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Gatti

Si può dar da mangiare ai gatti randagi? Cosa dice la legge

Gli amanti dei gatti spesso si chiedono se dare da mangiare a randagi è perseguibile dalla legge. Scopriamo dove e come è possibile sfamare i felini in libertà

Legalmente non vi è nessuna norma che proibisca di cibare gatti randagi (Foto Pexels)

Se la legge quadro 281/91 si promulga decisamente in favore alla tutela degli animale d’affezione, afferma anche che la stessa dovrà essere promossa e regolamentata solo dallo Stato. Recentemente sono fioccate ordinanze sindacali, soprattutto nel Sud Italia, che miravano a proibire la somministrazione di cibo agli esemplari di felini randagi.

Ordinanze sempre respinte perché di fatto non esiste alcuna norma di legge che vieti di alimentare gli animali randagi. Anzi, la legge quadro in merito promuove il benessere degli animali abbandonati e considera un possibile maltrattamento la mancata somministrazione di cibo e acqua. Tuttavia, esistono dei limiti e la questione si fa ancora più complessa se si abita all’interno di un condominio. 

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Si può dar da mangiare ai gatti randagi? Una legge a loro favore

La legge quadro in materia afferma che è vietato allontanare o maltrattare gatti randagi (Foto Pexels)

La legge del 14 agosto 1991, n.281, legge quadro sulla prevenzione al randagismo e tutela degli animali d’affezione garantisce alcuni diritti fondamentali anche nel rispetto di gatti senza proprietario. Il divieto, per chiunque, di maltrattare o allontanare i gatti che vivono in libertà, è posto come primo pilastro per la sopravvivenza dei felini randagi.

Essi inoltre possono essere soppressi solo se gravemente malati o incurabili. Gli enti e le associazioni protezioniste, in accordo con le autorità sanitarie locali, devono garantire oltre che la loro cura generale, le profilassi fondamentali e la sterilizzazione. Anche nel caso di felini esistono vaccinazioni obbligatorie e facoltative, informarsi risulta fondamentale per assicurare la salute del nostro gatto.

Chi se ne può occupare

Sono sempre più i cittadini privati che decidono di farsi carico di colonie feline con l’autorizzazione del loro Comune di appartenenza (Foto Pexels)

Quando due o più gatti condividono uno stesso territorio, si parla di colonia felina. Generalmente ad occuparsi di loro sono i volontari delle associazioni animaliste. Ma sempre più spesso cittadini privati si fanno carico di quest’incombenza.

É infatti possibile richiedere al proprio comune d’appartenenza l’autorizzazione. Una volta accordata, la persona incaricata di controllare la colonia sia in termini numerici che di salute avrà in dotazione un tesserino di riconoscimento che attesta la sua responsabilità. Alcuni Comuni possono anche arrivare a chiedere un preventivo corso di formazione.

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Si può dar da mangiare ai gatti randagi? Tutti i  rischi di questa pratica

Incuria, degrado e sporcizia sono gli inconvenienti più diffusi quando si parla di randagismo (Foto Pexel)

Generalmente le ordinanze locali sono spinte da reclami di cittadini che denunciano il degrado ambientale dei Comuni che abitano queste colonie e i possibili rischi sanitari. Del cibo esposto alle intemperie o al sole continuo può infatti deteriorarsi più facilmente ed emettere cattivi odori.

Al contempo può essere un richiamo irresistibile per insetti e topi, la cui presenza può arrivare a diffondere svariati parassiti e malattie. I parassiti interni ed esterni colpiscono il gatto maggiormente nei mesi primaverili. Inoltre i gatti randagi, una volta saziato il loro appetito, emettono escrementi che possono sporcare i luoghi della comunità.

Un’annosa questione condominiale

L’amministratore condominiale può proibire la somministrazione di cibo a gatti randagi in alcuni casi (Foto Pexels)

Quando i benefattori abitano case di cui sono gli unici proprietari  non esistono ostacoli alla cura delle colonie feline. La situazione si complica laddove i gatti randagi decidono di abitare un condominio. Gli inquilini possono infatti denunciare l‘incuria e la sporcizia delle parti comuni, originariamente destinati ad altri usi, e fare cessare la somministrazione di cibo e acqua.

In questo caso l’amministratore condominiale avrà l’autorità per vietare ai condomini interessati di nutrire i felini ma non potrà in alcun modo e con alcun mezzo rimuoverli o tentare di scacciarli dal palazzo.

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Si può dar da mangiare ai gatti randagi? Come aiutarli

Si può accudire un gatto randagio senza mai dimenticare dei rischi di possibili contagi a noi e agli altri animali di casa (Foto Pexels)

Sia che abitiate in condomino o che siate proprietari di una casa autonoma, esistono degli accorgimenti da tenere nel caso di contatto con felini randagi. Se l’esemplare è da solo, contattare l’associazione più vicina presente sul territorio potrebbe essere la soluzione migliore.

Non prima di aver controllato l’esistenza di collari, medagliette o altri segnali identificativi. Accade spesso che i gatti di proprietà cerchino una razione di cibo supplementare. Se desiderate cibarli, come prima cosa somministrategli solo crocchette secche che assicureranno una maggiore resistenza nel tempo e non attireranno animali infestanti.

Nel caso possediate un gatto in casa, assicuratevi che sia stato vaccinato e trattato contro pulci e vermi con regolarità. Questo ridurrà il rischio di eventuali contagi di malattie o infezioni. Non dimentichiamoci che il gatto randagio può trasmettere malattie anche agli umani. Soprattutto nei primi giorni, esaminate il corpo del vostro gatto per verificare che non siano presenti graffi o ferite.

Una convivenza forzata con un intruso può facilmente sfociare in baruffe e scontri. Ultima cosa, controllate l’orecchio destro del gatto randagio. Se sul suo padiglione auricolare è presente un contrassegno o un tatuaggio, significa che sarà già stato sterilizzato in precedenza. Una preoccupazione in meno di cui occuparsi.

C.F

 

 

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