Il tuo gatto ha convulsioni epilettiche? Ecco come riconoscere l’epilessia nel felino e tutti i segreti per aiutare il nostro gatto ad evitare il peggio.
Se preoccupato perché il tuo gatto ha avito le convulsioni ma non sai se si tratta di epilessia? Ecco quello che devi sapere per riconoscere i sintomi e i segnali più evidenti di questa condizione neurologica che, in fase acuta, potrebbe comportare delle conseguenze davvero spiacevoli per il tuo amato felino. Naturalmente è consigliato contattare un veterinario che sottoporrà il gatto a una seria di esami per una diagnosi precisa. Ma quando arriva un attacco epilettico cosa possiamo fare per aiutare il nostro gatto? Ecco una serie di utili consigli per limitare i danni fisici all’animale.
Sebbene siano spesso frequenti casi di epilessia nel cane, anche i gatti possono soffrire di questa particolare condizione neurologica. Volgarmente è possibile definirla come una sorta di blackout del cervello, nel quale appunto esso si arresta, e la durata di questo ‘spegnimento’ è variabile. Bisogna stare attenti a distinguere l’epilessia con la convulsione, poiché una serie di convulsioni non sono sempre ricollegabili all’epilessia. Anche altre malattie intra-craniche possono avere tra i sintomi principali queste crisi.
Se alla base dell’epilessia vi è un problema encefalico genetico e dunque ereditario, si parla di epilessia primaria o idiopatica. Mentre se il nostro gatto ha subito un trauma cranico e celebrale allora è possibile che gli strascichi dell’evento annoverino anche le crisi epilettiche. Ma guardiamo nel dettaglio le due tipologie differenti di crisi epilettiche.
Innanzitutto c’è un dato tranquillizzante: essa è piuttosto rara nei gatti, mentre purtroppo si manifesta con più frequenza nei cani. La sua causa è spesso legata ad encefaliti e tumori, ma il più delle volte si tende a dare la causa alla genetica quando non vi sono dei traumi che possano giustificare le crisi epilettiche del felino.
Se il nostro gatto ha subito un incidente e ha riportato importanti traumi a livello cerebrale, oppure è stato vittima di avvelenamento o intossicazione (in questo caso è opportuno parlare di crisi epilettica reattiva), di un danno al sistema metabolico o a quello vascolare, l’epilessia è una diretta conseguenza di uno dei suddetti fattori. Purtroppo non vi sono età più ‘a rischio’ rispetto ad altre e un fattore altrettanto irrilevante è il sesso dell’animale. Sia nelle femmine sia nei maschi, cuccioli o adulti o anziani, un malfunzionamento dei neuroni può portare come effetto delle scariche elettriche. Inoltre non bisogna cercare la causa tra gli eventi recenti: anche un incidente avvenuto diverso tempo prima può comportare questa crisi convulsive.
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I segnali riconoscibili di una crisi epilettica normalmente somigliano a quelli che colpiscono il cane: perdita di conoscenza, sensazione di smarrimento, mancanza di equilibrio, secrezioni dalla bocca e dalla zona dei genitali (urina e feci), inoltre i muscoli sono evidentemente più tesi ed irrigiditi. Tutti questi segnali si dividono in quattro fasi:
fase prodromica,
fase aurea,
fase ictale,
fase post-ictale.
Le suddette fasi iniziali, la prodromica e la aurea, sono difficili da riconoscere poiché durano da qualche ora e giorni interi, e in più i sintomi del felino in queste fasi sono ancora troppo ‘generici’: mutamento del carattere, ansia, aggressività, condizione temporanea di cecità, spossatezza e ricerca compulsiva della presenza del padrone. Nella terza e quarta fase, la ictale e la post-ictale, i sintomi si manifestano in tutta la loro violenza. Nella fase finale in particolare i sintomi sono scomparsi ma hanno lasciato dietro di sé una condizione di disorientamento e di stanchezza, come se il gatto fosse ancora molto provato dalla crisi appena terminata.
Spesso si può facilmente commettere l’errore di confondere i comportamenti del gatto e associarli ad alcune forme di epilessia. Ma in realtà alcuni atteggiamenti, quali l’aggressività, il rincorrersi la coda, inseguire prede immaginarie oppure altri sintomi ossessivo-compulsivi poco hanno a che fare con questa condizione neurologica. Tuttavia il veterinario potrà adottare un farmaco anti-epilettico che si dà per curare appunto i gatti che sono affetti da epilessia, il Fenobarbital.
Prima di elencare i principali rimedi farmaceutici al problema epilettico del gatto è fondamentale chiarire che in nessun caso il padrone dovrà sostituirsi al veterinario. L’esperto infatti è l’unico in diritto di prescrivere i farmaci e potrà indirizzarci sull’uso e sulla frequenza della somministrazione graduale di essi.
Fenobarbital
Diazepam
Bromuro di potassio
Rimedi omeopatici, come ad esempio i Fiori di Bach
Sebbene possa sembrare un consiglio banale la prima cosa da fare per il padrone è mantenere la calma: il gatto avvertirebbe il nostro stato di agitazione e questo non lo calmerebbe di certo. Inoltre l’ansia ci impedisce di essere lucidi e di affrontare al meglio la situazione di emergenza. A parte questo particolare fondamentale ecco cos’altro può fare l’umano durante le crisi epilettiche del suo amato felino.
Non mettere la mano nel suo muso: i padroni tendono, a loro spese, di portare fuori la lingua al gatto per evitare che possa strozzarsi e affogare. Però questa soluzione è spesso controproducente per il padrone che potrebbe facilmente restare ferito e tirare fuori la sua mano sanguinante senza aver risolto nulla.
Limitare i danni: ovvero far stendere il gatto o mettergli sotto al corpo e sotto la testa delle coperte o dei cuscini. Qualsiasi cosa possa attutire i colpi violenti che le crisi comportano è utile allo scopo. Infatti più gravi delle crisi in sé sono le conseguenze fisiche che il gatto potrebbe riportare se batte violentemente la testa o gli arti sul pavimento o sul muro.
Preparare l’ambiente: una stanza con poca luce e possibilmente lontana dai rumori della casa e della strada aiuta il gatto a calmarsi durante la sua crisi epilettica.
Accarezzarlo: questo consiglio non è sempre valido poiché dipende dallo stato di agitazione del gatto e se notiamo che la cosa gli fa piacere e non lo stressa ulteriormente. Naturalmente evitiamo la zona del muso poiché nel corso della crisi il micio potrebbe azzannare una mano.
Chiamare il veterinario: se la crisi non accenna a diminuire né tanto meno a finire è il caso di portare il gatto dal veterinario oppure alla Guardia medica veterinaria più vicina per farlo sedare. Se invece l’episodio epilettico è finito è opportuno informare l’esperto al telefono e fissare un appuntamento per una visita. Sarà il veterinario a consigliarci su come procedere, quali esami predisporre per la diagnosi ed eventualmente prescrivere dei farmaci anti-epilettici come quelli prima citati.
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F.C.
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