Se c’è una cosa che affascina gli animalisti è forse il modo in cui i nostri compagni a 4zampe ci percepiscono. Ci sono molti luoghi comuni su come i gatti e i cani vedono il loro padrone: da una parte in versione super eroi per i cani, dall’altra in veste di “suddito”, per i felini domestici.
Una diatriba che sembra essere svelata da uno studioso, John Bradshaw, zoologo e biologo dell’Università di Brsitol nel Regno Unito che ha pubblicato un libro, intitolato “Cat Sense”, che spiega la percezione dei gatti.
A differenza dei cani, addomesticati dall’uomo anche per utilità, come la custodia del gregge, la guardia o il traino, i gatti sono stati introdotti nelle case solo con finalità di piacere anche se servivano per tenere lontano i topi.
Non avendo una funzione precisa, a differenza del cane che pensa solo a far piacere all’uomo, il gatto si aspetta piuttosto che l’uomo si prodiga nei suoi confronti.
Come viene riportato dal New York Times, che cita il libro dello studioso britannico, viene sottolineato che “i gatti riportano le loro prede al padrone non è ringraziarlo, quanto per mangiarle in tranquillità. Ma una volta arrivati a casa, si ricordano che il cibo a casa è migliore e abbandonano la loro preda”.
Insomma, per i gatti, il proprietario è solo uno strumento grazie al quale riescono ad ottenere quello che desiderano: calore, confort e cibo. Per Bradshaw i gatti tendono anche a percepire l’uomo come un “personaggio-tipo” sostituto della madre. Ovvero, l’uomo non sarebbe altro che “gatto un po’ più grande e stupido”.