La peste, il flagello che ha falcidiato l’umanità più volte nel corso della storia, può colpire anche il gatto. Ecco come riconoscerla.
La peste è stato un vero e proprio flagello dell’umanità; nell’immaginario collettivo è andata ben oltre i suoi effettivi “meriti”; basti pensare che nel Medioevo il termine peste veniva utilizzato per indicare ogni fenomeno pandemico. Ancora oggi, nonostante gli enormi progressi in campo medico, si registrano ogni anno dei nuovi casi. Anche il gatto può essere colpito dalla peste: scopriamo come riconoscerne i sintomi.
La peste è, probabilmente, la malattia più iconica nella storia dell’essere umano. Un vero e proprio flagello, tanto che nelle rappresentazioni pittoriche le erano state attribuite le sembianze della morte.
Una terribile piaga, che in realtà non se n’è mai andata. Ancora oggi, infatti, continuano ad essere registrati casi in tutto il mondo.
Basti pensare che nel 2021 in Congo ci sono stati più di 500 casi di peste bubbonica, che ha falcidiato 31 vite. La notizia è passata quasi inosservata, stante l’attenzione mondiale catalizzata costantemente sulla pandemia Covid-19.
Anche i nostri amici animali non sono immuni dalla malattia. Certo, oggi è piuttosto raro che il gatto possa ammalarsi di peste, e ancor di più che possa mostrare dei sintomi evidenti. Ma come si trasmette la peste al gatto?
Le modalità di trasmissione sono quelle tristemente note: la malattia si trasmette per mezzo del batterio Yersinia Pestis, trasportato dalle pulci di ratti ed altri roditori selvatici.
Dunque basta che il gatto venga morso da una pulce infetta, o entri in contatto con salive, feci o tessuti di un animale infetto o ancora che si cibi delle sue carni.
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Come detto, al giorno d’oggi è raro che il gatto possa ammalarsi di peste; ancor più raro che possa mostrare dei sintomi evidenti della zoonosi. Tra i principali segnali clinici si annovera la febbre nel gatto. Certo, essa non basta da sola a comprendere che vi siano gli estremi della patologia.
Pertanto il principale segno identificativo è l’ingrossamento dei linfonodi, tipico della peste bubbonica, la principale tra le forme della patologia. Ben visibili, di norma nella zona sottostante alla mascella, anche gli evocativi bubboni, che spesso vengono confusi con dei “semplici” accessi.
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La peste, e quella che colpisce il gatto non fa eccezione, si cura attraverso la somministrazione di antibiotici.
Tuttavia, nella lotta alla patologia va valutato anche il possibile contagio. La peste è a tutti gli effetti una zoonosi, che il gatto può trasmettere all’essere umano per via aerea, con secrezioni orali, con un semplice graffio.
Quindi, laddove il nostro amico a quattro zampe abbia contratto la malattia, sarà necessario evitare qualsiasi contatto durante il periodo di cura.
Molto si può fare a livello di prevenzione. Innanzitutto va chiarito che il rischio che il gatto possa contrarre la peste è limitato a specifiche aree nel mondo. Sono secoli che in Europa non si registrano dei casi; insomma, è molto improbabile che il vostro amico a quattro zampe possa ammalarsi di peste.
Dunque solo nell’ipotesi in cui si accerti, nella propria zona di residenza, l’esistenza di un focolaio, prenderemo gli opportuni provvedimenti; ad esempio, impedire al gatto di uscire dall’abitazione, proprio per evitare che cacciando possa ingerire un animale infetto.
Va da sé, e questo a prescindere dalla peste, che il gatto vada protetto dai parassiti (sull’argomento può interessare la lettura di Come capire se il gatto ha le pulci: i consigli per individuarle ed eliminarle). Non dimentichiamo, infine, di portare a visita l’animale periodicamente dal nostro veterinario di fiducia.
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