Quanti gatti ci sono mondo? Mai risposta fu così difficile. Ma alcuni ricercatori hanno provato a dare… i numeri.
“Siamo quattro gatti”, ma anche no: a quanto pare i felini che popolano il pianeta sono decisamente di più. A svelarlo alcuni ricercatori, che hanno deciso di rispondere ad una semplice curiosità di tanti amanti del piccolo animale: quanti gatti ci sono al mondo? Non c’è che dire, i numeri sono sorprendenti.
Sono tanti i gattari, e non solo, che vorrebbero sapere la risposta alla domanda “quanti gatti ci sono al mondo?”.
Alcuni ricercatori hanno cercato di soddisfare tale curiosità, effettuando degli studi sull’argomento. É bene premettere che i risultati non possono essere considerati veritieri al 100%, stante la difficoltà, o meglio, l’impossibilità di fare un censimento della popolazione felina, e la continua evoluzione della medesima.
Anche fare i conti sul numero dei felini presenti in un solo Paese sarebbe un’impresa improba (anche se nel nostro qualcuno ci ha provato, sull’argomento leggi quanti gatti ci sono in Italia?) figurarsi per l’intero pianeta.
É bene altresì specificare che l’oggetto della ricerca sono i gatti domestici; non anche, dunque, quelli selvatici.
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Fatte tali doverose premesse, possiamo affrontare nel merito la questione.
Tra coloro che si sono cimentati nell’ardua impresa, i ricercatori dell’Ecology Global Network, che sono arrivati alla conclusione (e alla stima) che nel mondo ci sono ben 600 milioni di gatti domestici. E per domestici si intendano i gatti di proprietà, quelli randagi e quelli accuditi in gattili e rifugi.
Seicento milioni è un numero enorme, distribuito tra le varie razze feline esistenti (anche sul punto vi sono delle controversie sul numero di quelle esistenti, a seconda dell’Associazione interpellata).
Non dissimili le stime elaborate da Euromonitor per conto del Washington Post. Secondo l’azienda, il numero di gatti esistenti al mondo si attesterebbe sui 650 milioni, e sarebbe superiore rispetto alla popolazione canina (530 milioni secondo la stessa fonte).
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Le ragioni di tali numeri sono da ricercare in vari fattori. Prima di tutto, la coabitazione con l’essere umano.
Il gatto vive negli ambienti urbani e suburbani, ed è amato dal genere umano; e quando non è amato, è in genere tollerato, per le varie utilità che costituiscono le ragioni per cui l’essere umano ha addomesticato l’animale millenni addietro (su tutte la caccia ai roditori, fonti di malattie e di pericolo per le derrate alimentari).
Inoltre, si consideri l’alta capacità riproduttiva di questi piccoli felini. In molti paesi il randagismo del gatto costituisce un problema; l’animale vive accanto all’essere umano e nell’habitat da quest’ultimo modificato, in cui non è affatto semplice procurarsi del cibo.
Il randagio diviene così una figura ibrida tra animale domestico e selvatico. Anche nei Paesi dove si registra una sensibilità più alta verso le sorti dell’animale, la situazione è ancora ben lungi dall’essere la migliore desiderabile.
Anche in Italia, ad esempio, il numero dei randagi è ancora troppo alto, e le campagne di sterilizzazione del gatto spesso sono insufficienti (se non inesistenti in alcuni luoghi).
Insomma, a conti fatti, il numero dei piccoli felini appare forse eccessivo; non tanto come valore assoluto, ma per le condizioni che l’essere umano non è ancora in grado di assicurare all’animale, nei cui confronti dovrebbe avere maggiore responsabilità.
Antonio Scaramozza
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