Nelle Marche è obbligatorio mettere il microchip al gatto di proprietà? Cosa stabilisce la normativa regionale di riferimento? Scopriamolo insieme.
In alcune Regioni l’obbligo di iscrizione degli animali da compagnia nel Registro dell’Anagrafe degli animali d’affezione non si limita al solo cane, essendo stato esteso anche al gatto. Al momento, tuttavia, tali Regioni costituiscono un’eccezione. Tra quelle in cui è obbligatorio mettere il microchip al gatto si annovera anche le Marche?
Nonostante il gatto sia, nella cultura della nostra società, l’animale d’affezione per eccellenza, non gode della stessa tutela di quest’ultimo. Il felino, infatti, non deve essere necessariamente iscritto presso il Registro dell’Anagrafe degli animali d’affezione.
Solo alcune Regioni hanno imposto il relativo obbligo: la Lombardia (sul punto può interessare la lettura di Microchip obbligatorio per i gatti in Lombardia: cosa stabilisce la disciplina regionale) e la Puglia.
Al momento, in tutte le altre, si tratta di una mera facoltà del proprietario. Dunque anche nelle Marche non è obbligatorio mettere il microchip al gatto.
La normativa di riferimento è costituita dalla L. R. n.10 del 1997 (Norme in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo), dalla quale non si evince alcuna imposizione per chi possiede il piccolo felino.
In accordo con la disciplina nazionale (Legge quadro n. 281 del 1991), nella legge regionale il gatto viene definito quale animale in libertà, che non può essere allontanato dal luogo che ha scelto come territorio in cui vivere; inoltre l’atto detta una serie di disposizioni che regolano rispettivamente colonie feline, oasi feline e gattili.
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La questione sulla disparità tra cane e gatto, in termini di adempimenti burocratici imposti ai rispettivi proprietari, è ormai annosa e si trascina da lungo tempo.
E centra il vero nocciolo del discorso soltanto in parte: tutti gli animali d’affezione dovrebbero essere dotati di microchip, e non solo cane e gatto.
Le ragioni che fanno propendere per questa soluzione, d’altronde, sono ineccepibili. Il microchip rappresenta una tutela per l’animale, in quanto costituisce una misura disincentivante per la commissione di crimini odiosi come quali il reato di abbandono di animali.
D’altronde come individuare il colpevole senza uno strumento quale il microchip, considerando che la vittima non ha voce per difendersi da sola? In tal modo, invece, i numeri degli abbandoni, sempre molto alti, contribuiscono ad alimentare il fenomeno del randagismo.
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Il microchip inoltre costituisce un ausilio insostituibile nell’identificazione di animali smarriti, aumentando notevolmente le probabilità di ritrovamento.
Anche in assenza di un obbligo imposto dalla legge, registrare all’anagrafe il proprio animale d’affezione costituisce un gesto di civiltà.
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Antonio Scaramozza
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