Quando viene affrontato il tema di disabilità e di animali d’accompagno, la prima cosa alla quale siamo tentati di pensare è ai cani guida. Fedeli compagni dell’uomo addestrati per essere al fianco di persone con una determinata disabilità come i non vedenti, che devono aiutare e sostenere. In molti si sono chiesti se altri animali come ad esempio i gatti, utilizzati nella pet therapy, potessero servire a tale scopo. Ovvero, se anche i gatti potrebbero diventare “guida“. A tale proposito, esiste un antecedente che risale al 1947 negli Stati Uniti dove viveva un gatto di nome Baby diventato famoso grazie alla copertina della prestigiosa rivista Life, riservata a questo straordinario esemplare che accompagnava la padrona non vedente di nome Carolyn Swanson.
Tuttavia, secondo gli esperti, il caso di Baby sarebbe un evento eccezionale e non a caso, per questo tipo di ruolo, vengono selezionate soprattutto delle razze di cani come Labrador, Golden Retriever o Pastori tedeschi che hanno delle predisposizioni caratteriali, adatte all’accompagno. Nel caso specifico di Baby, gli esperti affermano che vi era un affetto, una riconoscenza e una fusione unica tra il gatto e Carolyne. “Un legame in cui entrambi si proteggevano a vicenda”, sottolinea a Wamiz , la comportamentista francese, Marie-Hélène Bonnet, ricordando che si tratta dell’unico caso conosciuto dagli anni Settanta.
Ecco perché i gatti non vengono utilizzati come guida, clicca successiva
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