Vorresti diventare allevatore di gatti ma non sai come? Ecco una breve guida per capire che cosa prevede la legge sul tema.
Il gatto, insieme al cane, è l’animale di compagnia più amato e più presente nelle nostre abitazioni. Qualcuno va oltre, dedicando gran parte del proprio tempo ai felini: le professioni in tal senso sono molte. Anche l’allevatore di gatti può essere compreso in tale ambito? Scopriamo insieme che cosa stabilisce la legge a riguardo.
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La figura dell’allevatore di gatti può essere considerata quale professionista? Detto in altri termini, si può fare l’allevatore di gatti per vivere? In realtà la risposta è molto meno semplice del previsto.
Il motivo? L’assenza di una specifica disciplina legislativa che regoli la materia, come accade invece per l’allevatore di cani, che se esercita l’attività in modo tale da farne la propria fonte di reddito principale, viene inquadrato nell’ambito degli imprenditori agricoli.
In assenza di qualsivoglia disciplina specifica per quanto riguarda la figura dell’allevatore di gatti, dobbiamo dedurne che non si pone alcuna distinzione tra allevatore professionista ed amatoriale, e che per tanto vadano tutti considerati nell’ambito della seconda categoria.
Per quanto non sia configurabile una vera e propria figura professionale di allevatore di gatti, data dalla mancanza di una normativa specifica, non si può non sottolineare, che anche a livello amatoriale, vi siano specifiche disposizioni da rispettare. Ma cominciamo dal quadro normativo legislativo.
Innanzitutto, in assenza di una specifica previsione di legge, dobbiamo necessariamente fare riferimento ad altre normative che comunque afferiscono al settore, a cominciare dalla Legge n.30 del 1991, con la quale è stato istituito il libro genealogico.
Si tratta di un registro tenuto da un’associazione nazionale di allevatori dotata di personalità giuridica. In esso vengono iscritti gli animali riproduttori di una determinata razza, gatti compresi.
Da segnalare altresì il D.Lsg. 529/1992, che disciplina la commercializzazione degli animali di razza, recependo la Direttiva CEE 91/174 (non più in vigore per effetto del Regolamento UE 2016/1012), e il D.M. 26 luglio 1994, che prevede che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) stabilisca i requisiti che le associazioni nazionali di allevatori devono possedere per poter tenere i libri genealogici.
Fermo restando l’ovvio rispetto delle disposizioni penali in materia di tutela degli animali, la cui violazione da luogo a diverse figure di reato (ad esempio uccisione o il reato di maltrattamento di animali).
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Ebbene, sono due le associazioni autorizzate dal Mipaaf a tenere il libro genealogico per le razze di gatto: una è l’Associazione Nazionale Felina Italiana (Anfi), l’altra è Associazioni Feline Federate (AFeF). Per diventare allevatori di gatti, è comunque necessario ottenere il rilascio dell’affisso da una di esse.
Che cos’è l’affisso? Esso si identifica nella denominazione di un allevamento, che così diventa identificativo dei gatti allevati al suo interno. Per il rilascio dello stesso è necessario il rispetto sia delle norme tecniche del libro genealogico della razza che del codice etico sottoscritto.
In particolare, il regolamento generale dell’Anfi prevede sanzioni che vanno dalla sospensione fino alla radiazione per varie determinate condotte, tra cui atto volontario contrario all’interesse e al benessere del gatto o in generale di altri animali, in quanto essere senzienti.
In assenza di allevamenti professionali, non è facile individuare quelli affidabili e a cui ci si può rivolgere senza remore, sicuri che il benessere del gatto sia tutelato. Per questo è sempre opportuno rivolgersi agli allevatori di gatto con affisso, rilasciati appunto dall’Anfi e dell’AFeF.
A.S.
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