Tra gli animali meno riconducibili a noi, almeno a prima vista, gli insetti in realtà hanno varie caratteristiche in comune con le persone: ecco una serie di tratti umani negli insetti.
Spesso abbiamo l’abitudine di associare agli animali delle caratteristiche tipiche di noi umani, solitamente perché ci sembra di riuscire con questa umanizzazione a capire alcuni comportamenti. Pensiamo all’amore verso i cuccioli, o alla tristezza, sentimenti tipicamente umani che spesso ci sembra di vedere nei nostri animali. E se è semplice farlo con i mammiferi, molto più simili a noi, non è facile trovare dei tratti umani negli insetti. Certo, sappiamo ormai che le formiche coltivano il loro cibo, e che le api comunicano con la danza, ma ci sono tanti modi molto meno noti, con cui questi piccoli invertebrati, che rappresentano fino al 90% della vita multicellulare sulla Terra, sono più simili a noi di quanto pensiamo.
Cavalcare sulla schiena di un altro animale per andare in giro è qualcosa in cui siamo stati bravi per un po’ di tempo. Sedersi su un’altra creatura solo per il trasporto è noto come forgia, ed è piuttosto raro in natura. Eppure ci sono molti esempi a parte gli umani a cavallo. Un caso unico è quello di un collembolo che cavalca una mosca, poiché è stato osservato solo in un esemplare conservato nell’ambra vecchio di 16 milioni di anni.
Il piccolo collembolo ha usato le sue antenne per attaccarsi alla base delle ali della mosca per il suo viaggio. Sfortunatamente per entrambi, la mosca ha scelto un posto per riposarsi poco saggio, ed ha finito per essere racchiusa nell’ambra. Il collembolo potrebbe aver tentato di scappare all’ultimo momento – era a 50 micrometri dal suo passaggio – ma i suoi sforzi sono stati vani. Gli scienziati pensano che ciò probabilmente accada in natura, ma è davvero difficile da osservare.
Quando cercano una nuova casa, ci sono un sacco di cose che gli umani tengono in considerazione, come le dimensioni, la posizione o quella sospetta collezione di teschi in cantina. Eppure alcune cose attrarranno più di altre in base alla nostra storia personale, ad esempio, se dove abitavamo prima eravamo stipati con sette persone in una stanza, allora un gran numero di camere da letto avrà più importanza rispetto a dei buoni collegamenti di trasporto nella ricerca di una casa.
Questa capacità di valutare i pro ed i contro in base all’esperienza è stata riscontrata anche nelle formiche. Quando sceglie un posto dove vivere, alla formica Temnothorax rugatulus piace avere un piccolo ingresso e con poca luce. Se trasce un po’ di tempo in un ambiente in cui tutte le entrate di potenziali nidi hanno le stesse dimensioni ma i livelli di luce differiscono, sceglierà quelli più scuri.
Se a queste formiche viene quindi fornita una scelta di siti con una miscela di dimensioni di ingresso e livelli di illuminazione, continueranno a dare la priorità ai livelli di luce. Le formiche messe nella situazione opposta continuano a preferire un piccolo foro di entrata. Gli scienziati che hanno fatto questo esperimento sono rimasti incerti su un punto. Come possono raggiungere il consenso della scelta del posto, quando parliamo di centinaia di formiche senza nessun “capo”? Questa è una domanda a cui si spera di poter rispondere con ulteriori ricerche.
I cervelli umani sono fantastici, ma anche così, c’è solo un certo numero di informazioni che possiamo elaborare in un unico momento. Abbiamo a disposizione una quantità limitata di attenzione, quindi possiamo concentrarci intensamente su una singola attività o prestare solo poca attenzione a tante cose diverse. I nostri cervelli sono in grado di escludere informazioni non necessarie, un tratto dimostrato solo nei primati, e ora anche nelle libellule: un altro esempio di tratti umani negli insetti.
Gli scienziati hanno inserito dei sensori nel cervello di una libellula (i sensori erano 1500 volte più sottili di un capello umano) e hanno monitorato l’attività mentre gli insetti cacciavano le loro prede. Se era disponibile più di un bersaglio, il cervello della libellula ne sceglieva uno e si comportava come se gli altri bersagli non esistessero. Questo filtro neurale consente alle creature di andare a segno il 97% delle volte. Dato che le libellule cacciano spesso in sciami di prede, questa è una caratteristica utile. Questa scoperta inaspettata è significativa per la nostra comprensione delle neuroscienze, ma potrebbe anche aiutarci a sviluppare la vista nei robot intelligenti.
