I gatti non parlano ma si fanno capire attraverso i suoni: come interpretarli e riconoscere gli importanti segnali sonori che ci invia il micio.
Chi ha detto che solo i cani sono in grado di farsi capire? I nostri amici felini riescono altrettanto ad esprimere emozioni ed esigenze, seppur con metodi differenti. Chi ha un gatto in casa lo sa: i segnali sonori che ci invia sono fondamentali e, con un po’ di pratica e qualche suggerimento, non sarà affatto difficile riconoscerli…ed accontentarlo. Infatti il livello di comunicazione dei felini è piuttosto avanzato: sta a noi comprenderli associando ad ogni segnale sonoro un suo proprio significato. Quindi basta aprire le orecchie e interpretare versi e miagolii.
Il linguaggio del gatto è estremamente affascinante soprattutto perché coinvolge il suo corpo, ma anche la voce e quelle espressioni da far innamorare chiunque. Il loro bisogno di comunicazione non si limita a versi e miagolii, ma anche tutta una vasta gamma di suoni che rispondono ad un codice comunicativo che sta a noi imparare e decodificare. L’umano tenderà ad interpretarlo col tempo, sperimentando la convivenza col proprio felino. I gatti infatti possiedono una gamma di vocalizzazioni molto più ampia rispetto agli altri animali domestici, come gli uccelli, sebbene non vi sia una spiegazione univoca ed oggettiva per tutti. Diciamo che è possibile che i versi che andremo ad analizzare risponderanno a questo o a quell’altro significato, sebbene non si possa parlare di oggettiva interpretazione.
Sostanzialmente i gatti riescono ad esprimersi, seppur con sfumature sonore diverse a seconda dell’età, della stazza e della specie differenti: i sei suoni che si andranno ad analizzare serviranno ai padroni inesperti a comunicare col proprio amico a quattro zampe.
Partiamo da un ‘classico’: è con il ‘miao’ che solitamente il micio si rivolge all’umano. Per salutarci, per attirare la nostra attenzione o per farci un’esplicita richiesta: in ogni modo è rivolto a noi padroni sia che si tratti di un saluto, sia di richiesta di cibo etc. Probabilmente è più facile sentirlo da un gatto adulto, anziché dal cucciolo che invece lo rivolge spesso alla gatta mamma, spesso alla ricerca di latte.
In generale se un gatto miagola vuole qualcosa, o altrimenti vuole salutarci dopo diverse ore di assenza e darci il ‘Benvenuto’. Può capitare anche di lasciarlo solo a casa, chiuderci la porta di casa alle spalle e sentire un miagolio, che in questo caso rivela un sentimento di solitudine, ma anche una malattia che ancora deve palesarsi. Altre volte, quando il padrone è in casa ma è distratto in altre faccende, il gatto potrebbe miagolare per richiamare la sua attenzione e affermare la sua presenza (come se uno potesse dimenticarsene!).
Quando il gatto fa le fusa è sintomatico di una situazione che lo fa sentire a proprio agio: di solito emette il verso ‘purrr’ quando è completamente rilassato. Si fida di noi ed è completamente predisposto a ricevere attenzioni, carezze e coccole. E’ un suono ipnotico, spesso cavernoso, generalmente corrispondente ad una sensazione di buon umore: è questo il momento giusto per giocare col gatto e magari fargli i grattini, ma attenzione a non toccargli la pancia!
Potrebbe anche capitare che un gatto che fa le fusa in realtà è nervoso ed esprime in questo modo il suo disagio. Per escludere questa possibilità facciamo attenzione al resto del corpo: se ha le orecchie all’indietro e il corpo è teso, allora è preoccupato.
Quando il gatto si sente in pericolo, oppure vuole comunicare uno stato di allerta, solitamente sibila. Di certo si trova in una situazione di disagio che lo fa stare in tensione: emette quindi una sorta di borbottii, soffi e appunto sibili. Somigliano ad un fischio e, quando lo sentiamo, conviene stargli alla larga per evitare che possa riversare su di noi la sua aggressività.
Un gatto aggressivo può essere violento anche con un altro animale, sebbene vi siano molti casi di pacifica convivenza tra cane e gatto. Anche in questo caso può essere utile dare un’occhiata al linguaggio del corpo: schiena arcuata, peli dritti, coda che si muove nervosamente, orecchie appiattite e bocca aperta che mostra i denti: statene alla larga! L’unica cosa da fare è cercare di eliminare quello che il micio avverte come minaccia. Non tutti i gatti si esprimono sibilando quando sono nervosi, alcuni infatti sono più timidi e insicuri; altri invece potrebbero farlo spesso a causa di traumi e abbandoni vissuti.
Generalmente si associa al lupo, ma anche il gatto può esprimersi con un prolungato vocalizzo della ‘u’. A sentirlo sembra un lamento, infatti risponde ad una condizione di disagio e di preoccupazione. Il gatto è in tensione, è preoccupato per qualcosa che riguarda noi oppure non vuole che nessuno gli si avvicini. E conviene seguire il suo ‘consiglio’ per evitare di beccarci qualche graffio!
Generalmente è un suono prolungato, e può anche denotare che il gatto sta male. Non necessariamente si tratta di una patologia latente ma anche di una sensazione momentanea di disagio dovuta a qualche cambiamento: sappiamo quanto i gatti siano affezionati alla loro routine! In ogni caso, se il problema dovesse perdurare, è opportuna una visita dal veterinario.
Il fastidioso battere dei denti di un gatto solitamente è legato alla vista o alla imminente cattura di una preda. Ricordiamoci che il gatto è cacciatore, anche quello domestico: quando l’obiettivo è vicino la smania di acciuffarlo si esprime con questo suono che può anche risultare fastidioso. Se sentiamo questo suono guardiamoci intorno: potrebbe aver notato una lucertola!
Altrettanto potrebbe capitare che, pur avendo adocchiato la preda, il micio sia nell’impossibilità di raggiungerla e la guarda con ‘rammarico’. Spesso il suono del battito dei denti si accompagna al cosiddetto “chattering”, ovvero una sorta di squittio indice di eccitazione repressa.
Il gatto in calore o pronto ad accoppiarsi, grida. Durante l’accoppiamento quindi è probabile che il micio esprima la sua soddisfazione in questo modo. Di certo si tratta di un momento piacevole, quello della riproduzione. Non solo i maschi, ma anche le femmine non sottoposte a sterilizzazione possono aver voglia di accoppiarsi. Notiamo l’atteggiamento posturale che conferma questa ipotesi: testa in giù, sedere rialzato, si lascia mordere dolcemente sul collo dal maschio.
Ogni gatto è una storia a sé, ma può capitare che delle predisposizioni genetiche e di specie rendano alcuni gatti più comunicativi di altri. Generalmente si indicano come ‘chiacchieroni’ i gatti a pelo corto, spesso di origine asiatica. Se non amate i suoni del gatto o ne volete uno più tranquillo allora scegliete un persiano, blu di Russia, certosino, gatto delle foreste norvegesi o un Maine Coon.
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F.C.
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