L’avvelenamento da zinco nel gatto, un incidente domestico non raro. Impariamo a riconoscere e a capire come aiutare il micio avvelenato.
Lo zinco è un elemento molto importante per l’organismo, in quanto è uno di quei complessi enzimatici necessari per il corretto funzionamento di ormoni, insulina, ormoni sessuali e ormone della crescita.
Questo minerale si trova in diverse fonti alimentari: nel pesce, nella carne rossa, nei cereali, nei legumi, nella frutta secca e semi, come semi di girasole e semi di zucca.
Alte percentuali di zinco sono contenute nelle ostriche, nel lievito, nel latte, nei funghi, nel cacao, nelle noci, nel tuorlo d’uovo.
Lo zinco diventa letale e causa tossicità nel gatto se viene ingerito in quantità eccessive, generando così un avvelenamento da zinco nel gatto.
L’avvelenamento da zinco nel gatto può essere causato dall’ingestione di alcuni alimenti che possono essere dannosi per l’animale ad esempio:
L’assunzione prolungata di alti dosaggi causa effetti collaterali, andando a determinare specifici segnali di avvelenamento da zinco nel gatto che possono essere i seguenti:
Naturalmente se non si eccede con i prodotti che contengono alte dosi di zinco non risulteranno per nulla tossici per l’animale, evitando così l’avvelenamento da zinco nel gatto.
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Poter effettuare una diagnosi di avvelenamento da zinco nel gatto, poiché i sintomi che vengono riscontrati nell’animale non sono assoggettabili all’avvelenamento specifico da zinco e perciò non risulterà semplice l’individuazione della problematica e di conseguenza della diagnosi.
Quel che è certo è che l’avvelenamento da zinco nel gatto è un’emergenza veterinaria, perciò va in tempo molto rapidi, con interventi tempestivi.
La prima cosa da fare è portare l’animale dal veterinario o alla clinica per animali, più vicina. Il veterinario cercherà di valutare la situazione attraverso domande ben precise al proprietario dell’animale.
Questo è un comportamento utile ai fini di poter eseguire un’anamnesi precisa. Il proprietario dovrà essere attento a segnale l’eventuale presenza di prodotti o alimenti che il gatto ha potuto ingerire.
L’indagine svolta dal veterinario servirà ad accelerare la diagnosi e ciò comporterà la possibilità di non perdere del tempo prezioso. Successivamente il veterinario procederà con esami del sangue completi ed esami delle urine.
Il profilo biochimico, nel frattempo, può rivelare livelli anormalmente alti di emoglobina e bilirubina nel sangue.
L’emocromo completo del gatto può rivelare anemia dovuta a distruzioni dei globuli rossi (RBC) legate allo zinco con possibile formazione di corpi di Heinz o granuli presenti nei globuli rossi.
Il veterinario valuterà anche la possibilità di effettuare una trasfusione di sangue al gatto, in caso di distruzione di globuli rossi. Tutto questo effettuando un test chiamato volume delle cellule impaccate (PCV).
A conclusione di una diagnosi precisa il medico potrà effettuare il test di laboratorio per misurare i livelli di zinco nel sangue del gatto e valutare il meccanismo di coagulazione del sangue, insieme alla verifica attraverso la radiografia per valutare la presenza di materiali contenti zinco all’interno del corpo del gatto.
Per il trattamento il veterinario ordinerà il ricovero dell’animale con la seguente rimozione del eventuale corpo estraneo nel corpo dell’animale.
Verrà avviata la fluidoterapia per via endovenosa, insieme a farmaci utili per abbassare l’acidità dello stomaco e promuovere il rilascio di zinco.
Naturalmente tutto questo può essere effettuato solo ed esclusivamente in una struttura clinica per animali e tenendo presente che prima si riesce ad intervenire e migliore sarà la prognosi.
Nel tempo occorrerà monitorare l’andamento della cura, con i test di laboratorio, ma generalmente eliminato l’oggetto si avrà un rapido miglioramento.
Laddove invece il gatto presenti una situazione grave con determinate complicazioni ad esempio un’insufficienza multiorgano, le possibilità di sopravvivenza diverranno molto scarse.
Raffaella Lauretta
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