Analisi delle urine del gatto, un test fondamentale. Perché farle, quando, cosa rivelano e come prelevare la pipì in modo corretto.
Scegliere di adottare un animale domestico comporta una certa responsabilità, in merito al suo benessere e alle sue cure.
Anche accogliere in casa un gatto, vuol dire nutrirlo e curarlo, ma non solo con attenzioni e premi, anche con le dovute vaccinazioni e visite mediche.
Nei controlli di routine vanno incluse anche le analisi delle urine del gatto.
Nell’articolo di oggi, impareremo quando, perché farle e cosa rivelano sulla salute del gatto.
Le analisi delle urine del gatto è il test diagnostico meno eseguito e peggio esaminato tra tutti gli esami, nonostante sia al terzo posto (per importanza) nella classifica degli esami diagnostici.
Solamente preceduto dall’emocromo con formula e dal biochimico del sangue, ma vediamo per quali motivi, invece andrebbe considerato e soprattutto eseguito.
Le urine, nell’uomo come anche nel gatto, sono il prodotto di scarto dell’organismo.
Sapere cosa il corpo elimina e cosa invece trattiene permette di valutare lo stato di salute dell’animale come nell’uomo.
In particolare, consente di valutare le infezioni batteriche della vescica e dei reni o meglio la funzionalità renale nel gatto.
Inoltre, fornisce anche informazioni fondamentali sulla funzionalità del fegato, sull’equilibrio acido base e sulla regolazione del glucosio.
Gli esperti, consigliano di eseguire le analisi delle urine del gatto almeno una volta all’anno negli animali di età superiore ai 7 anni, a meno che non ci siano situazioni quali:
Se state pensando al prelievo del campione di urina attraverso la medesima procedura umana (urina spontanea nel contenitore), state sbagliando di grosso. Questa procedura è totalmente scorretta!
Per prima cosa perché sarebbe davvero difficile provvedere alla raccolta dell’urina di mezzo, quindi non il primogetto del gatto e poi ad ogni modo verrebbe contaminata dalla presenza di pelo impuro intorno all’organo e non solo.
Perciò la raccolta delle urine del gatto è bene effettuarla con la cistocentesi, una procedura diagnostica semplice, veloce, indolore.
Si esegue con un ago sottile e una siringa da 5 o da 10 ml, sotto guida ecografica. Si effettua come una iniezione ma non si iniettare nulla, al contrario si aspirano le urine.
L’animale non soffre e non rischia nulla se collabora, se invece dovesse agitarsi, oppure la quantità di urina in vescica è poca o non si possiede un ecografo, è bene rimandare.
In alternativa si può procedere con il catetere, ma non è esente lo stesso da alcuni rischi procedurali.
Potrebbe infatti, irritare la delicata mucosa uretrale e causare poi fastidiose, ma temporanee uretriti. Ad ogni modo, piuttosto che per minzione spontanea e meglio per cateterismo.
Questa procedura può come abbiamo detto andare bene, ma se dovessero nascere dei dubbi interpretativi, bisognerà eseguire una raccolta sterile e pulita, attraverso la cistocentesi.
Le analisi delle urine del gatto, oltre che necessario eseguirle, è giusto anche saperle interpretarle.
Cosa occorre sapere riconoscere? Ecco i criteri fondamentali:
Tra i valori più importanti abbiamo il PH, i globuli bianchi, i rossi e tanto altro. Vediamo di cosa si tratta e come interpretarli.
Globull blanchi (piuria) la loro presenza nelle urine indica infezione, malattie renali, diabete.
Globuli rossi (ematuria): non devono essere presenti nelle urine, la loro presenza indica infiammazione, malattie, traumi, difetti della coagulazione, calcoli, cistite e tumore.
Glucosio e chetoni: la loro presenza si rileva nei gatti diabetici, o in presenza di chetoacidosi diabetica, malattie metaboliche.
Bilirubina: è un pigmento biliare di colore arancione prodotto dal fegato. Se presente nelle urine può indicare una malattia del fegato, emolisi, lipidosi epatica o FIP.
Ph: il valore del Ph indica diverse condizioni:
Il valore 7 è considerato neutro, inferiore a 7 le urine sono acide, superiore a 7 le urine vengono definite alcaline.
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Proteine: le proteine sono presenti nelle urine in piccole quantità (tracce), ma la loro presenza può essere dovuta ad uno sforzo fisico prolungato, una dieta iperproteica e febbre nel gatto.
La proteinuria renale indica la progressione e l’aggravamento dell’insufficienza renale cronica.
Attenendosi alle nuove direttive IRIS (Internatonal Renal Interest Society) vengono classificati cani e gatti:
La proteinuria deve essere valutata insieme al peso specifico delle urine.
Rapporto PU/CU: ovvero tra proteinuria e creatinuria. Serve a valutare la presenza di un danno renale in caso di infezioni alle vie urinarie o di un’alterata funzionalità renale riscontrate con esame del sangue. Un valore inferiore a 0,5 è eccellente, ma viene tollerato fino a 1.
In presenza di un elevato quantitativo di proteine nelle urine può essere utile effettuare and chiamato elettroforesi delle proteine urinarie (SDS-PAGE).
L’elettroforesi delle proteine urinarie, è un esame che permette di sapere, dal punto di vista qualitativo, quali proteine glomerulari vengono perse con le urine.
In base all’origine delle proteine, possiamo classificare in:
Il sedimento è un esame che individua globuli rossi, globuli bianchi, batteri, cristalli, o altri materiali che non devono essere presenti nelle urine.
La creatinina viene filtrata quasi esclusivamente nel glomerulo, fornisce informazioni sulla funzionalità renale molto prima di un aumento dell’urea e della creatinina nel sangue.
Eventualmente, viene determinata e confrontata con la produzione di urina al minuto.
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