I gatti ci assomigliano più di quanto pensiamo: ecco perché e in cosa i felini sono così simili agli esseri umani.
Sebbene appaiano creature avvolte dal mistero, i gatti potrebbero essere molto più simili agli esseri umani di quanto siamo portati a ritenere. Quali sono le somiglianze tra la nostra specie e i felini domestici? Scopriamole insieme.
Gatti simili agli esseri umani? Sì, ecco in cosa
I gatti si stanno trasformando: da predatori spietati e selvatici, sono ormai diventati da tempo membri essenziali della famiglia, non più in grado di sopravvivere autonomamente in natura.
A sottolinearlo è la scienza, che ha messo in luce una serie di caratteristiche del micio in grado di incrinare lo stereotipo dell’animale indipendente e opportunista.
Mathieu Rebeaud, dottore in biochimica a Losanna, ad esempio, ha ricordato le principali evidenze scientifiche sui felini, che riguardano le loro capacità interpersonali e comunicative.
Gli sudi hanno dimostrato che i mici sanno riconoscere la voce dei loro proprietari e risultano particolarmente sensibili e attenti a ciò che dicono.
Senza contare, poi, che per attirare la nostra attenzione e conquistarci hanno sviluppato dei particolari miagolii con frequenze analoghe al pianto dei neonati a cui, per una serie di meccanismi biologici, non siamo in grado di resistere.
Negli ultimi anni questi quattro zampe sembrano persino aver sviluppato dei problemi di ansia da separazione, che in passato non avevano.
Ciò che rende i gatti così simili rispetto agli esseri umani, però, è quanto sottolineato in un articolo pubblicato sulla rivista francese Le Monde, dal titolo “Il gatto è un essere umano come gli altri?“.
Oltre ad essersi perfettamente integrato in famiglia, infatti, il micio sembra incarnare alcuni valori centrali nell’era post-covid, che riguardano la tendenza a passare in casa il proprio tempo e il bisogno di interazioni sociali.
Non a caso, un ulteriore studio scientifico ha dimostrato che durante l’addestramento i mici preferiscono ricevere ricompense di natura sociale, a differenza dei cani, che non rinunciano al cibo.
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Processo di addomesticamento del micio: a che punto siamo?
Nell’eterna diatriba tra il grado di domesticità e selvaticità del micio, interviene lo storico Eric Baratay.
Se, in passato, il felino per eccellenza era il gatto randagio, dal temperamento imprevedibile e anarchico, oggi la figura del micio è sempre più simile a quella del cane.
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Si tratta di un animale socievole, che ha bisogno di interagire, può soffrire la solitudine in assenza del suo umano del cuore e tende a seguirlo per trascorrere il tempo in sua compagnia.
Del resto, sono queste le caratteristiche che le persone sembrano cercare e prediligere nei mici.
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Per questo, gli allevatori stanno facendo in modo di selezionare quattro zampe dal temperamento particolarmente socievole, affettuoso e accomodante al punto che, secondo Baratay, tra 50 anni il processo di addomesticamento dei gatti potrà dirsi definitivamente compiuto.