Il gatto ha memoria? Scopriamo in che modo i nostri amati felini immagazzinano i ricordi e come li utilizzano per vivere la quotidianità.
Molti padroni di questi amati felini si saranno chiesti se essi hanno memoria e che capacità hanno di memorizzare ciò che accade intorno a loro, magari qualcuno avrà anche ipotizzato un paragone tra la memoria del cane e quella del gatto. Ecco dunque in che modo alcuni studi giapponesi hanno chiarito la potenzialità mnemonica del gatto, quale tipo di memoria utilizza e anche come funziona il suo cervello. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla memoria del gatto.
Memoria del gatto VS memoria del cane
Se da sempre si è pensato che la memoria dei cani fosse superiore a quella dei gatti, bisognerà ricredersi: i cani non hanno una capacità mnemonica rispetto ai gatti. Anzi a quanto pare i felini i superano di gran lunga. Come lo abbiamo scoperto? Grazie ad uno studio giapponese, di cui parleremo in seguito, che ha evidenziato la superiorità dei felini sui compagni canini.
Alcuni esemplari di gatti e cani sono stati sottoposti a test di memoria e hanno incassato diversi punti a loro favore, eguagliando e superando quelli di Fido. Infatti la sostanziale differenza tra i due esemplari è stata nella capacità di ricordare gli eventi più piacevoli, che spesso a cani non restano impressi nella memoria. Pensiamo a un episodio che per noi è rimasto memorabile, mentre per il cane magari non ha ‘fatto la differenza’.
Gli studi hanno dimostrato che un gatto è stato capace di ricordare uno snack particolarmente gustoso, che a loro era piaciuto molto. Si tratta della cosiddetta ‘memoria episodica’, ovvero quella che permette di recuperare il ricordo di un evento specifico a partire da un dettaglio.
Memoria del gatto: lo studio
La ricerca giapponese di cui si è fatto cenno in precedenza ha sottoposto ben 49 esemplari di gatti domestici a dei test di memoria anche piuttosto semplici. Uno di questi era la capacità di ricordare da quale ciotola avevano mangiato la pappa, dopo che erano trascorsi 15 minuti dal pasto. Lo studio ha dimostrato che non solo erano in grado di ricordare la ciotola ma anche il tipo di alimento ingerito, addirittura ricordavano dove era posizionato il contenitore. Sebbene l’intervallo di tempo scelto era solo di 15 minuti, gli studiosi giapponesi hanno confermato che i gatti sarebbero stati vincenti anche se fosse trascorso più tempo dall’evento da ricordare.
Memoria del gatto e memoria umana
Pensiamo ad un evento che ha segnato la nostra esistenza, come ad esempio il primo giorno di scuola, ma proviamo anche a ricordare cosa abbiamo mangiato ieri pranzo: molto probabilmente riusciremo a ricordare l’evento. Infatti la nostra memoria umana funziona ad episodi: ricordiamo il singolo avvenimento, ‘ricostruendolo’ nel passato. Si tratta spesso di episodi personali, che restano impressi nella memoria del singolo.
Cosa ha in comune la nostra memoria con quella felina? La studiosa psicologa giapponese Saho Takagi dell’Università di Kyoto, ha spiegato che sia i cani sia i gatti hanno una memoria episodica, perché ricordano una singola esperienza passata. Negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi sulla memoria del gatto. Lo studio condotto da Takagi e la sua squadra, e pubblicato sulla rivista Behavioural Processes, ha dimostrato che i gatti sono in grado di ricordare un episodio accaduto 15 minuti prima e di trarre esperienza dallo stesso.
Memoria del gatto: come funziona
Grazie al suddetto studio giapponese si è scoperto che i gatti ragionano acquisendo e ricordando alcune informazioni, che rispondono ad alcune domande di base come ad esempio ‘cosa’ e ‘dove’. Rispondendo a questi quesiti i gatti avrebbero gli elementi necessari per ricordare una singola esperienza vissuta, anche piuttosto semplice, come ad esempio la loro ultima pappa appunto.
Un’altra ricerca, condotta dagli studiosi Fiset e Dorè, invece è stata più impietosa nei confronti dei nostri amati felini. Secondo questi studi infatti la memoria dei gatti sarebbe efficiente ma per un limitato periodo di tempo. Infatti gli esperimenti condotti su 24 esemplari felini hanno dimostrato quanto questi non abbiano una grande capacità di ricordare le azioni con gli oggetti nascosti. I gatti, divisi in 4 gruppi, sono stati addestrati a ricordare dietro quale scatolo si nascondeva l’oggetto nascosto. In questo test i gatti hanno dimostrato che la loro memoria tende a scemare per quanto riguarda gli oggetti che scompaiono e tende rapidamente a diminuire.
Memoria del gatto: come funziona il cervello
Dato che magari non riusciamo a spiegarci come un gatto riesca a ricordare un volto antipatico di un ospite che hanno visto una sola volta, ma non riescono a memorizzare le cose da ‘non fare’, è bene fare qualche accenno al suo cervello. Naturalmente sempre senza avere la pretesa di dare delle risposte scientifiche a riguardo.
Il cervello felino funziona diversamente a seconda che si debbano ricordare eventi, volti di persone oppure oggetti. Anche nella composizione cerebrale, il cervello del gatto non si distacca molto da quello umano. Strutturalmente anche il cervello del gatto ha lobi frontali, temporali, occipitali e parietali, oltre ad avere materia grigia e bianca, esattamente come noi umani.
Ma dove sono ‘contenuti’ i ricordi del gatto? Ciascuno in un neurone. Quando arriva lo stimolo esterno quindi il neurone, in combinazione con altri, lo percepisce e viene stimolato a ricordare.
Non è possibile parlare di memoria senza trattare anche di apprendimento. Infatti anche noi umani tendiamo a ricordare procedimenti e passaggi acquisiti attraverso la memoria per ‘sfruttarli’ al momento opportuno. La memoria è allo stesso temo legata all’esperienza che si fa di una determinata cosa o evento: pensiamo a quando un gatto si scotta davanti al fuoco. Il ricordo, o meglio il dolore del ricordo, tenderà a non far avvicinare mai più il micio al caminetto acceso.
La memoria del felino infine funziona secondo un meccanismo di imitazione: infatti, osservando tutto ciò che lo circonda e come lo fanno gli altri, il gatto impara a fare le cose e le imita. Soprattutto quando si tratta di un ricordo che gli può tornare ‘utile’, tenderà a non dimenticarlo.
Memoria del gatto: questione di piacere
Con questo concetto di base riusciremo a spiegarci perché un felino riesca a ricordare dove si trova la sua ciotola del cibo, ma non ‘memorizza’ il nostro richiamo per aver graffiato la tappezzeria. Ecco che tutto apparirà più chiaro se pensiamo che la logica felina risponde solo a due concetti: ciò che gli fa piacere e il suo contrario. Se una cosa gli è utile e gli piace allora possiamo essere certi che se la ricorderà, mentre i nostri richiami finiranno col perdersi nel vento.
Questa è la ragione per cui è consigliabile non tanto sgridare il gatto, quando rendergli sgradevole l’azione che non vogliamo che faccia: ad esempio se non vogliamo che si avvicini ad una determinata zona della casa proviamo a cospargerla di un odore a lui sgradevole. Dunque infine è chiaro che il felino ha una memoria a lungo termine dalla quale trae elementi utili che gli serviranno nell’arco della sua intera esistenza. D’altra parte è proprio grazie a questo tipo di memoria che i gatti sono riusciti a memorizzare i punti deboli e i nascondigli dei nemici per cacciarli.
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F.C.
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