Hanno tutti questa capacità e ce lo conferma la scienza: secondo uno studio, gatti domestici e selvatici riconoscono le voci umane.
La scienza si è sempre interessata al mondo felino, spesso ponendo a paragone due categorie di felini, ovvero quelli abituati a vivere in un contesto domestico e altri che invece non hanno mai varcato la soglia di una casa e hanno sempre vissuto in strada. E anche questo interessante studio recente ha dimostrato che spesso sono dotati delle medesime capacità: infatti gatti domestici e selvatici riconoscono le voci umane in egual misura, sottoponendoli ad alcuni test.
Se ci si sofferma a pensare al gatto probabilmente ci verranno in mente la sua eleganza e agilità, ma anche il senso della libertà di un animale che, in fondo, sa benissimo gestirsi da solo per sopravvivere. E anche il processo di addomesticazione del felino in realtà è come se fosse avvenuto in maniera autonoma, poiché non possedeva esattamente le qualità del tipico animale che si sarebbe abituato a vivere in casa, ‘sottomesso’ ai voleri di un padrone.
Fin dall’antichità il micio si è abituato a vivere di ciò che riusciva a cacciare in natura, in particolare cibandosi di ratti e altre prede, ma allora cosa lo ha spinto man mano ad avvicinarsi alla figura umana? Probabilmente c’è stato un cambiamento nel suo carattere, che da solitario è diventato più socievole e tollerante nei confronti dei suoi simili prima e dell’umano poi. Il mondo felino-umano non è stato immune da ombre, poiché spesso Micio ha vissuto la diffidenza e addirittura la persecuzione da parte dell’uomo, che in alcuni casi lo considerava sacro e in altri quasi demoniaco.
A differenza di ciò che si poteva pensare, in qualità proprio del rapporto differente che gatti addomesticati e quelli abituati a vivere per strada hanno con l’uomo, in realtà entrambe le categorie possono riconoscere le nostre voci. E a confermare ciò vi è uno studio americano dell’Università di Oakland in Michigan, che ha sbaragliato la credenza forte di secoli, secondo la quale i gatti selvatici non riconoscessero le voci umane poiché non vi avevano ‘a che fare’.
E’ indubbio che il campione più curioso da analizzare sia stato quello formato dai gatti randagi, abituati a vivere in strada e di fortuna, a cui sono state fatte registrare delle voci umane. Pare dunque che, in risposta a questo stimolo sonoro, questi felini ruotassero la testa a seconda della provenienza del suono umano che ascoltavano registrato. Ma vi era una differenza sostanziale: quando si trattava di voci che conoscevano, ruotavano la testa interessati, mentre all’ascolto di voci sconosciute il loro atteggiamento era di semi indifferenza.
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Ma come si traduce questa capacità di riconoscere le voci umane sia nei gatti che vivono a stretto contatto con l’uomo sia in quelli che amano vivere appieno la loro libertà? Pare chiaro che il riconoscimento di voci (più o meno familiari) non dipende dall’addomesticamento o meno dell’animale. Così come i gatti riconoscono il nome degli altri gatti, saranno in grado di riconoscere anche le nostre voci.
Inoltre lo studio ha scalfito un’altra credenza ben radicata nella nostra cultura, ovvero quella secondo cui i felini non amano essere addomesticati, ma non è esattamente così: hanno un modo loro di manifestare affetto e vicinanza all’umano (infatti è importante riconoscere i segnali per capire se il gatto ti ama), ma non vogliono necessariamente ‘farne a meno’.
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