Cosa è il pedigree del gatto e in che modo è utile? Perché un gatto col pedigree è diverso da uno senza? Tutto quello che c’è da sapere.
Cosa distingue un gatto di razza da uno che non lo è? Un documento che lo certifica, che è appunto il pedigree. Si tratta di una specie di carta d’identità felina su cui sono indicati diversi dati importanti sulla sua storia, le origini e tutte le caratteristiche principali. Ma allora vuol dire che un gatto che ne è privo è peggio di uno che ce l’ha? Assolutamente no! Anzi dei truffatori potrebbero addirittura speculare sulla questione e vendere degli esemplari a prezzi incredibilmente alti. Vediamo di cosa si tratta e cosa fare per ottenere il pedigree per il nostro gatto.
Dal francese ‘pied de grue’, il pedigree indica l’albero genealogico dell’animale in questo caso. Letteralmente significa ‘zampa di gru’, poiché anticamente i discendenti dei genitori erano indicati con delle frecce rivolte verso il basso, forma che ricorda la zampa di una gru. Se prima esso veniva utilizzato solo per i cavalli da corsa, ora invece si è esteso anche agli animali domestici tra cui il gatto appunto e il cane (Approfondisci qui: Il pedigree del cane).
Ma che cosa è il pedigree? La carta d’identità del micio che lo inserisce nella categoria di ‘gatto di razza’. E’ messo dalle Associazioni Feline, che si occupano di certificare le origini dell’animale. In pratica su di esso viene riportato l’albero genealogico del gatto, oltre a diversi dati personali come: nome, sesso, data di nascita, colore, numero di registrazione e microchip. Inoltre sullo stesso si dovranno indicare: nome dell’allevatore e l’indirizzo dell’allevamento, identità dei genitori del gatto con tutti i relativi dati anagrafici e codici di registrazione, la linea di discendenza.
Tale certificato attesta che il micio ha una serie di caratteristiche che lo rendono differente dagli altri esemplari. Non significa con questo che sia migliore ma di certo si potrà affermare che il gatto in questione:
I tempi di iscrizione al Libro Origini sono limitati entro i 30-40 giorni dopo il parto. Il documento viene rilasciato dall’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana), la prima Associazione ad essere stata riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L’istituto nasce nel 1947, col nome di ‘Società Felina Italiana’. A livello europeo, insieme ad altre 41 associazioni simili, questa vieta il commercio di cuccioli senza pedigree. Con questo divieto, tutti i cuccioli privi di pedigree, non dovrebbero essere venduti bensì adottati.
Questo documento legale e ufficiale stabilisce che un gatto appartiene realmente a una particolare razza, secondo la legislazione relativa all’emissione di certificati ufficiali a partire dalla Direttiva CEE 174/91 e dal Decreto Legislativo 529/92.
Il pedigree ha un costo che varia da regione a regione, ma solitamente non supera quasi mai i 20 euro di spesa: basta consultare i siti delle varie associazioni per verificarne la veridicità. Alcuni disonesti allevatori non denunciano i cuccioli per far ottenere il pedigree perché, in questo modo, dovrebbero denunciare l’intera cucciolata. E se la cucciolata è nata da gatte troppo giovani (che non rispettano il divieto secondo cui i cuccioli deve nascere da una mamma di almeno 10 mesi di età) o da incroci di più razze questo potrebbe essere passibile di richiami e controlli da parte delle autorità competenti.
In pratica se un allevatore ‘spaccia’ per gatto di razza uno che non lo è per questioni genealogiche è perseguibile per Legge.
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F.C.
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