Il gatto di Natale ha una storia davvero molto particolare: ecco tutto quello che c’è da sapere sul mito tradizionale islandese.
Il gatto ha da sempre una sua simbologia ben definita che però si è arricchita nel corso del tempo con le influenze delle varie tradizioni. Quindi nella schiera di gatti bianchi e neri e le relative simbologie, si inserisce il Jólakötturinn, ovvero il gatto di Natale d’Islanda. Ecco quali sono le curiosità che accompagnano questa figura, che si connota di ombre e oscurità. Potremo restare davvero molto sorpresi nel conoscere le sue caratteristiche e le leggende che accompagnano ancora oggi questa figura minacciosa e punitiva nei confronti degli umani, soprattutto i bambini.
Questo micio, noto anche come gatto di Yule, ovvero il micio della festa pagana islandese corrispondente al nostro Natale, è molto lontano dalla simbologia festosa che accompagna solitamente i protagonisti delle festività. Questo gatto ha infatti parecchie ombre sul suo significato, a partire dall’aspetto estetico (leggi qui la rappresentazione del gatto attraverso i vari stili). Si tratta di un gatto nero molto grande, che ha dei baffi bianchi lunghi e una coda altrettanto lunga che gli consente di saltare ad altezze inimmaginabili. Il suo temperamento irrequieto lo porta sempre alla ricerca di umani nei luoghi dove è stato ‘avvistato’, soprattutto la sera prima del Natale, alla vigilia appunto. Con i suoi occhi brillanti e neri va alla ricerca delle sue prede che, a differenza dei soliti gatti alla ricerca di topi, sono invece esseri umani.
Il Jólakötturinn quindi fa paura e vuole fare paura. Ma le sue vittime sono tutti coloro che non si sono adeguatamente preparati alla festa del Natale, e non si sono procurati alcun indumento nuovo. Infatti basterebbe anche un semplice indumento appena acquistato o regalato, anche di poco valore, oppure un capo realizzato a mano, per non finire nelle grinfie del temibile gatto nero islandese.
Le origini del gatto di Natale islandese ritrovano le sue radici nel Medioevo e le storie che le accompagnano sono tutte, in gran parte, di genere horror.
Già dal 1700 pare esistesse questa figura di gatto temibile e terribile, ma è solo nel 1800 che il Jólakötturinn metteva in pratica il suo ‘potere spaventoso’ per fini commerciali. Infatti gli operai delle terre locali erano terrorizzati dal finire sbranati dal gatto nero di Natale se non lavoravano abbastanza. Infatti i capi terrieri li volevano spronare a aumentare la lavorazione della lana con la minaccia che non avrebbero regalato loro alcun indumento se non avessero finito il loro lavoro in tempo. E dato che solo quando l’operaio riceveva un indumento nuovo poteva salvarsi dall’ira del gatto, era spinto a lavorare meglio e più in fretta.
Un’altra storia legata al Jólakötturinn lo vede animale domestico di una famiglia che viveva nei vulcani dell’isola, composta da Grýla e dal marito Leppalúði. Questi ultimi sono due mostri, alcune volte dei giganti altre volte dei troll, che si nutrivano di carne umana, in particolare quella dei bambini disobbedienti. Anche in questo caso il gatto nero fungeva da monito e da stimolo per i bambini a comportarsi bene, senza essere né pigri né disobbedienti ai comandi dei genitori, ma anche per i bambini poveri che non avevano neppure la possibilità di confezionarsi un indumento da soli. Addirittura l’uso di questo mito che creava traumi nei piccoli umani avrebbe spinto le autorità del luogo a redigere un editto nel 1764. Quest’ultimo vietava il racconto di questo mito per non spaventare i bambini, ma non servi a frenare le lingue dei popolani.
Infine ci sarebbe una tradizione che lo racconta come un gatto sì famelico ed aggressivo, ma stavolta non nei confronti degli esseri umani o almeno non direttamente. Infatti nella versione più docile, e di certo meno traumatizzante del gatto nero islandese, esso punisce gli uomini che non hanno lavorato abbastanza da procurarsi un indumento nuovo privandoli della loro cena natalizia.
Questo poeta islandese ha deciso di lasciare un segno nella letteratura tradizionale del suo Paese con una poesia proprio sullo Jólakötturinn, il cui nome dà anche il titolo all’opera. Nel testo originale inglese vi sono tutti i protagonisti delle storie natalizie, compresi gli elfi ed è stata musicata dalla cantante Björk.
La sua valenza è soprattutto morale e di educazione, soprattutto per questo è rivolta ai più piccoli umani. Solo chi obbedisce, lavora e fa di tutto per onorare le feste di Natale in modo adeguato potrà salvarsi dall’ira del gatto nero che si aggira minaccioso nelle campagne. Quindi i bambini dovevano imparare, sotto la minaccia di Jólakötturinn, a comportarsi e a crescere bene, rispettando la mamma e il papà o con i valori principali quali la famiglia e il lavoro.
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F.C.
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