Le api e gli umani amano entrambi i picnic, anche se raramente le api portano effettivamente i panini. A parte il nostro amore condiviso per i pranzi all’aperto, le api condividono anche il tratto distintivo del pensiero superiore – in altre parole, sono in grado di elaborare concetti astratti.
Gli scienziati hanno creato due punti di atterraggio per le api, una delle quali aveva una goccia di acqua zuccherata (gustosa) e l’altra una goccia di chinino (non amato dalle api). Questi erano bloccati su un muro e due immagini distinte sono state posizionate vicino a ciascun punto di atterraggio.
Dopo molti tentativi, le api sono state in grado di capire quale orientamento portava all’acqua zuccherata, e l’hanno scelta ogni volta. Gli scienziati hanno quindi modificato le immagini, mantenendo invariate le posizioni relative. Le api erano ancora in grado di andare direttamente all’opzione corretta, indipendentemente dalle immagini utilizzate, mostrando che la posizione relativa era un concetto su cui potevano aggirare la testa.
Le api sono anche in grado di risolvere il complesso compito matematico di tracciare il percorso più breve verso un mazzo di fiori. Questo è noto come “Problema del commesso viaggiatore”, e può tenere occupati i nostri migliori supercomputer per ore o giorni. Questi tratti umani negli insetti possono aiutare, comprendendo come le api ci riescono con il loro piccolo cervello, per migliorare il modo in cui costruiamo l’intelligenza artificiale.
Osservando i grilli selvatici, gli scienziati hanno scoperto che quando un maschio e una femmina si uniscono, il maschio mostra effettivamente cavalleria. Hanno scoperto che se i grilli venivano attaccati da un predatore, il maschio aspettava che la femmina fosse al sicuro all’interno di una tana, prima di arrampicarsi lui.
Com’è prevedibile, questo aumentava le sue possibilità di essere catturato e mangiato, pur essendo una buona notizia per lei. Come ci si può aspettare, c’è un ulteriore motivo per tutto questo sacrificio di sé stesso. La riproduzione del grillo include il maschio che impianta un piccolo pacchetto (chiamato spermatoforo) nelle femmine, che continua a iniettare lo sperma, ma le femmine possono rimuoverlo se lo desiderano.
Le femmine che vedono la cavalleria lasciano lo spermatoforo in posizione più a lungo di quelle che non lo fanno. Queste osservazioni dipingono i grilli maschi sotto una luce più gentile, rispetto ai precedenti esperimenti di laboratorio. Gli scienziati credevano che i grilli maschi usassero la coercizione per impedire alla femmina di rimuovere lo spermatoforo, ma si scopre che non sono altro che dei gran signori.
Quando ci sentiamo stressati, è estremamente facile assumere un atteggiamento piuttosto terribile verso il futuro: si vede sempre il bicchiere mezzo vuoto. Gli scienziati hanno scoperto la stessa cosa nelle api. A un grande gruppo di api è stata data la scelta tra due liquidi contenenti zucchero o chinino (di nuovo questa sostanza così odiata dalle api!).
Ogni liquido conteneva anche una miscela di odori: il liquido con il saccarosio, dolce e gustoso, è stato miscelato con una parte di esanolo e nove parti di ottanone, per dargli un odore che le api potevano riconoscere. Il chinino liquido aveva gli odoranti in proporzioni opposte: una volta che le api impararono a scegliere la miscela con più ottanoni, gli scienziati presero metà delle povere creature e le bloccarono in una macchina progettata per mescolare energicamente i prodotti chimici.
Questo li scosse violentemente per un minuto, imitando l’attacco di un tasso su un alveare. Le api di entrambi i gruppi agitati e non agitati sono state quindi esposte a miscele profumate con diverse proporzioni di ottanone ed esanolo, e hanno continuato a cercare miscele con più ottanone, come previsto.
Ma quando gli è stata data una miscela che era esattamente la metà di ciascuno, le api agitate erano molto più titubanti nel provarlo. Come le api indifese, si resero conto che c’era una possibilità di zucchero, ma non avevano esattamente molta fortuna, quindi perché rischiare? Questa dimostrazione di sfiducia suggerisce un livello di sentimento più elevato di quello che solitamente attribuiamo alle api.
Non è solo lo stress a dimostrare sorprendenti tratti umani negli insetti, nella fattispecie nelle api. Gli scienziati della Macquarie University di Sydney hanno deciso di somministrare cocaina a un gruppo di api, per vedere cosa succedeva (non certamente una scelta che portasse a qualcosa di positivo su questi poveri animaletti). Quindi hanno confrontato la danza delle api con quella dei loro fratelli sobri e hanno scoperto che la droga li colpiva più o meno allo stesso modo in cui colpisce le persone.
