Il gatto ha paura del microonde: quali sono i motivi e come risolvere il problema

Il gatto ha paura del microonde: quali sono i motivi e come risolvere il problema

Ogni volta che il microonde è in funzione il gatto viene assalito dalla paura? Scopriamo quali possono essere i motivi e come risolvere il problema.

front view of tabby white british shorthair cat hiding in a carboard box on the floor
(Foto Adobe Stock)

Ognuno di noi ha le proprie paure; questo vale anche i nostri amici a quattro zampe. Ma se l’oggetto del timore incide sulla qualità della vita e delle relazioni con gli altri componenti della famiglia, occorre intervenire necessariamente. Il felino, si sa, è un animale estremamente curioso e allo stesso tempo diffidente, e non sempre “va d’accordo” con le novità: ecco cosa fare se il gatto ha paura del microonde.

Il gatto ha paura del microonde: quali sono i motivi

Poliziotto segreto delle stanze: così il grande Pablo Neruda definiva l’amato felino, nella celebre “Ode al gatto”. In effetti il nostro amico a quattro zampe è sempre impegnato nella perenne esplorazione del territorio che lo circonda; nulla sfugge al suo attento sguardo.

Il gatto ha paura del microonde
(Foto Adobe Stock)

D’altronde, in ciò, è fortemente facilitato dai mirabolanti sensi che lo assistono. Che tuttavia, a volte, possono trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Il gatto è un animale estremamente curioso, ma allo stesso tempo sensibile, soprattutto ai cambiamenti.

Il felino è molto abitudinario, e qualunque elemento che rompe la sua routine quotidiana, di solito non è il benvenuto. Gli elettrodomestici rientrano nella categoria degli ospiti sgraditi. E può succedere, dunque, che l’animale sviluppi una paura verso un oggetto mai visto.

Può capitare che il gatto abbia paura del microonde; d’altronde l’elettrodomestico emette dei rumori (sia quelli prodotti durante la cottura, sia i segnali acustici di avvertimento) che possono essere forti. O almeno, lo sono sicuramente per il nostro amico a quattro zampe.

Basti questo a convincersi: l’udito del gatto è quattro volte più forte del nostro. Ed è chiaro che in un mondo antropocentrico, modellato dall’essere umano per l’essere umano, le esigenze dei nostri amici a quattro zampe sono sacrificate.

Provate a riascoltare il segnale acustico emesso dal microonde, ed immaginatelo quattro volte più forte; probabilmente anche voi, quanto meno agli inizi, vi spaventereste.

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Come risolvere il problema: dritte e consigli utili

L’abitudine è fondamentale: se il gatto è abituato fin da cucciolo alla vista ed al suono di determinati elettrodomestici, li percepirà come familiari. Al contrario, se l’oggetto viene introdotto in casa quando è già grande, potrebbero sorgere dei problemi.

come aiutare il gatto quando ha paura
(Foto Pinterest)

D’altronde, se decidiamo di adottare un gatto adulto che ha sempre vissuto per strada e di cui non conosciamo il passato, è una cosa da mettere in conto. Questo tuttavia non vuol dire che non esista alcuno spazio d’intervento.

Fermo restando che è sempre possibile rivolgersi ad un professionista del settore, possiamo provare a risolvere il problema mettendo in atto qualche piccolo espediente.

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L’obiettivo è quello di far associare al gatto un ricordo positivo legato alla figura del microonde, in modo tale che la paura svanisca nel corso del tempo. E non c’è miglior alleato del cibo, possibilmente quello più ambito dal nostro amico a quattro zampe.

Dunque, metteremo il suo spuntino preferito nella ciotola, a debita distanza dall’elettrodomestico (purché all’interno del medesimo ambiente).

Mettiamo in moto il microonde e osserviamo la reazione del gatto. Se ha paura fermiamo il test; lo ripeteremo il giorno successivo, aumentando la distanza (se possibile) e cercando di attutire il rumore dell’elettrodomestico, coprendolo con quello di altri oggetti familiari al felino (come ad esempio la tv).

Se invece il gatto mangia, l’indomani potremo ripetere l’espediente accorciando ulteriormente la distanza, decidendo sull’ulteriore da farsi in base alla sua futura reazione.

E ricordiamo, di nuovo, che in ogni caso è sempre possibile rivolgersi ad un veterinario comportamentalista.

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A. S.

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