avvenuto per via orale, si deve somministrare, entro 4 ore dall’ingestione del veleno, olio minerale o del carbone attivo. Se, invece, l’assorbimento avviene per via cutanea, bisogna assolutamente lavare bene il peloso con acqua tiepida e utilizzando del sapone, indossare dei guanti e tosare il pelo.
Successivamente si deve sistemare il gatto in un ambiente tranquillo e silenzioso, per aiutarlo a calmare probabili spasmi e convulsioni. Occorrerà sottoporre ad una dieta il felino, poiché dimagrendo potrà liberarsi dell’adipe tossico e ripulire il suo organismo.
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Ilaria G
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