Le api sotto effetto della droga danzavano più spesso e più vigorosamente, quando tornavano dalla caccia al polline. Ad alcune api fu somministrata la droga per una settimana e poi rimosse. Quando furono sottoposte a un test di apprendimento, fallirono miseramente, suggerendo che erano diventate dipendenti e stavano attraversando l’astinenza. Osservare i cambiamenti neurali e genetici in queste api potrebbe forse aiutare gli scienziati a capire come trattare la dipendenza da cocaina nell’uomo.
I grilli, che già abbiamo visto essere cavalieri, sono anche abituati a risolvere ogni disaccordo con un duello. Questi insetti sono notoriamente aggressivi l’uno verso l’altro, tanto che la lotta tra grilli è uno sport popolare in Cina. Ed è esattamente quello che sembra: le persone tengono i grilli come animali domestici, quindi li piazzano contro i grilli di altri concorrenti. C’è ovviamente un gran giro economico e di scommesse.
Tuttavia, dozzine di persone riunite con il fiato sospeso non fanno molta differenza per i grilli. Questi insetti però amano far mostra di sé se altri grilli stanno guardando. Gli scienziati hanno scoperto che i grilli combattono più duramente se sanno di essere osservati da membri della loro stessa specie – indifferentemente che sia un maschio o una femmina. In seguito, eseguono una danza della vittoria più esultante.
Le ragioni per questo comportamento non è diverso da quello che agisce negli umani durante una rissa. I grilli femmine tendono a preferire il tipo forte e dominante, quindi è un buon momento per le loro possibilità di accoppiamento. Ma fa anche sapere agli altri maschi di non essere un tipo da prendere in giro. La reazione è stata anche più pronunciata nei grilli selvaggi, dimostrando che l’aggressività è in parte un comportamento sociale appreso. Questa capacità di memoria adattiva è in realtà ciò che ha sorpreso di più i ricercatori di questi tratti umani negli insetti.
Il solo pensiero degli scarafaggi è già abbastanza per innescare disgusto. Nella cultura popolare sono un simbolo di povertà e sono notoriamente difficili da eliminare. Non è facile essere meno popolari di ragni e ratti, ma questi portatori di malattie, puzzolenti e sporchi, sembrano gestire la cattiva pubblicità senza problemi.
Ma nonostante gli stereotipi, gli scarafaggi in realtà fanno uno sforzo per pulire se stessi, o almeno le loro antenne. Gli scarafaggi tirano le loro antenne portandole in bocca con le zampe anteriori, per rimuovere i detriti. I ricercatori della North Carolina State University hanno impedito a un gruppo di scarafaggi di farlo, e hanno scoperto che ha portato ad un accumulo di secrezioni cerose.
Com’era prevedibile, ciò ha avuto un impatto negativo sulla capacità degli scarafaggi di sentire i feromoni e altri odori. Quindi, sembra che gli umani e gli scarafaggi si puliscano entrambi in modo da avere un odore migliore, anche se in un senso molto diverso della parola.
Un altro dei tratti umani negli insetti riguarda l’apprendimento. Si sa che gli animali si copiano l’un l’altro per imparare a comportarsi, ma l’insegnamento è leggermente diverso rispetto alla copia. Gli scienziati che osservano gli animali definiscono l’insegnamento come un animale che si comporta in modo specifico (diversamente dal solito), con un costo in termini di tempo o energia, per aiutare un altro individuo ad apprendere.
Ricercatori britannici hanno osservato questo comportamento nelle formiche e sostengono che è il primo esempio di insegnamento formale mai visto in animali che non sono umani. Il comportamento che hanno osservato è chiamato “corsa in tandem”, e coinvolge una formica che insegna a un’altra la strada verso una fonte di cibo.
L’insegnante corre avanti mentre segue l’alunno, ma a volte l’alunno dovrà fermarsi per orientarsi. L’insegnante attenderà fino a quando il suo seguace vuole andare avanti: lo studente in realtà tocca la formica principale, per segnalare quando è pronto per continuare. L’intero processo significa che l’insegnante impiega quattro volte di più a raggiungere una fonte di cibo, ma rende più veloce il raggiungimento della formica che riceve l’aiuto.
Potrebbe interessarti anche:
F. B.
Non lasciatevi ingannare dalle apparenze: ci sono cani che sembrano lupi ma che non lo…
Perché il mio gatto si siede sulle mie cose in casa? Quale mistero si nasconde…
Di quali razze sono i cani del classico Disney Lilli e il vagabondo? Ci sono…