Tra le varie malattie genetiche che possono colpire il gatto si annovera l’acondroplasia: scopriamo che cos’è e come incide sulla vita del felino.
L’essere umano ed il gatto “condividono” diverse patologie, che possono colpire sia l’uno che l’altro. Tra esse anche l’acondroplasia, malattia genetica alla quale, in particolare, sono soggette alcune razze di gatto. Ecco un breve prospetto della patologia.
L’acondroplasia nel gatto è una malattia genetica, meglio nota come nanismo felino.
Il gatto si presenta con gli arti più corti, mentre testa e corpo sono di dimensioni ordinarie. L’acondroplasia è una forma meno grave dell’osteocondrodisplasia, che è una malattia ereditaria delle ossa e delle cartilagini.
Per quanto la patologia sia piuttosto rara, nel secolo scorso la mano dell’essere umano ha dato vita a delle razze feline caratterizzate “ordinariamente” da nanismo; a tal proposito si utilizza l’espressione “nanismo selettivo” per indicare il fenomeno.
Tra le razze feline più famose si annovera il Munchkin: detto anche gatto bassotto, il felino è affetto da acondroplasia, poiché a fronte di testa e corpo di dimensioni ordinarie, si ritrova con gli arti di lunghezza inferiore.
Da citare anche il Dwelf (che ha le zampe anteriore più corte rispetto a quelle posteriori), il Bombay, e il Lambkin (frutto di incroci fra più razze).
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Che aspettative di vita ha un gatto affetto da acondroplasia, o, peggio ancora, da osteocondrodisplasia? Non esiste una risposta univoca; il tutto dipende dal caso specifico. Che il felino sia affetto da nanismo non significa automaticamente che avrà un’esistenza più breve.
Un gatto nano, infatti, che può svolgere senza problemi le attività ordinarie, ha le stesse speranze di vita di un felino non portatore dell’acondroplasia. L’anomalia genetica, tuttavia, rende più alte le probabilità di insorgenza di problemi quali artrite, dolore alle articolazioni, e, nei casi più gravi, problemi di mobilità.
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Va ricordato, inoltre, che l’acondroplasia è una forma meno grave dell’osteocondrodisplasia, che cagiona maggiori difficoltà al gatto che ne è affetto. Anche in assenza di disturbi evidenti, il felino va comunque monitorato costantemente, con visite periodiche dal proprio veterinario di fiducia.
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A. S.
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